Festa della Promessa

Festa della Promessa


Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci porta a Cafarnao, nella casa di Pietro e di Andrea. C’è una strana euforia in città, un po’ come oggi a Terni. Giovani, anziani, uomini, donne, sani, malati, in tanti si dirigono verso quella casa e si accalcano davanti alla porta. Nei loro volti si legge la voglia di star bene, il desiderio di essere finalmente felici. Lo vedo anche nei vostri volti, cari fidanzati che siete venuti così numerosi in questa cattedrale per la festa della promessa. Volete chiedere a Dio la benedizione sul vostro amore perché, suggellato dal matrimonio che celebrerete, sia saldo e duri l’intera vita. È una cosa bella: avete compreso che l’amore ha bisogno di stabilità, di fedeltà, di continuità. E, come quella gente di Cafarnao andava verso quella casa, così voi vi accostate a Gesù. Oggi, come allora, il clima è di festa e di speranza. La presenza di Gesù allarga sempre il cuore e porta con sé gioia e serenità.


Cosa accade in quella casa di Cafarnao? L’evangelista narra che un gruppetto di uomini porta da Gesù un malato perché lo guarisca. Giunti davanti alla casa non riescono ad entrare per la grande folla. Per nulla rassegnati, si arrampicano sul tetto, lo scoperchiano e con delle corde calano il malato davanti a Gesù. Davvero, l’amore non conosce ostacoli. E voi, cari fidanzati, lo sapete. L’amore fa trovare le strade anche le più impensate. E così quel malato venne posto al centro della scena. Gesù, appena lo vede, non solo non si infastidisce, come magari faremmo noi, ma lo guarda con amore. Gesù si commuove al vederlo. Anche noi dovremmo commuoverci quando incontriamo i poveri, i deboli, gli anziani, i profughi, i bambini, chi insomma ha bisogno di aiuto e di conforto. Spesso invece siamo distratti perché preoccupati solo di noi stessi. E così i cuori si induriscono e la tristezza si allarga. Gesù invece si commuove. E da questa commozione inizia una nuova vita per quel paralitico. “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”, gli dice Gesù. E poi: “alzati, prendi il tuo lettuccio e va a casa tua”. Quel paralitico è guarito dentro e fuori, è liberato dal peso del peccato e dalla paralisi. L’incontro con Gesù lo fa alzare e può tornarsene a casa guarito completamente. Aveva ragione la gente di Cafarnao a dire: “non abbiamo mai visto nulla di simile”.


Cari amici, cari fidanzati, anche noi siamo venuti qui per poter vedere quel che videro gli abitanti di Cafarnao e poter dire “non abbiamo mai visto nulla di simile”. Del resto questo nostro mondo che è paralizzato dalla violenza, dall’odio, dalle guerre non ha bisogno di essere guarito per potersi incamminare verso un nuovo futuro? Ma com’è possibile? C’è bisogno di un miracolo! Ebbene, il miracolo è possibile se noi amiamo come amava Gesù, se ci commuoviamo come lui si commuoveva.  Sì, i miracoli sono possibili, con l’amore che aveva Gesù, ossia con una amore che fa commuovere sugli altri. Il mondo ha bisogno di questo amore e ne abbiamo bisogno anche noi, anche voi cari fidanzati. San Valentino, di cui celebriamo la memoria, visse con questo amore e fece anche lui miracoli: guarì malati e soccorse poveri e aiutò anche due giovani, una ragazza cristiana e un militare pagano, a sposarsi. Non era facile a quel tempo realizzare un tale matrimonio, ma l’amore di Valentino fece superare le difficoltà e poterono sposarsi. E fu proclamato il santo dell’amore; ma di un amore forte, un amore che sa resistere alle inevitabili difficoltà della vita, che sa comprendere l’altro, che sa sacrificarsi per la felicità dell’altro. Lo so, non è facile amare così. Per questo il Signore ci viene incontro ed è pronto ad aiutarci a voler bene. Viene incontro anche a voi, cari fidanzati, per irrobustire la vostra promessa di amore. Il tempo del fidanzamento è importante: siete chiamati crescere nella conoscenza e nell’amore. San Valentino vi accompagna come fece con quei due giovani. E, con lui, vi accompagniamo anche noi. Vi presentiamo oggi al Signore come i quattro uomini del Vangelo fecero con il loro amico. Non abbiamo scoperchiato il tetto della cattedrale per presentarvi al Signore. Ma il Vangelo di Giovanni che oggi vi dono, il Vangelo scritto dal discepolo che Gesù amava, vi porta il Signore accanto. È un libro piccolo, ma è forte come una roccia: il Vangelo è fondamento saldo su cui potete costruite il vostro avvenire. Leggetelo, custoditelo e cercate di mettere in pratica quel che vi è scritto. Ma mano ne sfoglierete le pagine sentirete crescere in voi l’amore e sarete capaci anche voi di compiere quei miracoli che solo l’amore sa compiere, e di cui il mondo intero oggi ha bisogno. Il Signore vi scaldi il cuore e vi benedica.