Incontro con i ministri della salute dell’Africa subsahariana

Incontro con i ministri della salute dell'Africa subsahariana



Sono particolarmente lieto di prendere la parola in questa V Conferenza Internazionale promossa dalla Comunità di Sant’Egidio.


Saluto il segretario generale di Coldiretti dott. Pasquali, che gentilmente ha ospitato questa conferenza, il Sindaco  di Roma, Walter Veltroni, il ministro della Salute Livia Turco, l’onorevole Patrizia Sentinelli, vice ministra per gli Affari Esteri, la signora Joy Phumaphi, vicepresidente della Banca Mondiale, il dott. Corrado Passera, Amministratore delegato del gruppo Intesa San Paolo, i rappresentanti politici e delle Istituzioni, delle grandi Agenzie Internazionali, i 21 ministri della Salute, i medici, il personale sanitario, gli amici, tutti quelli che con noi lavorano e sostengono la lotta all’ AIDS in Africa.


 In questi anni la Comunità di Sant’Egidio ha  rinnovato la fedeltà e l’ amicizia con l’Africa in molti modi, l’impegno per la ricerca della pace in molti paesi, la solidarietà con i più poveri, la lotta per l’abolizione della pena di morte, la campagna per l’iscrizione anagrafica dei bambini, e non ultimo, attraverso il programma DREAM, programma di prevenzione  e cura  dell’AIDS  e la malnutrizione.


Vorrei dare un particolare benvenuto a tutti i ministri africani che partecipano oggi a questa  quinta conferenza internazionale del programma DREAM.


La loro partecipazione è il segno di questo legame profondo che unisce Sant’Egidio all’Africa.


Vorrei ringraziare loro, che oggi qui  rappresentano ben 21 paesi africani, per l’amicizia che ci ha fatto lavorare insieme,  se pur tra alcune difficoltà, per questo sogno che ormai  è diventato realtà e che ha i volti di tanti africani rinati ad una vita nuova.


 


L’argomento specifico di questa V conferenza è la lotta all’AIDS ed alla Malnutrizione. Non c’è bisogno di sottolineare che insieme formano un terribile circolo vizioso che travolge la vita di milioni di persone, soprattutto bambini. Non può essere un problema solo africano. E’ una tragedia e un’ingiustizia che deve riguardare tutti e quindi richiede l’impegno di tutti.


E in particolare l’impegno dell’Europa. Siamo convinti, infatti, che Europa ed Africa hanno un destino comune. E da questa alleanza è possibile tracciare un futuro per chi ne è privato a motivo della malattia e della mancanza di cibo.


 


L’AIDS da anni ormai appare come il paradigma della disuguaglianza delle popolazioni dell’Africa Sub-Sahariana rispetto a tante altre patri del pianeta. Questa malattia che in occidente è ormai efficacemente contrastata, in Africa continua purtroppo a mietere vittime. Il contagio continua la sua triste corsa a causa della carenza di farmaci, del personale atto ad usarli, delle strutture necessarie all’implementazione dei modelli di cura, e così via.  Nonostante l’impegno dei governi dei paesi africani, congiuntamente con la comunità internazionale, gli ostacoli alla diffusione delle cure sono ancora molto alti, e l’affermazione del diritto alla salute come uno dei diritti fondamentali dell’uomo è più un’espressione di intenti che un impegno effettivo.


 


Alla carenza di medicine spesso si aggiunge anche quella del cibo che ovviamente rende ancora più difficile contrastare la malattia. La povertà assume così un aspetto ancor più inaccettabile ed insopportabile. E’ al di là delle giustificazioni e delle spiegazioni che si possono avanzare. Non c’è giustificazione alcuna al fatto che nei paesi ricchi la vita media sia di circa 80 anni e nei paesi poveri non arrivi a 40. E sappiamo che l’AIDS e la Malnutrizione sono due delle cause più importanti che stanno alla radice di questa radicale ingiustizia. Non è possibile restare in silenzio davanti ad una situazione così drammatica. E se c’è una cultura di fondo che spesso porta a non considerare nulla la vita di un malato in Africa, per noi – soprattutto per noi cristiani – la vita di ogni uomo è santa e quella di chi è debole e non conta niente, è ancor più santa, se così posso dire, perché amata con ancor più forza da Dio. Per questo ritengo che sia necessario e urgente un impegno deciso in questa direzione da parte di tutti, e dei cristiani in particolare.


 


Il programma DREAM rappresenta lo sforzo della Comunità di Sant’Egidio di contrastare tutto questo con generosità ed intelligenza. La diffusione del programma nell’Africa Sub-sahariana (è presente in dieci paesi, con 21 centri clinici, 12 laboratori di biologia molecolare, e con circa 32.000 pazienti seguiti fino ad oggi) esprime il desiderio di fronteggiare a tutto campo la malattia, nella speranza, rafforzata da ormai cinque anni di lavoro sul campo, che una risposta al desiderio di vita di milioni di persone è possibile e praticabile. Il modello del programma DREAM è stato replicato con successo in diversi paesi, dimostrandosi capace di offrire una pista di lavoro a coloro che desiderano impegnare risorse nella lotta all’AIDS. Gli accordi di collaborazione in corso con diversi governi e la presenza, crescente  di anno in anno, di rappresentanti delle massime autorità sanitarie dei paesi africani testimoniano l’interesse con il quale si guarda al programma DREAM da più parti nel continente africano. 


 


Si tratta di una battaglia a lungo termine. Con l’AIDS si dovrà convivere ancora per molti anni e c’è bisogno di strategie che si attrezzino per una lunga guerra: l’obiettivo è salvare più vite possibile, fino a quando, speriamo, sarà disponibile un approccio terapeutico o preventivo ancora più efficace di quello che oggi abbiamo a disposizione. Il futuro dell’Africa, il suo sviluppo sociale ed economico passa anche, e forse soprattutto, attraverso la battaglia della salute per i suoi cittadini. Per questo siamo particolarmente lieti di avere tra noi i ministri della Sanità di molti paesi africani. Il programma DREAM rappresenta una speranza concreta per tante società colpite dall’AIDS nella loro parte più produttiva: la speranza di un futuro migliore dove chi è malato possa essere curato e condurre una vita normale per se, per i propri cari e per continuare a contribuire allo sviluppo della società.


In questa lotta c’è bisogno di farmaci, di cibo, di formazione per il personale, di attrezzature, di strutture, e altre cose ancora. E’ un terreno ove la collaborazione tra Europa ed Africa può e deve crescere. Non c’è dubbio alcuno che l’Europa possa giocare un ruolo importante in questa collaborazione, anzi, decisivo, per sostenere il futuro dell’Africa, ridando vita ad un legame che con il tempo si è affievolito. I paesi europei, debbono ritrovare il passo di una collaborazione efficace e finalizzata ad obiettivi di lungo periodo, che sostenga i governi e le popolazioni dei paesi africani in un momento decisivo per il loro futuro. In ogni caso il futuro dell’Europa e al futuro dell’Africa. Per questo siamo qui. E’ una riunione inconsueta; raccoglie il mondo del nord e quello del sud, il mondo della scienza e quello della politica, donatori, volontari e istituzioni accademiche. Questa conferenza rafforza il ponte tra Europa e Africa, accorcia le distanze, tenta di colmare quell’abisso di ingiustizia che separa la vita e il destino dei tanti  malati africani, da quello delle popolazioni del nord del mondo. E’ un ponte che unisce l’Europa all’Africa, ma soprattutto unisce questi due continenti ad un futuro di pace e di serenità.


Il mio augurio è che questa giornata sancisca una nuova alleanza per affrontare insieme questa sfida che ci sta tanto a cuore.