Natale a San Faustino
“Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore”. Queste parole che l’angelo disse ai pastori nella notte a Betlemme sono risuonate in questa notte a san Faustino. Sì, questa liturgia è un po’ come l’angelo che vi dice di gioire per la nascita di Gesù. Questa stessa piccola chiesa di San Faustino sembra gioire. Sono passati due anni dal terremoto e possiamo finalmente avviare l’ultima fase dei lavori di ripristino e di restauro. Ho voluto essere presente io stesso per dirvi il mio affetto e per testimoniarvi la mia gioia. Rinasce non solo una chiesa di mura, ma anche una chiesa fatta di uominin e di donne che si raccolgono attorno a Gesù. Noi siamo come quei pastori che nella notte hanno lascviato le loro greggi e si sono tutti diretti in quella grotta. Avevano ascoltato l’angelo e trovarono il Bambino avvolto in fasce che giaceva in una mangiatoia.
La sua nascita è un avvenimento più grande della stessa creazione. E’ l’inizio di una nuova creazione. Ma Gesù deve rinascere nel cuore di ciascuno di noi. Scriveva un grande mistico: “Mille volte nascesse Cristo a Betlemme, ma non in te: sei perduto in eterno” (Angelo Silesio). Ogni credente, ogni generazione, anche la nostra, deve ripartire da Gesù, deve rinascere con lui. Ma come è possibile rinascere? E’ la domanda di Nicodemo a Gesù. Anche lui, di notte, chiese a Gesù: “come può un uomo rinascere quando è vecchio?” La risposta è semplice: riaprendo il Vangelo. Sì, il Vangelo è come quel bambino avvolto in fasce che giace nella mangiatoia. Com’è possibile che da quel bambino venga la salvezza? Com’è possibile che da quel piccolo libro vengano parole che cambiano il mondo? Il mistero del Natale è nascosto in questa debolezza. Il Vangelo che vi consegno in questa notte è la luce che può cambiare i giorni e gli anni che verranno. Questa notte abbiamo ascoltato la prima pagina del Vangelo, quella della nascita. Da questa prima pagina possiamo iniziare a scrivere di nuovo la nostra vita. E cresceremo, giorno dopo giorno come cresceva il bambino Gesù, se sfoglieremo pagina dopo pagina il piccolo libro del Vangelo, facendole nostre. Questa notte la Parola si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi, viene nel nostro cuore, divenuto come la nuova mangiatoia. Il Vangelo deve diventare la nostra vita, quelle parole debbono divenire nostra carne. Deponiamo la nostra forza, la nostra sicurezza, la nostra dissipatezza, il nostro orgoglio, e accogliamo questo dono. Natale è accogliere Gesù, è accogliere il Vangelo. Non abbiate paura! Tutti, questa notte, sappiamo di avere un amico che non ci abbandonerà mai: il Signore Gesù. “Non aver paura a prendere conte Maria e il Bambino”, disse l’angelo a Giuseppe. E lo ripete anche a noi questa sera. Non aver paura di prendere il Vangelo e aprirlo.
Care sorelle e fratelli, il tempo che si apre con questa notte è un tempo di grazia. Davanti a noi c’è come una nuova vita; e il Signore ci concede una aiuto particolare perché sia una vita bella per noi e per tutti. Ci aiuta a sperare in un mondo meno egoista, meno violento, e più misericordioso. C’è un segno per noi: da oggi in poi la comunione la faremo sotto le due specie, quella del pane e quella del vino. Vogliamo imitare alla lettera quel che disse Gesù ai discepoli: “prendete e mangiate, questo è il mio corpo; prendete e bevete, questo è il mio sangue”. E’ il segno di un amore che non conosce limiti. E noi siamo chiamati a partecipare a questo amore, per amare di più Gesù e per amare di più i nostri fratelli e le nostre sorelle. Il mondo ha sete di amore e di pace. Gesù viene nel nostro cuore per trasformarci in persone che sanno amare e voler bene.
Questa trasformazione del cuore domani si vedrà chiaramente nella Cattedrale di Terni, quando essa aprirà le sue porte per accogliere i poveri al pranzo di Natale. Sì, questa volta nonn sono i pastori che portano i doni al Bambino. E’ piuttosto il Bambino che offre a chi ha fame e a chi è solo una bella casa, la cattedrale, perché non abbiano più fame e non siano più soli. E? il pranzo dei poveri, un segno dell’amore smisurato di Dio per tutti e particolarmente per i poveri. E ci sarà un regalo per ciascuno di loro, perché tutti si sentano a pieno titolo membri della famiglia di Dio. Betlemme significa “città del pane”. Betlemme dà come un nuovo nome alla cattedrale di Terni, “Basilica del pane”, la nuova Betlemme che dona il pane del corpo e del cuore, il Vangelo e il cibo a chi ha fame.