«POVERTÀ, RENZI AIUTI DI PIÚ LE FAMIGLIE»

di Giulia Zanello

In un mondo globalizzato, come quello che noi tutti oggi viviamo, è giunto il momento di scendere in profondità e riscoprire l’amore per il Cristianesimo. Quell’amore che toglie alle parole la polvere dell’egoismo, che permette l’incontro con l’altro e promuove il rispetto delle altre identità. E se è vero che «solo con la fede si sconfigge le mentalità terroristiche», il Cristianesimo ha allora quella marcia in piú rispetto a religioni diverse per potersi mettere al servizio degli altri. È uno sguardo profondo quello di monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, ospite ieri al festival Vicino/Lontano per il dialogo “Essere poveri. Tabú del nostro tempo” con il presidente del comitato scientifico di V/l, Nicola Gasbarro. «La nostra contemporaneità, inserita in uno scenario globale contraddistinto da paure e minacce dettate anche dalla presenza di diverse religioni, che non trovano margini di dialogo l’una con l’altra, ecco che il Cristianesimo non mette in atto un’opera di convincimento tra i fedeli, ma attrae per la grandezza del suo amore», ha affermato don Paglia, e proprio per questo Papa Francesco è apprezzato, «perché fa riscoprire questo piacere di attrarre e non imporre, di far sí che ci si innamori di una prospettiva, piuttosto che venga imposta». Don Paglia spazia poi dal tema della povertà a quello della famiglia, due concetti cardine rispetto ai quali la nostra comunità, compresa la classe politica, non può piú, ormai, guardare con occhio miope. Ispirandosi alle parole del Papa, il presidente del Pontificio Consiglio pone cosí al centro della riflessione gli “ultimi” cari a padre David Maria Turoldo: «Se si vuole risanare la società bisogna iniziare da coloro i quali proprio la società esclude – argomenta – perché dimenticarli significa avviarsi all’inesorabile moltiplicazione di conflitti». “Amor sui” dunque, che deve piegarsi all’“amor publicus”, e innescare il cambiamento del modo di vivere delle persone, contraddistinto da un individualismo imperante. Ma vero nodo non solo della vita dell’individuo, ma dell’intera società è il nucleo familiare: «Bisogna riequilibrare e ridare centralità alla famiglia». E proprio in vista dell’incontro mondiale delle famiglie, quest’anno a Philadelphia, e anche del Sinodo dei vescovi che si terrà il prossimo ottobre a Roma, sempre incentrato sullo stesso tema, monsignor Paglia ha detto che «a Obama, cosí come a Renzi, suggerirei di ricordare che la famiglia è il cardine della società: oggi sopporta pesi enormi e non viene sostenuta». È tempo di rimetterla al centro, la famiglia, «spazio – ha concluso – dove si apprende a vivere in pace, tra diversi».

(da Il Messaggero Veneto)