Professione solenne suor Hilda e suor Julia Ester

Professione solenne suor Hilda e suor Julia Ester

Carissime suor Hilda e suor Julia Ester e voi tutte consorelle dell’Istituto Ravasco, care sorelle e fratelli di Borgo Rivo,
questa liturgia di festa è arricchita oggi dalla professione solenne di due sorelle dell’Istituto Ravasco. Vengono da lontano, suor Hilda dalla Bolivia e suor Julia Ester dal Venezuela, ma noi oggi ci stringiamo a loro con affetto grande, come in un solo cuore, per accompagnarle in questo passo così importante per la loro vita. Per voi, craissime Hilda e Julia Ester, forse, giorno più bello di questo per dedicare la vostra vita a Dio era difficile trovarlo. Il vostro “si” al Signore si unisce in modo davvero evidente con quello di Maria, che veneriamo Immacolata.
Su di lei si posò lo sguardo di Dio per sceglierla come Madre per il Figlio Suo. E Dio, che voleva una casa pura, libera, senza macchia, la rese immacolata. Tutta l’esistenza di Maria è segnata dal Figlio. E’ l’amore del Figlio che ha protetto la Madre. E’ la santità del Figlio che ha reso santa la Madre. Questo amore di Gesù non è lontano da voi, care sorelle che state per fare la vostra professione solenne. Si potrebbe dire: come Dio ha posato su Maria il suo sguardo, così l’ha posto su di voi. Trentatrè anni fa Dio ha volto i suoi occhi su La Paz, ti ha visto e ti ha amata, cara Hilda; così pure, trentasette anni fa, ha guardato verso San Cristobal, ti ha vista, cara Julia Ester e si è invaghito di te. E’ proprio così. Lo dice San Paolo: “In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati” (Ef 1,4). Siete state scelte “prima della creazione, per essere sante e immacolate”. Quel che è vero per queste due sorelle è vero anche per noi tutti. Loro due, oggi, ci svelano l’amore che Dio ha per ciascuno di noi. L’apostolo infatti dice “siamo stati scelti” e non “abbiamo scelto”. Sì, prima di essere noi a scegliere Dio è Lui che ci ha amati e ci ha scelti.
Certo, se Dio ci sceglie e ci viene incontro per dirci il suo amore sarebbe logico che noi gli rispondessimo con altrettanto amore. Eppure spesso non è così. La vicenda di Adamo ed Eva continuamo a ripeterla ogni giorno. Quante volte diciamo no a Dio? Quante volte gli voltiamo le spalle? Quante volte ci dimentichiamo di lui? Eppure il Signore non cessa di parlarci, non cessa di amarci e di venirci incontro. Vorrei dire che ogni domenica ci viene incontro. E noi che facciamo? Come rispondiamo? Prendiamo esempio da Maria. Un’antica tradizione dice che l’angelo Gabriele andò da Maria “il primo giorno dopo il sabato”, appunto come oggi, come ogni domenica. Ogni domenica, infatti, ci fa vistita l’angelo del Signore, il Vangelo.
Guardiamo tutti Maria, soprattutto voi care Hilda e Julia Ester guardatela e imitiamola. Oggi, questa chiesa è come in quel giorno quella casa di Nazareth. Anche per voi, anche per noi, viene l’angelo del Signore per dirvi: “Il Signore è con te”, ossia “il Signore vi ha scelte, vi ha desiderate e oggi vuole unirsi a voi per sempre”. Sono parole da far tremare chiunque le ascolta. Noi, purtroppo, siamo così distratti da non farci più caso. Maria, invece, che distratta non è, appena le sentì si turbò profondamente. A differenza di noi, conosceva la sua povertà davanti a Dio. E non per pudico ritegno. No, leggendo le Scritture, recitando i salmi e pregando ogni giorno, si era formata in lei la coscienza della sua nullità di fronte a Dio. E in questo Maria si inseriva nella schiera dei grandi uomini religiosi d’Israele, di Mosé e dei profeti, i quali si gettavano con la faccia a terra, turbati, davanti alla presenza di Dio e dei suoi angeli. Del resto è esperienza spirituale di ognuno sentirsi turbati ogni qualvolta si ascolta il Vangelo con il cuore.
L’angelo, tuttavia, di fronte allo smarrimento di Maria non si ferma (mai l’amore di Dio si rassegna!) e la conforta: “Non temere, perché hai trovato grazia presso Dio”. Queste parole, in verità, più che confortarla la turbano ancora di più. Maria continua però a parlare con l’angelo. E’ quello che accadrà in questa santa liturgia tra poco quando le due nostre sorelle saranno chiamate a rispondere e a professare la loro obbedienza. Potremmo dire che è il dialogo del Vangelo con la nostra vita; questo dialogo se avviato non lascia più le cose come sono, chiede una crescita della coscienza e una adesione sincera del cuore, perché la vita porti più frutti di bene e di amore. Il Vangelo ha progetti ambiziosi su ciascuno di noi: vuole farci santi. Non vi stupite perché il Signore conosce bene la nostra debolezza. E tuttavia non è rassegnato. Certo, se dovessimo partire da noi stessi tutti dobbiamo dire assieme a Maria: “Com’è possibile?” Ma se è il Signore ad operare, tutto è possibile a Lui. “Lo Spirito Santo scenderà su di te, e su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo”, dice l’angelo a Maria. E questa ragazza diventa la prima dei credenti. E dice: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga a me secondo quello che hai detto”.
Con questo “sì” è iniziata una nuova storia non solo per Maria, ma per il mondo intero. La sua vicenda, come anche la vostra, e quella di ciascuno di noi, non è slegata dai fratelli e dalle sorelle che ci stanno accanto. Per voi, carissime suor Hilda e suor Julia Ester, questa storia ha preso i tratti della Congregazione delle suore Ravasco, dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Una congregazione che da più di cento anni arricchisce la Chiesa dell’amore per i piccoli e per i giovani. E tutti noi ringraziamo il Signore per la loro opera qui a Terni. Esse rendono presenti i frutti di questa storia d’amore che iniziò quel giorno a Nazareth. E’ significativo che voi due facciate la vostra professione solenne in questa porzione della Chiesa, circondate dalle vostre consorelle, ma anche da noi. E lasciate care sorelle dell’Istituto Ravasco che la teca con l’immagine dei Sacri Cuori di Gesù e Maria che tra poco ricevete sia segno di quel rapporto d’amore che vi lega alla chiesa, alla nostra chiesa diocesana, come quell’amore che legava Gesù a Maria. Portate questi due amori con voi, custoditeli perché diano frutti sempre abbondanti.
Quel giorno a Nazaret iniziava un nuovo paradiso sulla terra, non più quello di Adamo ed Eva, ma quello di Cristo e di Maria. E’ un paradiso fatto amore e di passione, di pace e di fraternità, Oggi, voi care sorelle, con il vostro sì, che direte a voce alta davanti a tutta l’assemblea, entrate in questo nuovo paradiso perché si arricchisca di nuovi frutti. Noi vi siamo accannto perché siate piene di gioia, di felicità e di amore.