Quaresima 2006

Quaresima 2006


La celebrazione del mercoledì delle ceneri ci ha ricordato la realtà della nostra vita, quella personale e quella collettiva. Tutti siamo deboli, singoli e nazioni, anche se il mondo ci spinge a considerarci (e a mostrarci) forti e autosufficienti. La vita di ciascuno di noi è davvero come polvere; polvere come quella cenere che ci è stata posta sulla testa. E’, infatti, polvere il nostro orgoglio, è polvere il nostro desiderio di prevalere, è polvere il nostro sentirci tranquilli, è polvere la nostra sicurezza, è polvere il nostro affannarci, è polvere anche il potere soprattutto quando prevarica i diritti umani e quando disprezza la giustizia e la pace. L’arroganza e la violenza conducono inesorabilmente dentro una drammatica spirale di distruzione reciproca.


E’ quanto accadde al tempo di Noè. Il libro della Genesi parla del male che ha avvelenato il cuore degli uomini e della stessa società: “Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male”(Gn 6,5). L’odio e la violenza come onde inarrestabili si rovesciarono sulla società e la sommersero. Il Signore dovette intervenire con una nuova creazione stabilendo un patto con Noè, i suoi figli, i discendenti e con tutti gli esseri viventi. Fu un patto avvenuto ancor prima di quello con Abramo. L’alleanza tra Dio e Noè abbraccia ogni essere vivente, ogni popolo della terra. Insomma, Dio strinse un’alleanza con tutti i popoli. È a dire che tutti i popoli appartengono a Dio. E il Signore promise: “non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque, né più diluvio devasterà la terra”. Care sorelle e cari fratelli, quella “polvere” che noi siamo è definitivamente difesa, protetta e custodita da Dio stesso. E perché Lui stesso non lo dimenticasse pose tra il cielo e la terra un’arcobaleno. Sì, Dio non voleva mai più dimenticare la sua alleanza con l’umanità: “Quando apparirà l’arco sulle nubi… ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi”. Questa alleanza tra Dio e noi è la forza e la vita della “polvere” che noi siamo. Ebbene, la quaresima è il tempo favorevole per tornare al Signore e per fare memoria della Sua alleanza con noi. Purtroppo spesso dimentichiamo questo rapporto che abbiamo con il Signore e non di rado lo rompiamo anche. Infatti, ogni volta che violiamo la pace, ogni volta che incriniamo la concordia, ogni volta che siamo arroganti e cattivi con gli altri, noi rompiamo l’alleanza con Dio.


Il tempo della Quaresima è un tempo opportuno per legare ancora una volta la nostra vita al Signore. Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci aiuta a tornare a Dio. L’evangelista Marco ci parla di Gesù che sta nel deserto per quaranta giorni. È un invito a fargli compagnia, a stare con lui, per ritrovare Dio e riscoprire il senso della vita nostra e del mondo. Sappiamo bene quanto sia difficile la vita nel deserto (anche qui è la “polvere” che domina). L’evangelista Marco dice che Gesù dovette stare nel deserto in compagnia delle belve e di satana che lo tentava. A differenza degli altri Sinottici non si descrivono le tentazioni. Si dice solo che Gesù è stato tentato dal diavolo. L’evangelista fa vedere che Gesù è davvero simile a noi, anche nell’essere tentato. Sì, anche per Gesù la vita non è stata facile. Ma durante la sua permanenza nel deserto, che in certo modo simbolizza l’intera nostra vita, Gesù rafforzò il suo legame con il Padre. Avrà senza dubbio ricordato le parole del  profeta Osea : “Ecco, l’attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore(2,16). Infatti, è vero che stava con le fiere, ma si aggiunge anche che “gli angeli lo servivano”. Cosa vuol dire? Vuol dire che Gesù non era abbandonato nella solitudine, ma aveva la compagnia di Dio, gli angeli. E per noi chi sono gli angeli? È la Messa della domenica che ci nutre ogni settimana, è il Vangelo che dobbiamo aprire ogni giorno, sono i poveri che dobbiamo aiutare con la nostra elemosina, sono i fratelli e le sorelle vicini che dobbiamo amare. In compagnia di questi angeli anche noi, come Gesù, potremo ritrovare il cuore e celebrare la Pasqua.


Siamo accanto a Gesù in questo tempo, e con lui viviamo e lottiamo nel deserto di questo mondo. Anche le nostre giornate sono segnate dal deserto: spesso sono tristi, a volte buie, talora senza amore, senza perdono. E i cuori si induriscono. Si potrebbe parlare di un vero e proprio processo di desertificazione dei cuori che porta all’inaridimento e alla violenza. E a guardare bene rischiamo di essere sempre più spesso in compagnia di belve e dei demoni della divisione e dell’odio che rendono la vita dura ed amara. Ma lo Spirito del Signore, attraverso quegli angeli,  viene in nostro aiuto e ci dona una nuova energia di amore. Il “deserto” delle nostre giornate può divenire pertanto un’occasione per rinnovare il cuore, per allargarlo e riempirlo di sentimenti di bontà, di misericordia, di perdono, di benevolenza, di amore per i più deboli. Rinnovati nel cuore possiamo vincere la dimensione rovinosa e violenta del deserto: gli animali selvatici non ci faranno più paura perché l’amore che viviamo è più forte del male. Il caldo e la fame scompariranno perché chi digiuna di se stesso e del proprio orgoglio è protetto da Dio e diviene fonte di vita per gli altri. E ognuno di noi diventerà come quegli angeli che servono il pane buono del Vangelo a coloro che incontrano. In questo tempo nel quale scarseggia l’amore il Vangelo ci spinge ad esserne testimoni.

Scrive Marco che Gesù, iniziò a comunicare il Vangelo: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo”. E’ terminato il tempo del potere assoluto del male perché l’amore di Dio, venuto ad abitare la terra, lo ha sconfitto. Il deserto, che fino ad ora era dominato dal diavolo e dalle fiere, è stato riappacificato e popolato di angeli. Il Signore ci chiede di far parte dei suoi angeli per comunicare a tutti il Vangelo dell’amore e della consolazione.