San Valentino

Il 14 febbraio si festeggia San Valentino, il santo degli innamorati. Nel mondo intero di San Valentino e degli innamorati… e c’è di tutto, dai video-telefonini a messaggini; e poi si moltiplicano anche le spiegazioni tecniche e scientifiche dell’innamoramento, e così via. A Terni, in quel giorno, si radunano alcune centinaia di fidanzati che si recano pellegrini alla tomba di San Valentino per la “festa della promessa”. E’ il giorno in cui chiedono al “Protettore degli innamorati” la benedizione perché la loro promessa di amore duri per sempre. Spesso, rivolgendomi a loro dicevo: “non siete ancora sposati e volete che il vostro amore non ternimi mai. E avete ragione. L’amore infatti chiede fedeltà e perennità”. Il perché San valentino sia stato scelto come partono degli innamorati affonda le radici in una splendida tradizione che prende avvio da una vicenda accaduta a Terni, ove San Valentino rea vescovo. Siamo nel IV secolo dopo Cristo. E si racconta che San Valentino aiutò due giovani fidanzati, l’uno pagano e l’altra cristiana, ad arribvare sino al matrimonio. Molte erano le difficoltà che si frapponevano al sogno dei due giovani. Non ultimo il fatto che il ragazzo era un soldato romano e lei una giovane ternana e per di più il giovane era anche pagano. Valentino, vista la sincerità dell’amore tra i due giovani, decise di aiutarli in questo loro disegno. E li incontrò varie volte e convertì quel giovane al cristianesimo. La ragazza però si ammalò gravemente. Quel giovane “innamorato” di lei voleva comunque sposarla. E Valentinò accettò di sposarli: l’amore era più forte della morte. Sì, il messaggio di San Valentino è proprio questo: l’amore è forte, più della morte. E quindi la fedeltà alla persona amata è parte integrante dell’amore. Se non c’è fedeltà vuol dire che si vuol bene solo a se stessi. L’amore deve essere robusto, lontano dalle sdolcinature che non reggono alle prime difficoltà. L’amore è tale se porta a dare dare la propria vita per l’altro, se porta a superare ostacoli che sembrano insuperabili, se spinge a perdonare se ci sono ferite da guarire. E soprattutto se è teso a costruire un futuro assieme con l’altro per edificare una famiglia così oltre. Tale amore però non è scontato; soprattutto oggi. C’è infatti una cultura maggioritaria che porta tutti ad amare solo se stessi, a volere solo il priprio bene. Insomma, siamo tutti spinti a dare ascolto solo al nostro “io”, allontanando quel “noi” che è invece il frutto dell’amore. Il tempo del fidanzamento perciò è il tempo per verificare se si è capaci di edificare una vita insieme, di “metter su casa”, ossia un edificio stabile ove poter vivere assieme un’intera vita. Non basta perciò un sentimento “travolgente”, ma egocentrico; una fiammata che basta poco per spegnersi. L’amore vuole il bene dell’altro. E nel matrimonio si decide di costruire per ambedue e per i figli una vita in comune. O, se si vuole, di edificare una casa ove abitare sia nei momenti lieti che in quelli tristi, sia in quelli facili che quelli più problematici. Ricordiamocelo bene: non è facile amare. E’ facile purtroppo pensare solo a se stessi, è facile farsi gli affari propri, è facile offendere, è facile odiare, è facile tradire. È difficile amare. Ma non è così per tutte le cose importanti. Bisogna fare fatica nello sport e non lo si deve fare in un affare così straordinario come una vita da vivere assieme? L’amore richiede sempre che qualcosa di noi stessi muoia per arricchirci dell’apporto dell’altro. L’amore è il contrario dell’egocentrismo: il primo edifica, il secondo distrugge. E tutti noi sappiamo bene il bisogno che abbiamo di una casa, di una famiglia, stabile.