Ordine, matrimonio, penitenza, estrema unzione

Intervista su ordine, matrimonio, penitenza ed estrema unzione


ORDINE

 


Perché i preti sono solo maschi?



Le radici di questa scelta risalgono a Gesù stesso e al Nuovo Testamento (che, a sua volta, si lega alla antica tradizione veterotestamentaria). Mai nel Nuovo Testamento si fa riferimento all’ordinazione delle donne (si parla solamente di donne addette al servizio della comunità, sino a chimarle in modo non chiaro diaconesse). Nei secoli successivi è rimasta una tradizione ininterrotta: sempre e solo uomini sono stati scelti per il sacerdozio. Giovanni Paolo II, legandosi a questa tradizione, l’ha ribadito con molta decisione.


 


Perché i preti non si possono sposare?



Il celibato dei sacerdoti è d’obbligo solo nella Chiesa latina. E’ ovvio, comunque, che deve essere una scelta libera da parte di chi si avvia al sacerdozio. E si tratta di una scelta che, seppure non derivante direttamente dalla essenza del sacerdozio, ha forti motivazioni sia spirituali che pastorali. Non sposarsi e vivere in continenza manifesta con chiarezza il primato assoluto di Dio nella vita del sacerdote. E sono altresì evidenti i vantaggi che derivano dalla scelta celibataria per la libertà di esercizio del ministero pastorale.


 


Perché ci sono preti sposati anche in Italia?



I preti sposati che vediamo in Italia sono per lo più appartenenti alle Chiese ortodosse. In queste Chiese si ammettono al sacerdozio uomini già sposati; non è ammesso il contrario, ossia che i sacerdoti si sposino. I vescovi, comunque, debbono essere sempre celibi. Nelle comunità protestanti non si pone il problema perché non riconoscono il ministero ordinato e quindi i ministri possono sposarsi come tutti i fedeli. In Italia però ci sono anche sacerdoti cattolici sposati (pochi) che fanno parte del rito greco-cattolico albanese.


 


Perché ci sono diversi gradi nell’Ordine?



La Chiesa non è una massa indistinta, ma un popolo organizzato: è come un corpo o, se si vuole, come una famiglia. Per questo “corpo” (per questa famiglia) sono previsti molti ministeri, tutti suscitati dallo Spirito Santo perché il loro esercizio aiuti la crescita armosiosa del corpo, fatto di molte membra con diverse funzioni, o della famiglia, fatta di diverse persone. Tra i ministeri ci sono anche quelli “ordinati”. Il Nuovo Testamento ne elenca tre: diaconi, presbiteri e vescovi. Sono tre gradi, tre modi di manifestare l’unico sacerdozio. In ogni caso, i ministeri ordinati esercitano l’autorità di Cristo, che è il vero ed unico capo del “corpo”. Per questo l’autorità nella Chiesa è da considerarsi un servizio, non un dominio. Così pure la vita fraterna non va compresa all’interno dello schema democratico, ma in quello della comunione fraterna. Per questo, se il ministro ordinato non detiene alcun monopolio e deve sollecitare la partecipazione dell’intera comunità, quest’ultima da parte sua non può delegare solo al prete la responsabilità della vita della comunità.


 


Cosa vuol dire quando si parla di sacerdozio universale e sacerdozio ordinato?



Sacerdozio universale vuol dire che la Chiesa è di tutti, non solo dei preti. E’ l’intero popolo (l’intero corpo, l’intera famiglia) che offre a Dio la lode, appunto, in forza del comune Battesimo. In questo senso tutti sono “sacerdoti”. Il Battesimo rende tutti “adatti” a innalzare la lode a Dio; è anzi un dovere grave per ogni cristiano. Come pure è responsabilità di tutti i battezzati comunicare il Vangelo e responsabilità di tutti guidare il mondo verso il cielo. Spesso è presente anche nei laici una persistente concezione “clericale” della Chiesa che porta ad una colpevole deresponsabilizzazione. All’interno della Comunità cristiana alcuni però sono scelti e consacrati con il Sacramento dell’Ordine per servire la Comunità cristiana nella diversità dei suoi bisogni e delle sue manifestazioni. Ovviamente il sacerdozio ordinato sarebbe inconcepibile se non ci fosse il sacerdozio universale. E’ come se si avesse una testa senza il corpo.


MATRIMONIO

 


Perché la Chiesa non ammette rapporti prematrimoniali?



In questi ultimi tempi si parla sempre più frequentemente, da parte dei giovani, di riscoperta della castità. Evidentemente la banalizzazione dei rapporti sessuali (una sorta di “usa e getta”) ha spinto a riconsiderarli nel loro effettivo valore. In effetti, la verità piena del rapporto sessuale completo è diretta a manifestare un amore completo e definitivo tra due persone. Ed è appunto su questa scia che la Chiesa non ammette rapporti sessuali prima del matrimonio, proprio perché la scelta completa e definitiva tra due persone avviene con il matrimonio.


 



Chi è il ministro del matrimonio?



Il matrimonio, che fa parte delle realtà della creazione, è stato assunto a sacramento della Chiesa. E i ministri sono gli stessi sposi (il sacerdote assiste alla celebrazione del matrimonio come testimone qualificato). Dio, pertanto, agisce nel matrimonio attraverso gli stessi sposi. Con il consenso di donarsi reciprocamente l’uno all’altro essi danno vita ad una nuova realtà che non è più solo umana ma anche spirituale, religiosa, sacramentale. E si potrebbe dire che il ministero degli sposi continua lungo il corso degli anni perché il matrimonio si irrobustisca, si sviluppi nei figli, e la famiglia diventi luogo dell’amore di Dio.


 


Perché vengono benedetti gli anelli? Cioè è valido un matrimonio senza anelli?



Lo scambio degli anelli prolunga in certo modo il consenso che i due sposi hanno manifestato poco prima. E’ senza dubbio un gesto pieno di simbolicità: ambedue li porteranno al dito come ricordo del loro amore. Essi vengono benedetti, come per rafforzare la benedizione già data al consenso. E’ ovvio però che è il consenso tra gli sposi che fa il matrimonio, non lo scambio degli anelli.


 



Perché i parroci chiedono di celebrare in matrimonio in parrocchia?



Il matrimonio cristiano è un sacramento della Chiesa. Non è quindi una cosa che riguarda solamente i due sposi e, al massimo, la loro famiglia. La nuova famiglia che nasce dal sacramento è segno della Famiglia più grande, che è la Chiesa. Già i primi cristiani parlavano della famiglia cristiana come di una “chiesa domestica”. E’ perciò opportuno che il sacramento da cui nasce una nuova famiglia venga celebrato nella chiesa parrocchiale ove si manifesta la più grande Famiglia di Dio. In ogni caso è bene che il matrimonio venga celebrato con la partecipazione della comunità parrocchiale.


 



L’annullamento è un divorzio mascherato?



Quello che viene chiamato erroneamente annullamento, non è in realtà un annullamento, bensì una dichiarazione, ottenuta attrraverso un procedimento giudiziario, di nullità del matrimonio. Il matrimonio non si annulla (neppure il Papa può farlo). Il cosiddetto annullamento è la constatazione che nel momento della celebrazione non c’erano le condizioni perché quel matrimonio fosse valido. E l’invalidità è data o da un vizio del consenso, o perché vi erano impedimenti invalidanti il matrimonio. E’ bene consigliare coloro che hanno situazioni matrimoniali distrutte di informarsi sulla validità o meno del loro matrimonio. Nelle curie diocesane italiane sono ora previsti anche avvocati che curano gratuitamente queste cause.


 



Perché la Chiesa proibisce la contraccezione artificiale?



Perché interrompe artificialmente il corso che la natura ha stabilito nel processo della generazione della vita. Questo non vuol dire che non sia da praticare quella che Paolo VI chiamava la “paternità responsabile”, ossia l’esercizio del discernimento nella procreazione. Per quanto riguarda l’Italia è bene, tra l’altro, riflettere sulle drammatiche conseguenze che derivano dal calo delle nascite: una società fatta in maggioranza di anziani comporta non pochi squilibri.


 


PENITENZA


 


Perché con il prete e non direttamente con Dio?


Ci confessiamo dal sacerdote perché abbiamo bisogno di udire con le nostre orecchie che Dio stesso ci perdona. Il sacerdote, durante la Confessione, rappresenta il Signore. Infatti, dice: “Io ti assolvo”, e non “Dio ti assolve”. Le parole del sacerdote sono le parole stesse di Dio, ascoltandole abbiamo la certezza fisica di essere perdonati dal Signore. Anche la confessione fa parte del mistero di grazia e di amore senza limiti che Dio ha consegnato nelle mani visibili e concrete della Chiesa. E’ ovvio che anche la confessione dal sacerdote non solo non esclude il rapporto diretto con Dio, anzi lo esige. Ma nella vita cristiana questo rapporto diretto con Dio passa anche attraverso la “carne” della Chiesa. E’ un grande dono che il Signore ha fatto alla Chiesa: attraverso l’abbraccio del “ministro” sentiamo l’abbraccio di Dio.


 


Perché non confessioni comunitarie con assoluzione?



La confessione individuale con l’assoluzione individuale è il modo ordinario di confessarsi. E c’è una ragione profonda. La confessione individuale, come accade in ogni tipo di rapporto umano, manifesta la necessità di un rapporto diretto e immediato con Dio. Ciascuno di noi deve sentirsi ascoltato personalmente dal sacedote, ossia da Dio per essere abbracciato in modo diretto. Il figliol prodigo, nella parabola evangelica, fu ascoltato e abbracciato personalmente dal padre, così come per il figlio maggiore ci fu un incontro personale. Il rito della Confessione tuttavia prevede altre due forme: la celebrazione comunitaria ma con l’accusa e l’assoluzione individuale; e la celebrazione comunitaria con accusa generale, ma solo in casi eccezionali (in guerra, ad esempio).


 


Differenza tra peccati mortali e veniali.



Nella Bibbia si parla dell’uomo peccatore bisognoso di essere perdonato e salvato da Dio. In questo caso si intende una condizione di debolezza nella quale l’uomo sempre si trova e che spinge ciascuno di noi a rivolgere a Dio la preghiera semplice: “Signore, abbi pietà di me, peccatore!” Da questa condizione di fragilità nascono le azioni cattive, i peccati, i quali però non hanno tutti la stessa gravità. Sono mortali quelle azioni gravi contro l’amore verso Dio o verso il prossimo compiute con piena coscienza. Si chiamano “mortali” perché allontanano talmente da Dio da provocare la “morte” del rapporto e quindi del colpevole. I peccati veniali, invece, sono quelle azioni che non uccidono l’amore, sebbene lo feriscono seriamente. Anche di queste, ovviamente, bisogna chiedere perdono.


 


Perché si fanno confessare anche i bambini?



Perché i bambini sono persone come tutti, anche se con il grado di comprensione consono alla loro età. Ciascuno di noi sa bene che è necessario insegnare ai bambini a chiedere scusa se offendono qualcuno. Lasciarli nell’ignoranza vuol dire non amarli. La stessa cosa deve accadere nel rapporto tra il bambino e il Signore. Se il bambino commette delle colpe è bene condurlo alla richiesta del perdono e a viverne la gioia. Certo non bisogna spaventare, ma educare all’amore. La richiesta di perdono per le colpe che si commettono è parte essenziale dell’insegnamento dell’amore.


 


Tutti i peccati si possono assolvere?



Qualsiasi peccato può essere perdonato: l’amore di Dio è infinitamente più grande del più terribile dei peccati. In una società come la nostra ove è raro il perdono, ove chi sbaglia è condannato senza appello, è particolarmente necessario riaffermare il perdono e la misericordia di Dio. Non è questione di “buonismo”, anche perché il perdono richiede il cambiamento. Il perdono cristiano infatti nasce dalla speranza di cambiamento che Dio pone su ogni uomo in qualsiasi condizione di peccato si trovi. Per alcuni peccati particolarmente gravi (ad esempio, l’aborto), la Chiesa rinvia ad alcuni sacerdoti preparati, perché aiutino chi ha sbagliato a comprendere la gravità del peccato e quindi a non commetterlo più.


 


Unzione degli infermi.


 


Si dà solo in punto di morte?


Purtroppo, nel corso degli ultimi secoli, c’è stato come uno slittamento (e un conseguente impoverimento) nell’amministrazione e nella comprensione di questo sacramento. Prima veniva amministrato sui malati poi venne man mano spostato verso i moribondi. Per questo venne chiamata “Estrema unzione”. In verità l’unzione veniva data ai malati perché guarissero dalla loro malattia, o comunque venissero consolati dal Signore nel difficile momento della prova. Si potrebbe dire che questo ssacramento vuole manifestare la vicinanza di Gesù ai malati e la sua lotta contro il male. Ecco perché oggi si è tornati al nome “Unzione degli infermi”. Fortunatamente si sta affermando sempre più la consuetudine di amministralo ogni volta che c’è una malattia seria.


 


Si usa un olio speciale per i moribondi?



No, non esiste un olio per i moribondi. Quello che viene chiamato “olio santo” è l’olio degli infermi. E’ con questo olio, consacrato il Giovedì Santo assieme al crisma e all’olio dei catecumeni, che viene amministrato appunto l’Unzione degli infermi (i tre olii usati per i diversi sacramenti sono formati da una mistura di olio e di aromi). L’unzione con l’olio, in tutta la tradizione biblica, significa una “consacrazione” che viene dall’alto, ossia un particolare intervento di Dio su qualcuno o su qualcosa per trasmettere e far penetrare (l’olio adersisce, non scorre via) la sua potenza e il suo Spirito.


 


L’olio può avere capacità curative?



In antico era frequente l’uso dell’olio come medicina curativa, ed anche come mezzo per irrobustire e abbellire il corpo. Quest’uso appare ancora oggi, sebbene in modi più sofisticati. Nel sacramento degli infermi l’olio che viene usato per ungere il malato diviene segno visibile dell’azione di Dio che si china sul malato per aiutarlo a guarire e comunque per aiutarlo a vivere con serenità il difficile momento della malattia. In tal caso non si fa ovviamente affidamento alle caratteristiche naturali dell’olio, quanto alla energia e alla forza di Dio che interviene, appunto, attraverso il “segno” dell’olio.


 


Che differenza c’è tra unzione degli infermi e preghiera di guarigione?



Sono due cose distinte. L’unzione degli infermi è un sacramento della Chiesa, e viene amministrato con una particolare celebrazione liturgica. E’ bene perciò che, come ogni liturgia, anche questo sacramento venga celebrato in modo comunitario. La comunità cristiana, con il ministro ordinato, attraverso questa celebrazione, manifesta l’amore di Dio che si avvicina, che si china sui malati e che lotta contro la malattia. La preghiera di guarigione è comunque una preghiera fatta da singoli o da gruppi di fedeli sul malato perché riceva la guarigione. C’è da dire che questa forma di preghiera, di cui troviamo molte tracce nelle pagine bibliche, era diventata rara nelle nostra comunità. Ed è bene che si riprenda la pratica di pregare sui malati perché guariscano.


 



Il ministro deve essere solo un prete?



Il ministro è il sacerdote. Ma, come ho già accennato, deve emergere con più chiarezza la partecipazione della comunità cristiana nella celebrazione. In tal senso si deve favorire in ogni modo che, assieme al ministro, ci siano anche alcuni fedeli (almeno i familiari) quando si amministra l’Unzione degli Infermi. Nella società contemporanea, ove è facile emarginare la malattia e allontanare i deboli (compresi gli anziani, per l’indebolimento fisico provocato dal passare egli anni), è opportuno che la Chiesa manifesti con maggiore chiarezza la sua vicinanza a chi è malato e indebolito. Una rinnovata pratica di questo sacramente è utile per riscoprire l’urgenza dell’amore di Dio per i malati. Un esempio significativo è l’amministrazione dell’unzione degli infermi agli anziani in una celebrazione parrocchiale comune.