San Valentino 2012

Intervento pubblicato su "La Nazione"

L’amore è ciò che più conta nella vita ed è insidiato da tanti nemici: molti pensano che non esiste più una dimensione stabile e forte nella vita, che l’unica cosa che conta è il proprio io, i propri interessi, le proprie soddisfazioni. E’ un modo di pensare che sta avvelenando l’esistenza di tanti. La stessa crisi economica e sociale che stiamo attraversando trova la sua ragione ultima proprio in questa concezione individualistica della vita. Quando manca l’amore proliferano gli interessi di parte, quindi i conflitti, le violenze. Se si continua a pensare solo a se stessi, dimenticandosi degli altri, prevale sempre più la solitudine. Da soli però si sta male e si fa il male.
Dobbiamo riscoprire l’amore. Dobbiamo ripartire dall’amore. Dobbiamo ripraticare la lingua dell’amore. E tutto ciò si riscopre riscoprendo l’amore di Dio, l’amore come ne parla il Vangelo. L’amore cristiano è ciò che salva dalla solitudine. L’amore evangelico infatti spinge a pensare agli altri e non solo a se stessi, a interessarsi degli altri e non solo di se stessi, ad essere attenti agli altri e non solo a se stessi. E’ questo ha fatto Gesù che è venuto non per essere servito ma per servire e per dare la sua vita per gli altri. E’ questo l’amore che rende salda la vita. E’ questa la roccia su cui dobbiamo costruire la nostra esistenza. Il Vangelo parla di due case, o meglio di due modi di «mettere su casa»: uno è quello di fondarla sulla roccia, l’altro di fondarla sulla sabbia. All’apparenza sembrano due case identiche, ma se si guarda più in profondità si scopre che la differenza tra le due case è enorme. Ebbene la differenza sta nella roccia. E la roccia è l’amore cristiano che aiuta a pensare anche all’altro e quindi unisce. Possono venire i venti e le tempeste – e certamente vengono – ma questa casa regge. E’ fondata sulla roccia dell’amore che sgorga dalla Parola di Dio. E la sabbia, cos’è? La sabbia è l’amore egocentrico, l’amore che fa pensare solo a se stessi; ciascuno si chiude nel proprio piccolo orticello e si slega dagli altri. Si è vicini ma non legati, appunto come la sabbia. Basta anche una piccola tempesta perché ciascuno pensi a salvare solo se stesso abbandonando l’altro.
Dobbiamo tutti riprendere a parlare la lingua dell’amore, riapprendere ad amarci gli uni gli altri, a stimarci gli uni gli altri, ad aiutarci gli uni gli altri, a perdonarci gli unni gli altri. A dirci parole di tenerezza, di amicizia, di fraternità. Come apprendere questa lingua? Qual è il manuale dell’amore? Il Vangelo. E’ su questo manuale che San Valentino apprese la lingua dell’amore. E Gesù ne è il maestro. Egli ha parlato la lingua dell’amore come nessun altro ha fatto, dalla nascita sino alla morte e alla risurrezione.