Natale 2001 a Amelia

Natale 2001 a Amelia

“Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annuncia la pace, messaggero di bene che annuncia la salvezza”. Permettetemi di vivere in questa prospettiva questa terza liturgia di Natale che celebro. Essa arriva dopo la celebrazione della notte a Terni e dell’aurora a Narni. Il Vangelo del Natale è come quel messaggero di pace che giunge anche ad Amelia. Lo vedo venire tra le colline che circondano questa bella città e giungere sin qui. E vorrei che tutti voi foste come quelle sentinelle di cui parla Isaia: “Senti? – Sì, senti Amelia – Le tue sentinelle alzano la voce, insieme gridano di gioia, perché vedono con i loro occhi il ritorno del Signore in Sion”. Sì, tutti gioiamo perché oggi il Signore nasce in mezzo a noi. Abbiamo cantato il “Gloria”, ci siamo uniti alla moltitudine degli angeli del cielo i quali, squarciando la notte, hanno inondato di luce la terra. Abbiamo bisogno di sentire, anzi di cantare questo canto nel Natale del 2001. E’ il primo Natale di questo nuovo secolo, ma giunge mentre intorno a noi il mondo si è fatto buio. La pace si fa più rara sulla terra sino ad apparire pericolosamente minacciata ovunque. Basti pensare a quanto sangue viene sparso nella terra stessa di Gesù! Il Natale torna perché in quel cielo gli angeli continuino a cantare, anche contro le armi e la violenza che sembrano occupare tutto: “Pace in terra agli uomini che egli ama”. La pace nasce solo dall’amore di Dio. E’ lui il solo che può donarla. E Dio fa tutto perché noi l’accogliamo. Abbiamo sentito la Lettera agli Ebrei: “Dio che aveva parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi…ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del suo figlio”. Sì ha lasciato il cielo ed è venuto a porre la sua tenda in mezzo a noi, come abbiamo ascoltato dal Vangelo di Giovanni. Il Natale è Dio che viene accanto a noi, anzi dentro il cuore di ciascuno di noi perché tutti rinasciamo ad una nuova vita. Sì, il Natale è anzitutto rinascere. Ciascuno di noi, deve ri-iniziare da Gesù. Scriveva un grande mistico: “Mille volte nascesse Cristo a Betlemme, ma non in te: sei perduto in terno”. Ogni credente deve ripartire da Gesù, deve rinascere con lui. Ma come è possibile rinascere? E’ la domanda di Nicodemo. Anche lui chiese a Gesù: “come può un uomo rinascere quando è vecchio?” La risposta è semplice: riaprendo il Vangelo. Sì, il Vangelo è come quel bambino avvolto in fasce che giace nella mangiatoia. Qualcuno potrebbe dire: com’è possibile che da quel bambino venga la salvezza? Com’è possibile che da quel piccolo libro vengano parole che cambiano il mondo? Il mistero del Natale è nascosto in questa debolezza. Il Vangelo è la luce che può cambiare i giorni, gli anni, i secoli che verranno. Oggi abbiamo ascoltato la prima pagina del Vangelo, quella della nascita. Da questa prima pagina possiamo iniziare a scrivere di nuovo la nostra vita. E cresceremo, giorno dopo giorno come cresceva il bambino Gesù, se sfoglieremo pagina dopo pagina il piccolo libro del Vangelo. A Natale, la Parola si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi, è venuta nel nostro cuore, divenuto come una mangiatoia. Il Vangelo deve diventare la nostra vita, quelle parole debbono divenire nostra carne. Deponiamo la nostra forza, la nostra sicurezza, la nostra dissipatezza, il nostro orgoglio, e accogliamo questo dono. Natale è accogliere Gesù, è accogliere il Vangelo. Non abbiate paura! Tutti, oggi, sappiamo che inizieremo questo nuovo tempo non da soli ma con un amico che non ci abbandonerà mai: il Signore Gesù. “Non aver paura a prendere conte Maria e il Bambino”, disse l’angelo a Giuseppe. E lo ripete anche a noi questa sera. Non aver paura a prendere il Vangelo e ad aprirlo.