Pasqua 2008 – Veglia pasquale

Pasqua 2008 - Veglia pasquale

Care sorelle e cari fratelli,


abbiamo iniziato questa santa celebrazione alle porte della cattedrale, come per imitare le due donne di cui parla il Vangelo di Matteo. Esse, quand’era ancora buio, andarono verso il sepolcro di Gesù. Erano molto legate a quel maestro e volevano compiere un ultimo gesto di affetto. Erano tristi e rassegnate; una pietra pesante, pesante come la morte, stava lì, con la sua freddezza e la sua mole, a separarle per sempre da quel maestro, da quell’amico che le aveva capite e le aveva salvate da una vita senza senso. Nessuna di loro lo aveva tradito e abbandonato come avevano invece fatto i discepoli. Ma anch’esse erano convinte che ormai non c’era più nulla da fare. La splendida avventura con Gesù era definitivamente chiusa.


Ma, giunte al sepolcro, le sorprende un terremoto e vedono un angelo che rotola via la pietra dal sepolcro e Vi Si mette seduto sopra come fosse una cattedra. Ed in effetti, mentre loro sono prese dallo spavento, quell’angelo, con autorità dice loro: “Non abbiate paura!” Ma come non aver paura di quel terremoto? L’angelo però riprende subito a parlare e dice loro: Gesù il crocifisso”, ossia proprio quello che è stato crocifisso, “non è qui, è risorto!” E’ risorto, ossia non è semplicemente tornato in vita, come ad esempio Lazzaro che poi è nuovamente morto; Risorto vuol dire che ha vinto per sempre la morte, che non muore più, anzi “andate a dire ai discepoli che egli li precede in Galilea”. E’ un annuncio breve, semplice, ma è davvero sconvolgente come un terremoto.


Significa che la storia di Gesù non è finita con la sua morte, come avviene in ogni storia umana. E la morte in croce che voleva allontanare definitivamente anche il solo ricordo di Gesù, quella morte era stata sconfitta. Quelle donne entrarono nel sepolcro e videro in effetti che era vuoto. Il Signore aveva liberato dalla morte il suo Figlio sottraendo il suo corpo alla corruzione. Questa è la Pasqua! E’ il passaggio di Gesù dal buio della morte alla luce della vita. E’ stato un passaggio difficile nel quale Gesù e il “male” si sono affrontati in un terribile e definitivo confronto: l’amore di Dio ha vinto il Male e il suo ultimo confine che è la morte. Da questa notte il bene può vincere il male, l’amore può sconfiggere l’odio, l’uomo non ê più soggetto alla legge terribile della natura. Il progetto violento del principe del male, il demonio, che negli uomini ha trovato spesso solerti alleati è stato sconfitto; l’amore ha vinto l’odio, il bene ha sconfitto il male, Ia compassione ha superato la cattiveria, la tenerezza ha più forza dell’ingiustizia, la mitezza è più robusta della violenza, la disponibilità agli altri ha umiliato l’orgoglio, l’amicizia ha debellato l’insensibilità.


Care sorelle e can fratelli, in un mondo in cui la compassione ê sempre più rara e l’affermazione violenta dell’io diviene sempre più una legge inesorabile a cui nessuno sembra riuscire a sottrarsi, l’annuncio della Pasqua ê davvero un annuncio benedetto. E benedetti sono quelli che lo accolgono come quelle due donne. Quel maestro che le aveva capite e amate, che le aveva liberate dal male — pensate! Maria era stata liberata da sette demoni, ricominciano a vivere, sanno che possono ritrovare e incontrare nuovamente Gesù. Con il cuore colmo di gioia non aspettano un istante e si mettono a correre per dare l’annuncio ai discepoli che erano rimasti chiusi nel cenacolo per paura di fare la stessa fine del Maestro,


Ma cosa significa per noi tutto questo? Significa che anche noi possiamo risorgere se ci leghiamo a Gesù. La liturgia di questa notte vuole farcelo comprendere in tutti i modi. Con l’accensione del cero e la luce che ci ê stata consegnata dall’unico cero, con il ricordo della creazione del mondo, con la memoria della liberazione degli ebrei dalla schiavitù dell’Egitto, con Isaia che ci esorta ad accostarci alle sorgenti della salvezza, tutto in questa notte parla di luce e di rinascita. Nessuno più è condannato per sempre a restare nel buio della solitudine e della tristezza, nessuno ê costretto all’abbandono e nessuno è più ingoiato dal buio della malattia e della morte. La luce della risurrezione è stata data nelle mani di ciascuno e nel Battesimo ci è stata depositata nel cuore. La luce di Pasqua ci rende luminosi, sereni, pieni di speranza, ci rende bianchi, come questi nostri fratelli che ripercorrono il cammino catecumenale. Tra poco anche noi rinnoveremo le promesse del battesimo per dire ancora una volta il nostro “sì” a quel Maestro. Non possiamo attendere oltre. Il Vangelo di Pasqua mette fretta, fa correre, fa cambiare il passo, fa superare quel senso di rassegnazione che ci prende, fa vincere le tante paure che abbiamo di lasciarci amare da Gesù. Questo nostro povero mondo, violento e violentato, ha un bisogno incredibile di compassione, di amore, di solidarietà, di risurrezione; ha bisogno di quelle due donne che riprendano a correre in fretta per annunciare a tutti che il crocifisso è risorto, che l’amore sconfigge ogni male, anche la morte. La risurrezione comincia dove finisce il mio io e incontro Gesù. Scrive il Vangelo di Matteo che quelle due donne, mentre correvano, vedono venire incontro a loro Gesù. Hanno obbedito all’angelo, al Vangelo, e lo hanno messo in pratica, ed ecco che vedono Gesù e lo abbracciano. Il Vangelo ci porta all’incontro personale con Gesù. E questo avviene soprattutto nella Messa della Domenica e nel farsi vicino ai poveri. Sì l’Eucarestia e i poveri sono i due sacramenti nei quali incontriamo Gesù. Ecco perché la pasqua non è un semplice affare privato. E’ un terremoto di amore. La Pasqua ê per cambiare il mondo. E c’è fretta di farlo anche per questa nostra città che rischia di addormentarsi e di rallentare il passo. La Pasqua ci immette nella corrente di amore di Gesù.