Ordinazione diaconale Marcello D’Artista e Giorgio Foglia

Ordinazione diaconale Marcello D'Artista e Giorgio Foglia

Care sorelle e cari fratelli,


questa celebrazione eucaristica è oggi arricchita dalla ordinazione al diaconato di due nostri fratelli, Marcello e Giorgio. Marcello, è venuto da Sulmona a Terni su suggerimento di don Fabio che sentiamo accanto a noi in questa celebrazione, voi lo conoscete già per il suo impegno in parrocchia dallo scorso anno; saluto i genitori e gli amici che oggi gli fanno festa. Giorgio, dei ricostruttori nella preghiera, sta nel monastero di San Simeone a Stroncone ove con alcuni fratelli e sorelle vive la sua scelta per il Signore secondo le antiche regole monastiche; saluto di cuore gli amici che lo accompagnano. E’ un giorno particolare di festa per la nostra Chiesa diocesana. Come tutti sapete, ogni domenica facciamo festa attorno al Signore risorto. Ci raduniamo nella sua casa per ascoltarlo e per nutrirci del sue corpo e del suo sangue. E non celebriamo l’Eucarestia semplicemente per adempiere un rito, ma per incontrare Gesù e nutrirci di Lui per essere come Lui. Si, noi veniamo qui perché vogliamo crescere nell’amore di Gesù, per diventare davvero cristiani, ossia simili a Gesù. Spesso purtroppo siamo cristiani solo di nome. Dobbiamo essere invece cristiani, ossia di Cristo, di nome e di fatto. Quante volte nei fatti quotidiani siamo lontani da Gesù! Abbiamo ascoltato la parabola dei due figli ai quali il padre chiede di andare a lavorare la vigna. Il primo risponde si ma non ci va, il secondo risponde no, ma poi ci ripensa e va a lavorare la vigna. Troppe volle, care sorelle e cari fratelli, siamo come il primo figlio: diciamo sì a parole, veniamo anche a Messa e poi diciamo “no” tutta la settimana, ossia ci comportiamo in maniera distante da quella. Cosa significa dire lavorare la vigna? Significa non vivere solo per se stessi, ma anche per gli altri; significa non preoccuparsi solo per le proprie cose, ma anche di quelle altrui; significa non essere schiavi delle proprie voglie, ma di essere al servizio anche degli altri. Questo vuol dire lavorare la vigna oppure, se volete, essere cristiani, ossia seguaci di quello che Cristo ha fatto.


 


Carissimi Marcello e Giorgio, oggi con la vostra ordinazione a diaconi ricordate a tutti noi cosa vuol dire essere davvero cristiani, ossia di Cristo. Voi ricordate a tutti noi che il cristiano è uno che vive di amore e per l’amore. La parola diacono che significa “servo” vuol dire un uomo che è ordinato all’amore, al servizio. Le parole di Paolo ai Filippesi sono quanto mai chiare. L’apostolo li esorta a vivere nell’amore. Ma questo è possibile solo se animati dall’umiltà e non dalla vanagloria, solo se siamo alla ricerca dell’interesse degli altri più che dei nostri interessi. Per questo ci dice “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo”. Si, Gesù è il primo servo, il primo diacono. Gesù ha risposto sì al Padre quando lo ha inviato dal cielo per lavorare la vigna degli uomini sulla terra e l’ha ha fatto. Quante volte ha ripetuto ai discepoli: “Mio cibo è fare la volontà del Padre che sta nei cieli”. Per noi, il cibo è fare la nostra volontà, è fare quello che ci pare, quello che ci passa per la testa.


 


Il diacono,— ma anche il cristiano – non fa quello che lui pensa sia bene per sé, ma quello che è bene per gli altri. Cosi è vissuto Gesù! Carissimi Marcello e Marco, imitatelo! E noi care sorelle e cari fratelli, guardiamo oggi questi due figli della Chiesa che vengono appunto ordinati all’amore, al servizio. Essi ci ricordano la sostanza della nostra fede cristiana che è appunto l’amore per gli altri, il servizio agli altri. Con tre segni in particolare la liturgia di ordinazione diaconale esplicita questo servizio.


 


Il primo è la consegna del Vangelo da parte del vescovo che gli dice: “Ricevi il Vangelo di Cristo del quale sei diventato l’annunciatore: credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che credi, vivi ciò che insegni”. Si condensa in questa poche parole il rapporto che dovete avere con la parola di Dio. Siete i diaconi del Vangelo, i servi della parola di Dio. Il vostro libro è il Vangelo, la vostra forza è il Vangelo, il vostro programma di vita è il Vangelo. Deve diventare lettura quotidiana. Se non credete al Vangelo, alla sua forza, alla sua potenza, come potrete insegnarlo? E se non lo vivete, come potrete essere annunciatori credibili?


 


L’altra scelta che il Signore vi chiede è quella del celibato per “farne segno e impegno della vostra dedizione pastorale, nella certezza che esso sarà per voi come una sorgente, dalla quale una più viva fecondità spirituale promanerà nella vostra vita”. Can Marcello e Giorgio, con questa vostra scelta voi ricordate a tutti noi il primato assoluto dell’amore per il Signore. Così come la Chiesa non ha altri mariti, non ha altri sostegni, non ha altri appoggi, non ha altri su cui confidare se non il Signore, così voi, non sposandovi ci dite a tutti l’esclusività dell’amore per il Signore. E questo vuol dire saldezza, anzitutto, ma vuol dire anche che l’ossessione del sesso che sta sconvolgendo i cuori e le vite di tanti giovani e meno giovani può essere vinta.


 


La terza scelta è quella della preghiera per la Chiesa che vi viene affidata con la celebrazione delle ore attraverso la recita del breviario. Si, oggi siete incaricati di pregare ogni giorno per tutta la Chiesa. C’è un servizio della preghiera per la Chiesa e per il mondo che è necessario adempiere. In genere ciascuno prega per sé e per i propri cari, e va bene. Ma non è ancora troppo egocentrico fare solo questo? Non sono forse nostri fratelli e nostre sorelle i cristiani del mondo intero? Quelli che in queste scorse settimane sono perseguitati in India, oppure i milioni di persone che muoiono di fame, di sete, oppure gli anziani rinchiusi nei cronicari, e cosi tanti altri? Voi ci ricordate che tutti abbiamo il dovere di pregare per coloro che soffrono in ogni parte del mondo.


 


Carissimi Marcello e Giorgio, accogliete la grazia dell’amore che il Signore oggi vi dona e conformatevi a Gesù primo diacono. E voi care sorelle e cari fratelli ringraziate con me il Signore per il dono di questi due figli al servizio della sua Chiesa. E insieme invochiamo la sua grazia per loro perché imitino Gesù servo, e per noi perché, comprendendo meglio il senso e valore del nostro essere cristiani, sappiano crescere nell’amore per gli altri.