Ordinazione sacerdotale di fr. Bodgan Franczak

Ordinazione sacerdotale di fr. Bodgan Franczak

Care sorelle e cari fratelli,


 


è sempre un grande dono alla Chiesa l’ordinazione di un sacerdote. E’ una grazia per voi, cari frati conventuali, ed anche per questa comunità parrocchiale che da tanti anni vi vede come suoi pastori. Saluto il padre provinciale e tutti i frati ringraziandoli per il servizio apostolico che svolgono in questa parrocchia. L’ordinazione di padre Bogdan è un’occasione bella per dire il grazie della diocesi a tutti voi, cari frati. Egli del resto viene incardinato come prete nel vostro Ordine. La sua vocazione è maturata da ragazzo, in Polonia, – mi dicono in bel paesino di montagna – per l’amicizia di un vostro frate, anche se poi la sua formazione è avvenuta in Italia. E profitto caro padre Bogdan per salutare i tuoi genitori e gli altri amici che sono venuti per circondarti del loro affetto. Cari genitori è un grande dono anche per voi avere un figlio sacerdote. Se l’avete offerto al Signore, sarà il Signore stesso a ricompensarvi e in maniera sovrabbondante. Non lo avete perso. Egli, donandosi totalmente a Dio, testimonia anche a voi il primato dell’amore di Dio. E aver scelto la via proposta da san Francesco gli consente un modo particolare bello di testimoniare l’amore del Signore.


Caro padre Bogdan tu appartieni già alla famiglia francescana con la professione solenne che hai pronunciato. Ma oggi vieni anche consacrato sacerdote perché il tuo servizio della Chiesa si manifesti anche attraverso il ministero sacerdotale. Tu sai bene che san Francesco non volle giungere sino al sacerdozio. Ma non per sottrarsi al servizio di Dio e della Chiesa. Egli volle piuttosto evitare che il sacerdozio fosse per lui una occasione di orgoglio, di protagonismo, di sistemazione. Scrivono le Fonti che egli “per conservare profonda umiltà e confondere la futura ambizione, non volle essere promosso al sacerdozio”(2059). In effetti, sarebbe tradire Gesù stesso se si intendesse il sacerdozio come una sorta di promozione. In tal senso non deve tendere sempre alla umiltà di san Francesco, o meglio tutti noi dovremmo sentire questa tensione. Francesco conosceva la triste condizione di tanti cristiani, anche sacerdoti, nel suo tempo. E sentì che la sua rinuncia poteva essere una grande lezione per tutti i sacerdoti perché svolgessero il loro ministero secondo lo spirito del Signore. Non obbligò perciò i suoi frati a seguirlo nella rinuncia, ma a quelli che si accostavano al sacerdozio volle riservare parole particolari perché comprendessero la grandezza del ministero sacerdotale e la responsabilità che ne conseguiva. Tu certamente conosci quanto san Francesco scrisse per i frati che divenivano sacerdoti. Rileggile e tienile a mente. Sì, caro p. Bodgan, conserva nel cuore quelle parole.


San Francesco non si stancava di sottolineare la dignità alla quale quei frati erano chiamati. Scriveva: “Udite, fratelli miei, se la beta Vergine Maria è così onorata, come è giusto, perché lo portò nel suo santissimo seno; se il Battista beato (e oggi il Vangelo ci parla proprio del Battista) tremò di gioia e non osò toccare il capo santo del Signore; se è venerato il sepolcro, nel quale per qualche tempo Egli giacque; quanto deve essere santo, giusto, degno, colui che Lui non già morente, ma eternamente vivente e glorioso, Lui, sul quale gli angeli desiderano volgere lo sguardo, accoglie nelle proprie mani, riceve nel cuore e con la bocca, offre agli altri perché lo ricevano?” Caro padre Bogdan – ed anche noi, care sorelle e cari fratelli – teniamo ben in mente la grandezza del mistero che oggi celebriamo. Un nostro fratello viene scelto dal Signore per essere consacrato sacerdote. Vieni scelto e consacrato per essere ministro di Cristo, per dispensare i suoi santi misteri, per essere pastore buono che raduna i figli dispersi, per essere padre di tutti e particolarmente dei più deboli. E’ un compito che fa tremare chiunque, a partire da chi lo riceve. E’ un ministero così alto che nessuno potrebbe immaginarlo per sé se non fosse chiamato da Dio e da Lui consacrato. E’ il Signore, caro Bogdan, che ti dice, come abbiamo ascoltato dal profeta: “Mio servo tu sei”. Sì, carissimo, sei chiamato e consacrato per essere servo del Signore, servo dei tuoi fratelli, servo di coloro che il Signore ti affida.


E sono particolarmente lieto che il tuo servizio inizi in questa Diocesi e in particolare in questa parrocchia di san Giuseppe. Entri in certo modo a far parte del nostro presbiterio e in particolare a servire questa comunità. Ormai hai imparato a conoscerla, ed essa oggi ti circonda con amore e con gioia grande. Lo vedo chiaramente nei vostri volti. Sapete bene infatti che il sacerdote è una grazia straordinaria. Care sorelle e fratelli, accogliete in mezzo a voi padre Bogdan con amore, è il servo che il Signore ha inviato assieme agli altri padri perché cresciate nella fede e nell’amore. Non sprecate questo dono: amatelo, ascoltatelo, aiutatelo, accompagnatelo, e lasciatevi amare da lui. E a te caro Bogdan vorrei ricordarti alcune parole che sacerdote francese aveva inviato ad un suo confratello appena ordinato e che Papa Giovanni aveva trascritto nel suo diario: “Fai rivivere nostro Signore! Che si dica dietro di te: Oh! È Gesù tornato sulla terra a conversare con gli uomini. Sorridi a tutti, ai ricchi e ai poveri, ai poveri e ai ricchi egualmente: e se ammetti qualche ineguaglianza che essa sia a favore dei piccoli, i quali hanno maggiore bisogno di questa elemosina”. E più avanti aggiungeva che la santità consiste in questo: “imita la bontà (io adoro questa parola) la bontà e la mansuetudine del Figlio di Dio. Passa facendo del bene: guarendo ogni languore ed ogni infermità; evangelizzando il regno di Dio per i paesi e le città; imponendo le mani ai piccoli fanciulli, e sorridendo santamente alle madri. E visita i malati”.


Sono parole che potremmo mettere in bocca anche a san Francesco e alla decisione di seguire il Vangelo senza aggiunte. In effetti, null’altro deve fare il sacerdote che imitare Gesù: fare quel che egli faceva e diceva. Non disse forse ai discepoli: “fate questo in memoria di me?” Non si trattava solo di ripetere stancamente un gesto ma di rifare oggi quel che Gesù fece allora, a partire dalla celebrazione dell’eucarestia che è il cuore della vita cristiana e quindi del sacerdote. E’ in questa imitazione di Cristo che consiste la grandezza del sacerdote. E per questo san Francesco nella sua esortazione scriveva ancora: “Badate alla vostra dignità, frati sacerdoti, e siate santi perché egli è santo. E come il Signore Iddio onorò voi sopra tutti gli uomini, per questo mistero, così voi più di ogni altro uomo amate, riverite, onorate Lui. Gran miseria sarebbe e miserevole male se, avendo Lui così presente, vi curaste di qualunque altra cosa che fosse nell’universo intero. L’umanità trepidi, l’universo intero tremi e il cielo esulti quando sull’altare, nelle mani del sacerdote, è il Cristo Figlio di Dio”. L’intera vita del sacerdote è nel mostrare Cristo a tutti, nel portarlo ad ogni cuore. Il tuo compito, la tua missione, caro p. Bogdan, è simile a quello del Battista, ossia annunciare a tutti: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo”.