Tutti i santi

Tutti i santi

La Chiesa ricorda oggi la grande e innumerevole schiera dei santi, ossia di tutti coloro che si sono accostati a Dio e sono stati accolti nella Sua casa. Costoro non sono gli eroi della spiritualità o i grandi spiriti che hanno illuminato la scena di questo mondo, persone da ammirare ma impossibili da imitare. No, sono uomini e donne comuni; è una moltitudine composta di discepoli che hanno ascoltato il Vangelo e di tante altre persone di buona volontà che in ogni tempo e in ogni luogo hanno cercato di voler bene.


L’Apocalisse schiude ai nostri occhi un’incredibile scena: “apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti all’agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani”. Nessuno è escluso dalla partecipazione a questa vita piena di comunione, basta solo volerla e desiderarla. Questa moltitudine è composta da tutti i “figli di Dio”: è la famiglia dei santi. E i santi che partecipano a questa famiglia non sono gli uomini “importanti” e valorosi, ma tutti coloro che sono stati chiamati da Dio e che hanno accolto la sua chiamata. E in primo luogo si tratta dei deboli, dei malati, dei bisognosi, dei poveri, perché “di essi è il Regno dei cieli”, dice Gesù. Eppoi tutti gli altri che hanno sentito la parola del Vangelo è l’hanno seguita.


Si è santi pertanto non dopo la morte, ma già da ora, da quando cioè si entra a far parte della “familia Dei”, da quando veniamo “separati” (questo vuol dire “santo”) da un destino di solitudine e di angoscia, da quando siamo “separati” dalla vita triste di questo mondo. Giovanni, nella sua prima lettera, lo dice chiaramente: “Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di dio, e lo siamo realmente!.. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato”.


La santità è l’impegno decisivo della vita di ogni credente; è l’orizzonte nel quale iscrivere i pensieri, le azioni, le scelte, i progetti sia personali che collettivi. Diventare santi è l’unica cosa che conta davvero. E non è un fatto intimistico, quasi privato, avulso dalla concretezza della vita di ogni giorno. Così come non è una parentesi della propria vita l’essere figli di Dio e membri della sua famiglia ch’è la Chiesa. Per salvare questa realtà molti, e non solo spiriti alti, hanno versato il loro sangue. Basti pensare a Giovenale dal cui sangue è stata fecondata questa nostra città. E poi ai milioni di martiri sconosciuti di quest’ultimo secolo che pur di non abbandonare la fede e la Chiesa hanno “resistito sino al sangue”. La santità è davvero l’energia che sorregge il mondo. In termini evangelici è descritta bene nelle beatitudini. Le Beatitudini possono aiutare gli uomini ad uscire dalla condizione di tristezza in cui versano essi e questo nostro mondo. La concezione della felicità evangelica, rovesciata rispetto a quella della cultura dominante, è una indicazione preziosa. E’ vero che possiamo chiederci: com’è possibile essere felici, contenti, quando si è poveri, afflitti, miti, misericordiosi? Eppure, se guardiamo con attenzione alle cause di amarezza della vita le scorgiamo nella insaziabilità, nell’arroganza, nella prevaricazione, nell’odio, nell’indifferenza.


La santità non è allora una via straordinaria, buona per tempi difficili e per persone speciali. La santità è il cammino quotidiano di uomini e donne che ascoltano il Vangelo, lo custodiscono nel cuore e cercano di metterlo in pratica. Non è santo chi non pecca mai. Non è santo chi si crede giusto. E’ santo il mendicante di amore, il cercatore di misericordia, l’affamato del Vangelo, l’umile operaio della solidarietà e della pace, il peccatore che si inginocchia davanti al Signore e piange per il suo peccato. Così, care sorelle e fratelli, noi salviamo anche Narni, aiutiamo i bambini a crescere bene, aiutiamo i giovani a non lasciarsi prendere dalla tristezza, sosteniamo le famiglie a vivere nell’amore, stiamo accanto agli anziani a non abbattersi.


Oggi inizia a Narni la “missione”. E la missione è fare spazio alla santità! Questo è il modo di voler bene a Narni. Questo è il modo di rispondere al grido d’allarme che lanciai nell’ultima festa di San Giovenale. Dobbiamo far crescere la partecipazione alla Messa, perché è nella domenica che si crea la comunità; perché è nella Messa che cresciamo in santità, in fraternità e in amicizia. Per avviare la missione vorrei iniziare a consegnarvi il Vangelo di Marco da me commentato.E’ un piccolo libro che però è come il seme gettato nel terreno: porta frutto. Consegnatelo ad ogni persona di Narni, ai piccoli e ai grandi, ai giovani e agli anziani. Consegnatelo a tutti. Andate di casa in casa…Vedrete, Narni sarà più felice.