100 anni dei Salvatoriani alla Madonna del Ponte

100 anni dei Salvatoriani alla Madonna del Ponte

“Care sorelle e cari fratelli,


ho voluto che ci fosse una celebrazione particolare per ricordare i cento anni di presenza dei religiosi Salvatoriani in questo santuario della Madonna del Ponte. Come sapete, essi giunsero qui nel 1901, proprio all’inizio del Novecento. E fu il Papa Leone XIII che, su intervento del vescovo di Narni, mons. Cesare Boccanera, convinse padre Jordan, fondatore dei Salvatoriani, a prendere la cura del Santuario. Appena p. Jordan giunse qui, era il 12 novembre del 1901, trovò una chiesa poco custodita, quasi in abbandono e spesso preda di ladri. I Salvatoriani, comunque, presero volentieri questo santuario, e man mano lo hanno abbellito, custodito e ampliato. E diveniva sempre più un luogo di rifugio per tanti fedeli; qui infatti si poteva sentire con intensità l’intercessione di Maria e la protezione di Dio. La Madonna si mostrava davvero la madre di tutti, tutti coloro che ricorrevano a lei li prendeva sul suo petto e li stringeva a sé come il piccolo Gesù. La devozione a questa immagine di Maria cresceva tra la gente. Durante la prima guerra mondiale, il Santuario divenne come un porto in cui rifugiarsi, un luogo da cui invocare grazie e protezione per coloro che si erano recati al fronte. Quante mamme in quegli anni hanno pregato davanti a questa immagine perché i loro figli tornassero vivi! L’intensificarsi dei pellegrini convinse il vescovo Mons. Dal Prà, a proclamare nel 1954, la Madonna del Ponte “Patrona di Narni e della diocesi”. Ma io direi che dobbiamo affidare a Lei, oggi, l’intera diocesi di Terni-Narni-Amelia. Io stesso ho voluto prendere l’immagine della Madonna del Ponte come ricordo della mia consacrazione episcopale. Per cento anni, i Salvatoriani hanno curato questo santuario. Come non ringraziarli? Come non pensare con cuore grato a tutti i padri che qui hanno speso la loro vita? Come non innalzare al Signore un inno di grazie per quanto ha operato attraverso la loro opera pastorale? Ora, dopo averlo curato e aver dato a questo luogo il suo splendore, lo introducono nel nuovo millennio, perché continui ad essere un luogo di grazie e di protezione. Quando nel 1944 il santuario fu distrutto dai bombardamenti, i padri salvatoriani si impegnarono con grande zelo, e con un notevole impegno economico, alla ricostruzione. E in quell’anno fu aggiunto alla Chiesa anche il campanile. P.Facondo, rettore del santuario, divenuto nel frattempo generale, diceva: “Un santuario senza campanile è come una persona senza voce”. Aveva ragione, p.Facondo. In verità, tutto il santuario è un po’ la voce di Dio. Di qui Gesù vi dice: “Convertitevi, perché il regno di Dio è vicino”. Tutti siamo chiamati a convertirci, ossia a cambiare il nostro cuore, ad abbandonare cioè l’egoismo, la violenza, l’odio, la tristezza, e divenire assieme a Gesù operatori di pace e di amore. Gesù ce lo dice mentre attorno a noi il mondo mostra ancora tanta violenza e tanta ingiustizia. Ma con lui il mondo può cambiare. Come? Deve avvenire quel che avvenne sulle rive del lago di Galilea. Simone e Andrea, mentre erano intenti a gettare le reti, sentirono chiamarsi da Gesù e subito lo seguirono. Così anche Giacomo e Giovanni. Erano tutti modesti lavoratori. Eppure Gesù chiama proprio loro e affida loro un destino straordinario: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. Ma cosa vuol dire? Li invita a usare altre reti e a pescare in un altro mare. Le altre reti sono le reti dell’amore, le reti dell’amicizia, le reti della solidarietà. E l’altro mare siamo noi, gli uomini e le donne di Narni, ma di ogni parte. Gesù vuole farci tutti pescatori di uomini e donne, ossia di stringere legami di amicizia, di solidarietà, di aiuto con tutti. Sì, ci viene chiesto di tessere una rete di amicizia. E questa rete ci salva. Se uno resta solo, senza nessuna rete, è davvero triste e non si salva. Vorrei dire che questo è anche il senso della Madonna del Ponte. Non è un nome vano. Sì, è un nome antico. Eppure proprio l’altro giorno ad Assisi, il Papa, parlando della pace, ha detto che tutti dobbiamo costruire dei ponti tra la gente e tra i popoli. E costruire ponti vuol dire colmare gli abissi che ci separano gli uni dagli altri. E gli abissi sono le guerre, le violenze, ma anche l’egoismo, il disinteresse per gli altri, il fare solo le cose proprie, e così via. Maria ci insegna il contrario. Ci insegna a creare ponti, ossia a creare amicizia, a costruire solidarietà, a offrire perdono. Sia perciò questo santuario un luogo ove apprendere a costruire ponti di amicizia, ove apprendere a tessere una rete di solidarietà. “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini” o, se volete, “Seguitemi, vi farò costruttori di ponti di amicizia, operatori di fraternità”. Noi oggi, come fecero quei primi quattro discepoli, diciamo sì al Signore che ci chiama e iniziamo ad ascoltare il Vangelo e a vivere tra noi con più amicizia, con più solidarietà, con più generosità. Maria ci sta davanti e ci sostiene in questo cammino”.