Natale a Narni 2005

Natale a Narni 2005

Care sorelle e cari fratelli,


l’angelo del Natale, nella notte passata, è tornato sulla torre di Narni per annunciare a tutti il Vangelo del Natale: “Vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città da Davide il salvatore, che è Cristo Signore!” L’angelo ha ripetuto questo annuncio perché il Natale non sia una memoria vuota, magari anche un momento di intimità ,


ma che viene immediatamente risucchiato dalla banalità della vita di ogni giorno. Il Natale torna, è vero, ma per molti è solo una scadenza da calendario. In verità il Natale torna perché ciascuno di noi si fermi, ascolti l’angelo e rinasca nel cuore. Gesù è già nato, e a Natale non si ripete una sorta di recita già scritta. Il Natale torna perché ciascuno di noi rinasca. Un antico mistico diceva: “Nascesse Cristo a Betlemme, mille volte, ma non nel tuo cuore, saresti perduto in eterno”. Ma cosa vuol dire rinascere? Cosa vuol dire per me rinascere a natale? Il Vangelo che abbiamo ascoltato dice che “appena gli angeli si furono allontanati, i pastori si dicevano fra loro: “Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”. E l’evangelista aggiunge: “Partirono senza indugio”.


Ecco come rinascere, come essere uomini e donne che a Natale rinnovano almeno un poco il proprio cuore. Bisogna ripartire da quella grotta, da quel bambino. I pastori infatti si recarono in quella stalla e lì trovarono “Maria e Giuseppe e il Bambino che giaceva in una mangiatoia”. Il Natale è tutto qui. Raccoglierci attorno a quel Bambino che sta in una mangiatoia perché non c’era posto per lui nell’albergo. E’ un mistero d’amore inimmaginabile. Noi facciamo bene ad allestire il presepe e a commuoverci di fronte ad esso. Ma questa bella tradizione non deve farci dimenticare la dura realtà ch’essa esprime, quella di una città, Betlemme, che non ha accolto Gesù. “Non c’era posto per loro”, scrive Luca amaramente. E quante volte anche oggi dobbiamo scrivere questa stessa frase! “Non c’è posto per 6 milioni di bambini che ogni anno muoiono di fame, non c’è posto per gli stranieri nei paesi più ricchi, non c’è posto per i poveri, per i soli, per i malati, per i deboli, per chi non conta, per chi non è come me…!” Il presepe, visto dalla parte degli uomini, ha i tratti della durezza e dell’inaccoglienza. Visto invece dalla parte di Dio è un gesto di amore incredibile: Gesù scende dal cielo sulla terra. E, nonostante gli uomini non lo accolgano, non ci abbandona e accetta di nascere anche in una stalla. Quando mai si è visto un amore simile? E chi poteva immaginare che Dio nascesse come un bambino? Eppure il Natale è tutto qui: un Dio fragile come un bambino. “Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”, dice l’angelo ai pastori. Essi andarono e si strinsero attorno a quel bambino. Quei pastori, ritenuti tra la gente più disprezzata del tempo, furono i primi ad accorrere da quel bambino. Non dirà Gesù: “i primi saranno gli ultimi e gli ultimi primi”? Quella piccola famiglia nella grotta, circondata dai pastori, è l’immagine della Chiesa.


Questa concattedrale di Narni è anch’essa oggi una nuova grotta di Betlemme. Come in quella di duemila anni fa, anche oggi il Bambino sta al centro, e non noi stessi come di solito facciamo e imponiamo a chi ci sta intorno. Oggi è il bambino che sta davanti ai nostri occhi. E noi, come quei pastori, ci stringiamo attorno a lui per apprendere da lui come amare, come voler bene, come vivere. Ma ogni domenica questa concattedrale diventa come quella grotta; ogni domenica infatti il Signore nasce su questo altare durante la Messa: il Vangelo che ci viene annunciato non è forse la Parola di Gesù? E il pane e il vino consacrati non diventano forse il corpo e il sangue di Gesù? San Francesco lo diceva spesso ai suoi frati: in ogni Messa l’altare diviene come la mangiatoia di Betlemme: Gesù scende con il suo vero corpo. E noi siamo chiamati a fare ogni settimana un piccolo ma decisivo pellegrinaggio a questa mangiatoia per poter ammirare e gustare il mistero dell’amore di Dio. Ci vuole un po’ più di coraggio. Sì, ci vuole coraggio a lasciare le proprie abitudini pigre, a scegliere di venire da Gesù. Ma è la via della pace e della felicità. Per i pastori fu una svolta nella loro vita.


Essi sentirono una gioia profonda nel cuore, tanto che, dopo aver visto il bambino, scrive l’evangelista: “se ne tornarono glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”. Dobbiamo imitare quei pastori. So con piacere che sta crescendo a Narni la partecipazione alla messa della domenica. È una cosa molto bella, perché così il Natale si realizza tutte le domeniche. E accadrà anche a Narni quel che avvenne a Betlemme dopo che i pastori erano stati in quella grotta. Essi presero a parlare di Gesù agli abitanti di Betlemme. Credo che questa nostra città di Narni ha bisogno che voi diventiate come quei pastori, ossia uomini e donne che sanno voler bene e che sanno comunicare l’amore. Questo Natale sia per ciascuno di noi un nuovo inizio: ciascuno abbia un sentimento di amore in più nel proprio cuore, e senta l’urgenza di espandere attorno a sé non solo il proprio egoismo ma quell’amore che oggi ha appreso da questo bambino. Se noi sappiamo amare di più, se sappiamo essere più generosi nell’attenzione agli altri, anche Narni crescerà nella pace. In questi giorni, il film Narnia fa parlare un po’ più di Narni.  Voi sapete che Lewis, lo scrittore, è un autore cattolico che ha scritto molti libri sul cristianesimo. Potremmo dire che è come uno di quei pastori che, rimasto affascinato dall’incontro a Betlemme, ha saputo parlare a tutti di quel bambino suscitando sentimenti di amore e di solidarietà. Sì, abbiamo tutti bisogno che cresca l’amore e la solidarietà tra noi. La scorsa settimana sono stato a celebrare la Messa di Natale al polo chimico e ho toccato con mano il bisogno di serenità e sicurezza che hanno gli operai di quello stabilimento. Dobbiamo stringerci ancor più attorno a quel Bambino per apprendere da lui ad essere meno egoisti e più solidali. Oggi abbiamo ascoltato la prima pagina del Vangelo, quella della nascita di Gesù. Bisogna ripartire dal questa pagina e leggere giorno dopo giorno un’altra pagina del vangelo per crescere assieme a Gesù. Sì, dobbiamo leggere il Vangelo ogni giorno e partecipare alla Messa ogni Domenica se vogliamo crescere nell’amore e se vogliamo che Narni sia una città che sa vivere nella pace e nella fraternità. Se aprite il cuore al Vangelo e se partecipate alla Messa della domenica sentirete anche voi crescere la vita a Narni e la vostra gioia sarà piena come quella che sentirono quei pastori.