Notte di Natale a Narni

Notte di Natale a Narni

“Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore”. Così l’angelo si rivolse ai pastori in quella notte di duemila anni fa. E questa notte ripete a noi: “Vi annuncio una grande gioia: oggi vi è nato il Salvatore”. Avevamo bisogno di sentire questa buona notizia. Ne abbiamo bisogno noi, che siamo raccolti in questo duomo di Narni; ne ha bisogno il mondo intero, che non cessa di vedere violenze, guerre e ingiustizie; ne hanno bisogno i malati, gli anziani, la gente disperata, i milioni di profughi dalle loro terre. Tutti, in verità, abbiamo bisogno del Natale. Certo, l’abbiamo anche stravolto, falsificato, svuotato. Ma il Natale vero torna. Torna questo Natale, il primo del nuovo secolo. Sono belle le parole di un antico Padre della Chiesa, Efrem il Siro, il quale somigliava il Natale a Gesù stesso: “questo giorno è simile a Te; è amico degli uomini. Esso ritorna ogni anno; invecchia con i vecchi e si rinnova come il bambino che è nato. Ogni anno ci visita e passa, quindi ritorna pieno di attrattive. Sa che la natura umana non ne potrebbe fare a meno; come Te, esso viene in aiuto degli uomini in pericolo. Il mondo intero, o Signore, ha sete del giorno della Tua nascita … Sia dunque anche quest’anno simile a Te, e porti la pace tra cielo e terra”. Queste antiche parole, mentre piegano la nostra durezza, ci spingono ad accogliere il Natale vero. I giorni passati non sempre ci sono stati amici e favorevoli. Talora, anzi, sono stati come quando è arrivato nei giorni scorsi il terremoto. E come saranno i giorni che verranno? Come sarà il nuovo secolo che inizia? Questo Natale ci viene incontro: con la sua amicizia vuole strapparci dai giorni tristi e riversare su di noi quella tenerezza che questa notte tutti, spero davvero tutti, almeno un poco sentiamo. Nessuno che partecipa a questa Santa Liturgia di Natale pensi di non essere amato, nessuno creda di essere abbandonato ad un destino triste; al contrario, questa santa notte viene a dirci una tenerezza senza limiti, una misericordia che ci avvolge, come quella luce che avvolse i pastori in quella notte. E la nuova luce che illumina questo duomo ne è come il segno esteriore. Sì, una luce è apparsa a noi, come apparve a coloro che camminavano nelle tenebre, come scrive Isaia. E la luce è l’amore di Dio venuto tra noi; la luce  è quel Bambino che vediamo giacere nella mangiatoia. Egli è venuto anche se gli uomini non lo hanno accolto. Che tristezza quella frase del Vangelo di Luca: “Non c’era posto per loro nell’albergo”!


Eppure aveva lasciato la reggia del cielo, per venire a stare con noi. Sì, la Parola che stava presso Dio è scesa sino a noi, per abitare con noi. E’ un mistero incredibile! Com’è possibile che Dio scelga di abitare tra noi? E come è stato possibile che abbia accettato di nascere in una stalla? Se pensiamo alla creazione del mondo, immaginiamo un grande sconvolgimento; la scienza ipotizza una grande esplosione. Se invece guardiamo la rinascita, l’inizio della salvezza, non dobbiamo andare al centro dell’Impero, Roma, e neppure nella capitale della cultura, Atene. Dobbiamo invece uscire fuori e dirigerci verso una stalla di uno sperduto paese della periferia dell’Impero. Dio ci ha tanto amato da nascere anche in una stalla pur di starci vicino. Questa notte sono stato nella borgata di San Faustino colpita dal terremoto, per iniziare la celebrazione del Natale. E lo abbiamo celebrato in una tenda. Sì, potremmo dire che Gesù questa notte è nato in una tenda. Se le scosse del terremoto hanno reso inabitabile le case e la chiesa, non sono riuscite però a impedire la nascita di Gesù. L’amore del Signore infatti è più forte del terremoto. E se le case sono state incrinate, non lo è stata la solidarietà e non lo è stato l’amore vicendevole. E’ stata una festa bella. Il freddo non ha impedito di incontrarci, anzi ci ha stretti in abbraccio ancor più caldo che vorrei comunicare a tutti voi.


Care sorelle e cari fratelli, accogliamo anche noi quel bambino che è nato. Questo è il Natale, giorno della nascita di Gesù e giorno della nostra rinascita. Sì, dobbiamo rinascere. Ma come? E’ la domanda che fece Nicodemo a Gesù: “come può un uomo rinascere quando è vecchio?” La risposta è semplice: riaprendo il Vangelo. Questa notte abbiamo ascoltato la prima pagina del Vangelo, quella della nascita. Da questa prima pagina possiamo iniziare a scrivere di nuovo la nostra vita. E se sfoglieremo pagina dopo pagina il piccolo libro del Vangelo cresceremo, giorno dopo giorno, come cresceva il bambino Gesù. E’ questo il senso della consegna del Vangelo di Luca ad ogni persona della nostra diocesi. Non è semplicemente un libro che vi viene consegnato, ma una persona, potremmo dire un bambino, un amico che non ci abbandonerà più. E’ bello perciò dirsi l’un l’altro: “Buon Natale”, buona rinascita. Di questo Natale abbiamo tutti bisogno, noi, Narni e il mondo intero.