Summit delle chiese cristiane in Russia
Santità,
Presidente,
Illustri rappresentanti delle Chiese cristiane e delle grandi religioni mondiali,
è particolarmente significativo che questo Summit tra responsabili religiosi si svolga nell’imminenza dell’incontro del G8. Dobbiamo essere grati agli organizzatori perché in tal modo si sottolinea quel legame che si deve stabilire tra l’azione politica e la vita religiosa. In molte altre occasioni si è riflettuto attorno a questo tema divenuto sempre più attuale vista la crisi dei valori in cui versa l’intero pianeta. II fatto che si tenga in Russia lo arricchisce in maniera particolare. Non dobbiamo infatti dimenticare che questo Paese è stato testimone del fallimento del più audace disegno della storia umana di costruzione di un umanesimo ateo. E l’intero Paese ne ha pagato amaramente i costi. E’ una lezione che dobbiamo apprendere con grande attenzione. Credo anzi che questa sia una delle testimonianze più preziose che la Russia può offrire al mondo intero a partire dall’Europa a cui questo Paese è particolarmente legato. La lezione è chiara: qualsiasi società che escluda la dimensione religiosa dalla vita anche pubblica è destinata a fallire con costi umani terribili.
E’ vero che le religioni sono tornate alla ribalta della scena pubblica. Ed in effetti chi pensava che sarebbero state spazzate via dalla modernità ha dovuto ricredersi. E’ ormai normale quando si parla della società contemporanea parlarne come di società post-secolare, ossia come una società nella quale le religioni hanno un forte influsso anche nella vita pubblica. Non che sia terminata la secolarizzazione, ma non c’è dubbio che c’è un diffuso bisogno di religiosità. Ovviamente in questa cosiddetta rinascita del sacro non mancano equivoci pericolosissimi, da quello della deriva fondamentalista a quello di strumentalizzare il fenomeno religioso anche a scopi terroristici. Certo è che le religioni hanno un compito straordinario da assolvere, quello di offrire motivazioni profonde capaci di muovere singoli e popoli per l’edificazione di un futuro di pace. Non è un cammino facile e richiede grande attenzione anche per scongiurare quelle derive pericolose come quelle accennate. Di qui l’importanza di incontri come questo. Sono occasioni per riflettere sulla ricchezza della esperienza religiosa per il bene di tutti i popoli. Nella tradizione ebraico-cristiana già il salmo 127 affermava: “Se il Signore non costruisse la casa, invano si affaticano i costruttori”(v.l). Ma possiamo ricordare anche la nota affermazione di Dostoyesky: “Se non c’è Dio tutto è permesso”. Con questa frase egli non si riferiva unicamente al piano religioso o a quello morale, ma anche al piano politico. La dimensione religiosa non è estranea alla politica. E questo non contraddice la “laicità”, ossia una corretta distinzione tra la sfera religiosa e quella politica. La “laicità” non significa “indifferenza” e tanto meno “ostilità” alla religione. E quando questo è accaduto, penso al caso dell’Albania ove l’ateismo è stato imposto con la stessa Costituzione, abbiamo visto la tragedia che ne è seguita. La corretta concezione della laicità dello Stato implica la promozione nella società di un clima nel quale le religioni siano libere nel loro esercizio e convivano le une accanto alle altre.
In tale orizzonte il dialogo tra le religioni si rivela necessario e urgente. Necessario per trovare le ragioni forti per una convivenza che non ponga gli uni contro gli altri; ma anche urgente per individuare risposte condivise alle grandi sfide che questo inizio di millennio pone all’intera umanità, penso alle sfide rappresentate dalie questioni etiche, dalla globalizzazione, dalla crescita del divario tra paesi ricchi e paesi poveri, dal flagello dell’AIDS, dalla crisi ecologica, e così altre.
I credenti delle varie religioni, unitamente agli uomini di buona volontà anche non credenti, sono chiamati ad incontrarsi ma attingendo dal profondo delle rispettive sorgenti spirituali e culturali ciò che hanno di più prezioso. Così potranno contribuire alla elaborazione di nuove “vie di senso” che aiutino l’edificazione di un mondo pacifico. Non si tratta di un puro esercizio teorico ma di una adesione ancor più decisa e chiara alla propria fede. Noi cristiani diremmo che c’ê bisogno di maggiore santità. E’ con la santità della vita, è con un profondo rinnovamento spirituale, che contribuiremo a rendere migliore la società degli uomini.