Veglia di Pentecoste

Veglia di Pentecoste

      


La Parola di Dio che abbiamo ascoltato questa sera apre il nostro sguardo su Babele, la città della dispersione, dell’incomprensione, la città della divisione e della solitudine. Babele però non è solo una città antica, relegata al tempo passato. No, è anche il simbolo della città contemporanea, delle nostre città dove abita l’uomo del ventunesimo secolo, dove abitiamo tutti noi. Anche le nostre città infatti vedono crescere divisioni e solitudine, tristezza e abbandono. Nel libro del profeta Ezechiele abbiamo ascoltato: “Il Signore mi portò nella pianura che era piena di ossa… tutte inaridite”. Anche le nostre città sembrano come quelle ossa aride. E’ l’inaridimento dell’amore.


 


In questo deserto di divisioni e di solitudine crescono sempre violenza e morte. Se guardiamo intorno a noi, partendo dalla nostra terra, l’Umbria, dal cuore di ciascuno di noi e ci allarghiamo ai più lontani confini del mondo, vediamo crescere violenza e morte. La nostra regione non è un’isola felice, è come tutte le altre. Ed in ogni regione c’è una Marsciano, dove uomini crudeli hanno ucciso una madre in attesa di un altro figlio. Ma poi ci sono anche madri che uccidono i figli, ragazze che si uccidono tra loro, popoli che si fanno la guerra, bambini che muoiono di fame, adolescenti che si fanno violenza tra loro a scuola. Sì, facciamo sempre più fatica ad aprire la televisione e a leggere i giornali nel timore di essere investiti dall’onda della violenza.


 


         Di fronte a queste ossa aride noi non vogliamo farci prendere dalla paura. La paura è sempre una cattiva consigliera perché o spinge verso il ripiegamento su se stessi: penso a me, cerco di salvare me stesso…oppure si contrappone alla violenza con altra violenza. Ma ambedue, sia la chiusura sia violenza non fanno altro che aumentare le ossa aride, non fanno che seminare morte e tristezza. C’è una crescita di violenza straordinaria, ovunque nel mondo….ma la violenza è sempre terribile, non c’è una piccola violenza e una grande violenza. La violenza è sempre disastrosa. E’ come una macchina che viene messa in discesa: all’inizio va piano ma popi diventa sempre più veloce, così è della violenza. E neppure si deve dire che io non lo farei… sia una piccola macchina sfasciata sia una grande macchina buona, se messe in discesa sbattono e provocano danno. La violenza deve essere bandita, allontanata. Altrimenti ne diventiamo complici.


 


Questa sera, come il profeta Ezechiele, invece, ci mettiamo umilmente in ascolto della Parola del Signore. Abbiamo ascoltato il bel colloquio tra Dio e il suo profeta: “Mi disse il Signore: Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere? Io risposi: “Signore, tu lo sai.” Egli mi replicò: “Profetizza su queste ossa e annunzia loro: … ecco io faccio entrare in voi lo Spirito e rivivrete”. Vogliamo ripartire dal dono dello Spirito di Dio. Questo Spirito è amore. Noi ripartiamo dall’amore. Contro ogni paura e ogni violenza c’è bisogno di ripartire dall’amore. Babele, la città dispersa è confusa, ha bisogno dell’amore. Questa notte ci verrà consegnata personalmente una candela. Ci viene donato un fuoco, una luce. È il fuoco dell’amore che il Signore Gesù porta in dono a ciascuno d noi.


         Che cos’è l’amore? Prima di tutto è un dono perché noi non sappiamo amare. L’amore non è il mio carattere, le mie abitudini, le nostre tradizioni. L’amore, invece, è un fuoco che viene dall’alto e che brucia dentro. È un’energia che rende forti nella compassione e nella misericordia, una lingua nuova che ci fa dire e imparare parole di amore. L’amore è una luce che fa vedere bene, vicino e lontano, che fa vedere nel profondo. L’amore è il Signore Gesù. Amare significa solo mettere i sentimenti di Gesù nel nostro cuore, imitare i suoi gesti, ripetere la sue parole. Invochiamo questa notte la Spirito di Dio perché ci insegni ad amare, ad essere come Gesù, a vivere come lui visse e vuole vivere ancora. Invochiamo lo Spirito perché scenda abbondante a fare nuova la nostra vita di discepoli in questo tempo difficile e faticoso.


         Nel libro del Profeta Gioele leggiamo: “Effonderò il mio Spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie, i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni”. Questa notte riceviamo in dono anche una visione, il sogno di un mondo nuovo e diverso. Per noi cristiani, con la Pentecoste, inizia il tempo dell’Amore, il tempo in cui la visione del profeta diventi ogni giorno realtà. Un tempo in cui i malati siano curati, gli anziani non siano abbandonati ma vedano, “abbiano la visione” vera di tante visite e di compagnia fedele. Un tempo in cui i nomadi non siano allontanati, i bambini siano educati e cresciuti alla scuola del Vangelo e della Chiesa. Un tempo in cui chi è più povero veda e tocchi da vicino l’aiuto e la solidarietà di tutta la comunità cristiana. Un tempo in cui chi è straniero e viene da lontano si senta accolto e non emarginato. Un tempo in cui chi non trova senso al proprio vivere lo scorga nella luce e nel fuoco che noi cristiani sapremmo portare a tutti con generosità e cuore largo.