Ordinazione dei diaconi parmanenti
Essa nasce da un cammino laborioso e attento. Ringrazio per la sua presenza mons. Franco Gualdrini. Egli, che via ha accolti nel cammino diaconale, oggi può gioire con me e con tutti voi per questa celebrazione. Grazie carissimi sacerdoti e grazie a voi tutti che siete venuti così numerosi in questa chiesa dedicata a San Francesco. E per di più c’è un segno particolare: San Francesco, infatti, è un diacono diacono permanente. Voi sapete infatti che la passione del Vangelo lo portò a ricevere il diaconato visto che non voleva essere ordinato sacerdote. Ebbene, San Francesco, che volle stabilire qui la prima dimora a Terni dei suoi frati, torni in mezzo a noi e non solo ci accompagni con la sua intercessione, ma per voi, cari fratelli che state per ricevere il diaconato, sia un esempio da imitare per poter servire il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze.
Il Vangelo di Giovanni che ci è stato annunciato riporta la domanda che alcuni greci posero a Filippo e Andrea: “Vogliamo vedere Gesù”. E’ una richiesta che facciamo nostra: Sì, Vogliamo vedere Gesù. In questi giorni che ci separano dalla Pasqua non vogliamo perdere di vista il Signore. E’ bene perciò – e lo dico a tutti – che i nostri occhi, ogni giorno, leggano una pagina evangelica. Vi ho consegnato il Vangelo di Marco. Riprendetelo tra le mani, apritelo ai capitoli della Passione. Leggendo queste pagine comprenderete il cuore, i pensieri, i sentimenti e l’amore di Gesù che in questi giorni diviene servo esemplare, diacono di ciascuno di noi, sino a versare tutto il suo sangue. Cari fratelli che oggi ricevete il diaconato, in questi giorni della passione non staccate il vostro sguardo da Cristo e comprenderete meglio come vivere il vostro diaconato. Gesù, durante la Settimana Santa, anche attraverso le celebrazioni liturgiche, vi indica la via di come essere servi.
Il Vangelo ci dice che quando Filippo e Andrea gli riferiscono la richiesta dei due greci, Gesù risponde che finalmente è giunta la sua “ora”. E’ giunta cioè l’ora nella quale vivere fino alla fine, fino al culmine, il servizio, il diaconato. Gesù – lo sappiamo bene – è stato servo in tutti i giorni della sua vita. Per lui non c’è mai stata l’ora dell’amore per sé, l’ora dell’interesse per sé, come invece accade per noi che spendiamo ore e ore a pensare a noi. Per noi tutte le ore sono buone per pensare a noi stessi e ai nostri interessi. Per Gesù, no! Tutta la sua vita è come un’unica ora spesa a fare la volontà di Dio e a servire gli altri. Certo, in questi giorni, il suo servizio raggiunge il culmine più alto; in questi giorni sono l’ora in cui si manifesta come mai è avvenuto sulla terra cosa vuol dire servire. E’ un’ora particolarmente drammatica, perché è segnata dalla sofferenza, dal tradimento degli amici, dalla morte. Questi pensieri fanno esclamare a Gesù: “L’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora! Padre glorifica il tuo nome”. “Per questo sono venuto!”, ossia per essere diacono sino all’effusione del sangue. E ne spiega il motivo con una immagine: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Gesù ha portato frutto perché ha servito sino in fondo, sino a morire. Quale mistero di amore! Noi tutti, care sorelle e cari fratelli, siamo il frutto di quella morte, noi siamo la spiga sbocciata da quel seme messo sotto terra. Ecco come Gesù è diventato il primo diacono, esempio dei diaconi e di ciascun credente. Se uno spende la sua vita come Gesù non “rimane solo”, porterà “molto frutto”, ossia avrà fratelli e sorelle da amare.
Lasciate, allora, che a voi in particolare, cari candidati al diaconato, Gesù rivolga le parole seguenti: “Se uno mi vuol servire (il testo si potrebbe tradurre: “essere mio diacono”) mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo (il mio diacono)”. Ma cosa vuol dire “se uno mi vuol servire mi segua”? Cosa vuol dire “servire il Signore Gesù”? Nella preghiera di consacrazione, fra poco, faremo riferimento ai sette diaconi istituiti dagli apostoli per il servizio alle mense. Ebbene, il ministero del diaconato è dato per il servizio delle mense. E tre sono le mense del Signore. La mensa della Parola, la mensa dell’Eucarestia e la mensa dei poveri. Voi perciò siete ordinati al servizio di queste tre mense, ove è presente l’unico Cristo. Proclamando il Vangelo siete chiamati a dare voce al Signore Gesù. Capite quale ministero grande vi viene affidato? Essere voce del Verbo, ossia dare il vostro fiato allo Spirito che parla attraverso le parole evangeliche. C’è poi la mensa dell’Eucarestia ove c’è il corpo di Cristo morto e risorto. Quanta cura dovete avere nel servire il corpo e il sangue di Cristo perché sia distribuito il più devotamente e largamente possibile! E per svolgere bene questo ministero, anche voi, carissimi candidati all’accolitato, venite particolarmente benedetti da Dio. Sento il dovere di sottolineare la particolare responsabilità che ricevete, visto che in questa nostra Diocesi la Santa Comunione viene amministrata sotto le due specie eucaristiche. Voi siete associati a me e ai sacerdoti in questo compito delicato e importante. C’è, infine, la terza mensa che siete chiamati a servire. E’ la mensa dei poveri. Voi sapete che nei poveri è presente il Cristo sofferente che deve essere amato, curato, sfamato, vestito, visitato. Sia questa terza mensa maggiormente frequentata da voi, cari diaconi. E comunque chinatevi davanti a queste tre mense, inginocchiatevi davanti al Signore Gesù presente nel Vangelo, nell’Eucarestia e nei poveri.
Questo è il modo per voi di essere diaconi. Questa è la via alla quale siete stati chiamati, l’unica via nella quale porterete frutto. Se voi continuate ad amare la vita di sempre, se continuate a vivere pensando a voi, non solo perderete la felicità, ma anche la stessa vita. Ascoltiamo quel che dice Gesù: “Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”. Sono parole che sembrano incomprensibili, e per certi versi lo sono; esse suonano estranee al comune sentire. Tutti amiamo conservare la vita, custodirla, preservarla, risparmiarla dalla fatica; nessuno è portato ad “odiarla”, come invece sembra suggerire il testo evangelico. Basti pensare alle cure che abbiamo per il nostro corpo. Il Vangelo parla un altro linguaggio; potrebbe apparire duro, eppure a guardarci bene dentro è profondamente realista. Cari diaconi, volete amare la vostra vita? Spendetela al servizio di queste tre mense.
E in questo servizio siete in modo particolare legati al vescovo. Questo legame con il vescovo vi lega a Cristo. Voi non siete ordinati per voi stessi ma per essere, legati al vescovo, a servizio del corpo di Cristo che questa nostra Comunità diocesana. La vostra salvezza pertanto non passa più osservando solo i vostri doveri personali e familiari, ossia facendo i bravi mariti o i bravi papà. Questo dovete continuare a farlo. Ma per la vostra salvezza c’è ora anche il servizio a tutto il corpo di Cristo. Questo spostamento di attenzione, dalla famiglia al corpo totale di Cristo, ha richiesto il consenso delle vostre spose per essere ammessi al diaconato. E voi, care spose, siate vicine ai vostri mariti che oggi ricevono un cuore più largo, un impegno più robusto, un servizio più esigente. Accompagnateli con un amore più generoso, con una affetto più forte. Più cresce il loro servizio, più hanno bisogno della vostra preghiera.
E lasciate, infine, che paragoni la preghiera di ordinazione alla voce che quel giorno, come ci ricorda il vangelo, si udì a Gerusalemme su Gesù: “L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!” La vostra gloria, cari diaconi, sia quella di conformarvi a Cristo servo, a Cristo diacono. Siate generosi nell’amore e perseveranti nella preghiera per tutta la Chiesa. Io, noi tutti, vi saremo accanto, certi che su questa strada sarete anche la gloria di questa nostra Diocesi.