Premio San Valentino a Ingrid Betancourt

Premio San Valentino a Ingrid Betancourt

Vari sono i motivi che ci hanno spinto a consegnare a Ingrid Betancourt il Premio San Valentino 2009. Quando, qualche mese fa, l’ho incontrata a Cipro e le ho proposto il Premio, non ha esitato ad accettare la proposta. C’è stata una immediata consonanza sulla centralità dell’amore nella vita di questa nostra società.  


     I sei lunghi anni di prigionia nella foresta amazzonica le hanno fatto comprendere la forza straordinaria dell’amore, non certo di quell’amore sdolcinato ed egocentrico che constatiamo spesso in noi e attorno, ma dell’amore allo stato puro, se così posso dire. Non ne possiamo parlare a lungo, eppure anche solo qualche cenno ci aiuta a comprendere l’opportunità di questo premio a Ingrid Betancourt. Candidata presidenziale per le elezioni del 2002, Ingrid venne sequestrata dalla guerriglia delle Farc (Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia), il 23 febbraio del 2002, tre giorni dopo la fine traumatica del negoziato di pace tra il gruppo guerrigliero e il governo del presidente Andrés Pastrana avviatosi nel 1999.


     Il suo sequestro e quello di molti altri politici, militari e poliziotti colombiani, si inscriveva in una strategia della guerriglia mirata a obbligare il governo a negoziare uno “scambio umanitario” di prigionieri guerriglieri e sequestrati. A distanza di sette anni, questo negoziato umanitario non si è mai realizzato e ciò spiega la tragedia vissuta da Ingrid e da molti altri che ancora si trovano sequestrati nelle viscere della foresta amazzonica. Al dramma dei sequestrati che hanno formato e formano oggetto di scambio “politico”, vanno aggiunte le migliaia di colombiani che ogni anno vengono sequestrati a scopo estorsivo, per raccogliere i soldi necessari al finanziamento della guerra. La terribile vicenda dei sequestrati è un capitolo doloroso di un conflitto, non ancora concluso, che lacera la Colombia dal 1964, e di una violenza di cui è possibile trovare le radici addirittura negli anni Quaranta.


     Ingrid Betancourt negli anni ’90 è stata una protagonista importante della vita politica colombiana. Aveva deciso di lasciare la Francia, sua seconda patria dove aveva compiuto gli studi universitari, per tornare in Colombia e impegnarsi politicamente in nome del cambiamento e del rinnovamento. Nel 1998 era stata eletta al Senato, risultando la senatrice più votata del paese.


     Il suo sequestro è stato l’inizio di “un lungo viaggio nel profondo delle viscere della guerra”. Anni di soprusi, arbitri, privazioni, spoliazioni, freddo, fame, che l’hanno resa una “vittima della follia umana”. Da una vicenda tanto dura si può facilmente uscire induriti, prigionieri dell’odio e del risentimento per tanti anni di vita “rubati”, animati dal desiderio di vendetta. Ingrid, invece, ha attraversato il buio senza farsi rubare l’anima. Due grandi amori possiamo dire l’hanno accompagnata. Quello della famiglia, anzitutto. Le è stata accanto la madre che ogni mattina alle 5 le faceva giungere un saluto attraverso la trasmissione radio “La carriera de las 5”. Non mi dilungo sulla forza del legame d’amore familiare. La “Lettera dall’inferno a mia madre e ai miei figli” ne è una testimonianza straordinaria. L’amore che trasuda da queste pagine è della stessa natura dell’amore che ha vissuto San Valentino. E a tale proposito mi piace ricordare un piccolissimo episodio. Un mese prima della inaspettata liberazione, una signora che era in contatto con la madre mi aveva raggiunto per vedere se fosse stato possibile far intervenire il Papa per intercedere per la liberazione di Ingrid. Avevo iniziato i miei contatti, quando giunse la straordinaria notizia della liberazione.


     Il secondo amore che l’ha sostenuta e ha illuminato il buio della notte e il grigiore dei giorni è il piccolo libro della Bibbia, “il mio unico lusso”, come ha scritto alla madre Yolanda nella lettera dell’ultimo anno di prigionia che ha tanto colpito tutti noi, tutti coloro che in questi anni hanno pregato e agito per lei e per le altre vittime del sequestro e della guerra. La Bibbia, quel libro che aveva sempre fatto parte in modo forse un pò scontato della sua vita di colombiana cresciuta in un ambiente cattolico è diventato invece una riserva di vita e di forza, di resistenza spirituale al male, “la perla preziosa” trovata in un campo di desolazione, aridità e morte. Siamo tutti rimasti colpiti da quella lettera arrivata “dalle viscere della guerra”, dall’oscurità della selva, dove pur nella sofferenza, Ingrid ci ha comunicato il suo sogno di una Colombia e di un mondo in cui, parafrasando le sue parole, “tutti possiamo intraprendere il cammino dall’individualismo alla solidarietà, dall’indifferenza all’impegno, dall’intolleranza alla compassione”.


     Ingrid è una testimone della forza debole del credente: e innanzitutto della forza del perdono. A novembre, nell’incontro di Cipro tra le religioni organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, ci ha raccontato come è giunta a questa consapevolezza: “Nei momenti più terribili di questa prigionia, ho cercato di capire cosa accadeva nell’anima dei più spietati. Avevo bisogno di sapere se avrei agito nella loro stessa maniera se mi fossi trovata nella stessa situazione. Al momento della mia liberazione, in un batter d’occhio, ho visto per terra il più crudele di tutti i comandanti che ci avevano tenuti sequestrati. Era il suo turno di essere ammanettato e prigioniero come ero stata io fino a pochi secondi prima. Ho pensato come la vita potesse cambiare in un secondo: adesso io ero libera e lui era prigioniero. Ho sentito allora che potevo rispondere a questa domanda che mi ero posta tante volte in precedenza: ho compreso che, molto prima che ciò accadesse, io avevo già scelto di non agire come loro. Per questo ho potuto sentire una compassione vera e un perdono sincero verso un essere umano appena caduto in disgrazia”.


     Siamo lieti di consegnare il Premio San Valentino 2009 a una donna che ha saputo testimoniare un amore così alto.  Siamo lieti di contribuire con questo Premio alla Fondazione che porta il suo nome. Siamo lieti di averla con noi e di accompagnarla nella sua lotta per la libertà e per la pace. San Valentino la protegga e l’accompagni sulla via dell’amore universale.