Te Deum di ringraziamento 2001

Te Deum di ringraziamento 2001

Care sorelle e cari fratelli,


ci ritroviamo assieme in questa liturgia che, mentre chiude questo anno 2001, ci consegna al successivo, il 2002. E noi vogliamo che questo passaggio avvenga cantando l’antico inno del Te Deum e sotto lo sguardo e la benedizione del Signore. Vogliamo cantarlo assieme con animo grato e pieno di fiducia a Dio che ha guidato i nostri passi lungo i dodici mesi che sono trascorsi. Ho voluto invitare anche le autorità e le istituzioni di questa città per rendere anche pubblico questo momento. Grazie di cuore per la vostra presenza che sta a dire una ideale partecipazione dell’intera città di Terni a questo momento di preghiera e di ringraziamento al Signore. Credo che l’intera nostra città, l’intera diocesi di Terni-Narni-Amelia, debba ringraziare il Signore per questo anno trascorso. Quando il 6 gennaio scorso abbiamo chiuso l’Anno Santo, partendo dalla Chiesa di San Francesco e dirigendoci in Cattedrale, sono risuonate nel nostro cuore le parole del Papa Giovanni Paolo II: “Duc in altum!”, “prendete il largo!” Sentivo particolarmente vere per me queste parole, dopo i primi mesi del mio lavoro pastorale nella diocesi, ma esse risuonavano per tutti noi, per i sacerdoti, i diaconi, i religiosi, le religiose, per tutti. Si trattava di riprendere il cammino della nostra Chiesa diocesana verso il nuovo millennio ripartendo dal Vangelo, dalla Parola del Signore. L’anno santo ci aveva come riempiti di gioia; non potevamo continuare a condurre come sempre, magari un po’ tristi e stanchi, la vita nostra e delle parrocchie. E noi abbiamo “preso il largo”, e lo abbiamo preso a partire dalla Messa della Domenica. C’è stato un lavoro diffuso in tutte le comunità, nella prima parte dell’anno, con la riflessione sul documento su “La Domenica, il giorno che salva”. E’ stato un grande esame di coscienza anzitutto sulle nostre Liturgie Eucaristiche, oltre che sugli altri aspetti del Giorno del Signore. Non ci ha lasciato tranquilli la bassa frequenza alle celebrazioni liturgiche, appena il 13 per cento, e neppure ci ha tranquillizzato la superficialità della partecipazione di molti. La Lettera Pastorale che ho consegnato all’inizio della ripresa dell’anno pastorale resta uno sprone e una indicazione chiara e decisa del cammino che l’intera diocesi deve compiere nei tempi che verranno. L’attenzione alla celebrazione della Liturgia domenicale resta il momento centrale della nostra vita diocesana. E non solo per l’anno che si apre. Ringraziamo il Signore per la favorevole accoglienza che la Lettera ha avuto in Diocesi. Debbo anche dirvi che molti vescovi italiani ed anche fuori del paese l’hanno chiesta facendomi giungere il loro apprezzamento. Ma quel che mi pare particolarmente bello è che nella vita delle parrocchie si vedono i primi segni di un risveglio liturgico. E’ appena l’alba di un giorno che vorrei fosse sempre più luminoso. E se già siamo lieti per i primi bagliori, quanto grande sarà la nostra gioia man mano che il solo della Liturgia illuminerà e scalderà la nostra vita! Un esempio non poco significativo l’abbiamo avuto la Natale che ha visto le chiese riempirsi. Nei prossimi mesi verrà consegnata a tutte le persone della una piccola guida spirituale per la Messa, dal titolo: Perché la domenica a Messa? Sono convinto, care sorelle e cari fratelli, che vivere bene la domenica significa salvarsi. Ed inoltre è anche l’atto d’amore più grande che possiamo fare per le nostre città. Non starò mai tranquillo finché c’è qualcuno che non partecipa. Il mio sogno? Veder crescere, in quantità e in qualità, la partecipazione alla Messa. Tutto, nella diocesi, deve convergere in questa prospettiva pastorale. La catechesi, il canto, la pastorale familiare, la stessa architettura e le opere artistiche degli edifici di culto, tutto deve aiutare a rendere la liturgia domenicale l’incontro di ciascuno e dell’intera comunità cristiana con Gesù risorto. Di qui sgorga la vita stessa della comunità cristiana della Diocesi. Certo, è poi necessaria anche l’attenzione alla vita organizzata della comunità. E in questo anno c’è stato il riordino anche strutturale della vita della nostra Chiesa con la creazione delle sette “Vicarie pastorali”. Si vuole, in tal modo, aiutare tutte le comunità a crescere nel comune sentire, a vivere un sogno comune, a operare per un comune futuro. Anche il rinnovo del Consiglio pastorale diocesano e di tutti i consigli pastorali parrocchiali ha significato il rimettersi in marcia per far crescere la comunione tra noi e farla come traboccare nelle nostre città e nel mondo. Come allora non ricordare la realizzazione della “mensa di San Valentino” che ormai accoglie ogni giorno circa 40 poveri che qui trovano non solo il cibo ma anche amicizia e solidarietà! Essa è strettamente legata alla mensa dell’Eucarestia, secondo il monito di san Giovanni Crisostomo: “Come puoi onorare il Cristo eucaristico con paramenti di seta, se poi lo lasci nudo fuori la porta nei poveri?” Così pure dobbiamo rendere grazie a Dio per il lavoro nella nostra Missione a Ntambue nella quale si è recato anche don Sergio per prestare il suo servizio pastorale; e per il sostegno alla parrocchia di Derventa in Bosnia e al centro pastorale in Albania. Significativa, e molto, è la collaborazione con tutti i sindaci dei comuni della Diocesi per l’aiuto al progetto per la cura dell’Aids in Mozambico che li ha visti in prima linea nel concedere l’otto per mille del loro bilancio. Tanti altri eventi, che hanno segnato la vita della nostra Chiesa, dovremmo ricordare! C’è un elenco lungo delle iniziative sia della Diocesi che delle commissioni e delle parrocchie che non sto qui a elencare. Permettetemi però di comunicarvi l’emozione, sempre grande per me, nelle visite ai carcerati di Terni e ai malati dei tre ospedali della diocesi. Tocco ogni volta con mano quanta consolazione possiamo dare anche con una semplice visita! Il Vangelo di Luca che ci è stato consegnato all’inizio del 2001 – continuo a ricevere commoventi testimonianze della forza delle parole evangeliche – esorta a vivere e a testimoniare la misericordia. Sì, cresciamo nella misericordia e nell’amore. Sono in tanti che aspettano: penso agli anziani, ai piccoli e ai giovani. Come tacere la preoccupazione per quest’ultimi? E’ una frontiera che deve vederci impegnati con ben più audacia e intelligenza. La realizzazione che è stata fatta di una scuola diocesana, che coinvolge anche l’università, è solo un segno dell’impegno educativo che l’intera società deve sentire con maggiore responsabilità. Care sorelle e cari fratelli, in questo momento di passaggio – un passaggio particolarmente sofferto dopo i tremendi fatti dell’11 settembre – noi vogliamo accogliere il Vangelo di Natale. E’ quel Bambino, infatti, che ha cambiato la storia e che rende felice e benedetta la vita. E’ lui che dona speranza e sicurezza. Facciamo bene perciò a stringerci attorno a Gesù, come fecero quegli antichi pastori. Lasciate, allora, che immagini le nostre chiese e in particolare questa nostra cattedrale come quella mangiatoia in cui è deposto quel Bambino. Di qui vogliamo ripartire per questo 2002 affermando che Gesù è più forte dell’odio e della vendetta; di qui vogliamo muovere i nostri passi per rendere più viva la nostra Chiesa diocesana; e di qui vogliamo offrire un soffio nuovo, spirituale, anche per la nostra città. L’anno nuovo per la Chiesa e per Terni, inizia da Betlemme, da quella grotta, da quel bambino, da questa cattedrale. La nostra Chiesa diocesana si sente strettamente legata alla città, a questa città. Ad ambedue, però, è chiesta una nuova vitalità, potrei dire una rinascita. Ambedue debbono riprendere un nuovo cammino e costruire un futuro per tutti. Ma un nuovo futuro può iniziare solo a partire da quel bambino. Per questo vorrei che ci fosse un piccolo segno di questo nuovo inizio, del legame tra la nostra Chiesa e la nostra città. E il segno è la celebrazione eucaristica della domenica delle ore 12, qui in cattedrale. Vorrei che fosse la “Messa per la città”, la celebrazione liturgica durante la quale si prega per l’intera Terni e per l’intera diocesi. Io stesso, per quanto possibile, la presiederò. Terni ha estremo bisogno della nostra preghiera, ha bisogno della nostra intercessione perché tutti possano guardare gli anni che verranno con maggiore speranza. Dio, Padre di misericordia e Signore della storia, da questo santo luogo, guardi la nostra città, la benedica e l’accompagni.