Ordinazione di Marco Pasquali

Ordinazione di Marco Pasquali

Care sorelle e cari fratelli,


 


questa sesta domenica di Pasqua accoglie oggi l’ordinazione sacerdotale di Marco Pasquali. E c’è qui come una doppia festa. Fate festa anzitutto voi Passionisti, perché uno dei vostri figli viene consacrato sacerdote. E saluto di cuore il provinciale e voi tutti cari religiosi che circondate con affetto questo vostro fratello. Ma anche la nostra Chiesa diocesana fa festa perché un suo figlio ha scelto prima la vocazione religiosa e oggi riceve l’Ordine sacro. E una gioia tutta particolare la vive questa cattedrale anche perché Marco si è consacrato al Signore nella Congregazione nella quale entrò San Gabriele dell’Addolorata, la cui casa è proprio davanti a questa cattedrale. E lasciate che immagini il giovane Gabriele entrare anche oggi assieme a noi qui, ma lui dall’alto, e venirti accanto, carissimo Marco. Se egli non avesse nel cielo la visione piena di Dio, umanamente potremmo dire che ti guarda con qualche sentimento di invidia. A lui mancavano pochi mesi all’ordinazione. Non so se l’avrebbe celebrata qui, in cattedrale, come oggi la ricevi tu. In ogni caso, ne prendi come il posto. Permettimi di dirti: sii sacerdote come lo sarebbe stato Gabriele! Egli si era preparato a lungo a questo passo avendo davanti ai suoi occhi la Passione di Gesù che egli aveva compreso con quella visione forte di San Paolo della Croce. Tu lo sai bene quanto San Paolo della Croce fosse stato colpito dalla Passione di Gesù. A ragione affermava che la Passione manifesta il momento più alto dell’amore di Dio per noi. E lui volle viverla personalmente. Ma sentì anche l’urgenza di testimoniarla a tutti. E per questo accolse fratelli, prima, e poi anche sorelle, perché l’amore di Cristo percorresse le vie di questo mondo. Tu, caro Marco, hai scelto di essere membro di questa famiglia religiosa per testimoniare assieme con loro non un amore qualsiasi, ma l’amore come è manifestato sulla Croce. Ebbene, di questo amore noi tutti abbiamo bisogno. Ne abbiamo bisogno noi, anzitutto, che facilmente ci lasciamo travolgere dal nostro orgoglio e dalla conservazione di noi stessi, e ne ha bisogno il mondo che si assoggetta alla ferrea legge dell’amore solo per se stessi. I santi Padri chiamavano questo falso amore, filautia, ossia amore per sé e lo ritenevano all’origine di tutti i mali. Il Vangelo della Passione annuncia un altro amore, un amore che non conosce limiti, un amore che non pretende reciprocità, un amore che supera ogni distanza, un amore che porta a dare la propria vita per gli altri. Questo è l’amore cristiano, l’amore di Cristo. E questo amore è sempre segnato dalla Passione, dalla Croce.


Non spetta a me oggi ricordarti tutto questo: è la tua vocazione di Passionista. Ma oggi, caro Marco, questa vocazione viene come visitata dal sacramento dell’Ordine. La tua vita “da passionista” viene posta al servizio della Chiesa anche attraverso il ministero sacro, l’ordinazione sacerdotale. Tu sai bene che l’Ordine non è dato per avere una posizione nella Chiesa, e tanto meno è una occasione per essere protagonista. E’ un servizio ai fratelli e alle sorelle. C’è allora come un legame particolare tra il tuo essere passionista e il ministero sacerdotale che oggi ti viene affidato. E lo riassumerei dicendo che sei ordinato al Vangelo dell’amore, divieni “sacerdote” di questo Vangelo, “sacerdote passionista”. Il tuo sacerdozio deve quindi acquisire i tratti di quell’amore senza limiti come appare con incredibile evidenza in Cristo sulla Croce, il quale ci amò sino alla fine, ossia sino all’ultima goccia di sangue, come sottolinea stupito il Vangelo di Giovanni quando narra il colpo di lancia che squarciò il cuore di Gesù: “subito ne uscì sangue ed acqua”. Gesù non si era riservato nulla per sé. Aveva dato tutto per noi. E’ questo l’amore cristiano. Vorrei dirti, caro Marco, che tu vieni come “incardinato” in questo amore, nell’amore come appare nella “Passione”. Insomma, sii davvero “passionista”, ossia un uomo che sa amare senza porsi limite alcuno, un uomo che spende interamente la sua vita al servizio del Vangelo. Il tuo amore sia appassionato, forte, largo, per tutti. E’ vero, ci sono alcuni che devi amare più degli altri: i poveri. Sì, verso di loro devi un po’ squilibrarti, devi sentire un amore particolare, come l’aveva Gesù, anche sulla croce quando amò in maniera particolare quel ladrone crocifisso assieme a lui. San Gabriele, quando stava nel ritiro di Isola Gran Sasso e voleva immergersi nella passione di Gesù e nel cuore di Maria Addolorata visse la penitenza legata all’amore per i poveri. Si narra che si privava dei cibi migliori per darli ai poveri. E a chi gli faceva notare che forse poteva essere più normale rispondeva: “ai poveri non si può dare lo scarto”.


Caro don Marco, il mondo ha bisogno di cristiani così, di preti così. Ma l’amore non nasce da noi, non è una qualità naturale. E’ Dio stesso che abita nel nostro cuore. Il Vangelo che abbiamo ascoltato ce lo ricorda: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e verremo a lui e dimoreremo in lui”(v. 23). Se accogliamo il Vangelo, Dio stesso verrà in noi e dimorerà nel nostro cuore. Ecco perché ascoltare il Vangelo e metterlo in pratica è l’unica via che abbiamo per poter amare come Gesù ha amato. Se ascolteremo con il cuore la Parola di Dio diventeremo la casa del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Sì, l’ascolto del Vangelo è la via dell’amore appassionato. Non abbiamo bisogno di altre parole: dobbiamo, e con urgenza approfondire e amare l’unica Parola. E’ quello che Gesù disse ai suoi discepoli di allora e ripete a noi oggi: “Vi ho detto queste cose mentre mi trovavo presso di voi. Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi farà ricordare quanto vi ho detto (vv.25-26). Gesù aveva capito la smemoratezza e l’incomprensione dei discepoli; e noi non siamo diversi. Per questo aggiunse che avrebbe mandato lo Spirito come maestro interiore dei discepoli e di ogni credente. Sarà suo compito “insegnare” e “ricordare” le parole dette da Gesù. “Ricordare” il Vangelo con l’aiuto dello Spirito vuol dire amarlo come la parola più cara e cercare in ogni modo di metterlo in pratica.


La tua vita di religioso e di prete passionista, caro Marco, sia il Vangelo. Ascoltalo, mettilo in pratica, e crescerai simile a Gesù. Il ministero che oggi ti viene conferito deve spingerti a conformarti ancor più al Signore Gesù. Il beato Giovanni XXIII, nel suo diario, riporta questo passaggio che un sacerdote francese aveva inviato ad un suo confratello appena ordinato: “Fai rivivere nostro Signore! Che si dica dietro di te: È Gesù tornato sulla terra a conversare con gli uomini. Sorridi a tutti, ai ricchi e ai poveri, ai poveri e ai ricchi egualmente: e se ammetti qualche ineguaglianza che essa sia a favore dei piccoli, i quali hanno maggiore bisogno di questa elemosina”. E più oltre aggiungeva: “imita la bontà (io adoro questa parola) la bontà e la mansuetudine del Figlio di Dio. Passa facendo del bene: guarendo ogni tristezza ed ogni infermità; annunciando il regno di Dio per i paesi e le città; imponendo le mani ai piccoli fanciulli, e sorridendo santamente alle madri. E visita i malati”.