Messa di Natale ad Amelia

Messa di Natale ad Amelia

 


Care sorelle e cari fratelli,


 


mentre il giorno sta per finire, la Santa Chiesa ci raduna per questa terza celebrazione eucaristica. Il Natale è così ricco che la Liturgia della Chiesa prevede tre celebrazioni per vivere la grandezza di questo mistero. Nella notte, che ho celebrato a Terni, abbiamo ascoltato la prima parte del vangelo della nascita di Gesù secondo la narrazione di Luce. C’è stata poi la Messa dell’aurora, che ho celebrato a Narni, con la narrazione dei pastori che si recano alla grotta di Betlemme e, infine, la terza Messa che celebriamo qui ad Amelia, con il prologo del Vangelo di Giovanni. Vedete, la Chiesa, davvero premurosa come una madre attenta e buona, ci prepara una ricca mensa della Parola perché possiamo gustare la grandezza del mistero del Natale, e noi invece facilmente affoghiamo il mistero di Natale in tante banalità. Insomma, capita che rischiamo di celebrarlo dimenticando persino chi è il festeggiato: Gesù. A Natale si pensa a tante cose, ai regali, al cenone, alle vacanze, al divertimento, e molte cose altre cose ancora e ci dimentichiamo il perché da secoli si fa questa festa. Insomma è facile che il Natale si celebri sempre più lontani dal Vangelo. Per questo spesso è un Natale vuoto, vuoto di senso, vuoto di amore. Il clima generale ci spinge a pensare che il Natale, che la felicità consista nel possedere di più, nell’avere di più, nell’apparire di più. Un po’ come sono le nostre strade quando le illuminiamo sotto Natale. Ma a veder bene non è che le lampadine rischiarano il buio dei nostri cuori, non è che fanno scomparire gli odi, i rancori, le tristezze, le angosce che ci portiamo dentro.


Il Natale ci fa uscire da noi stessi per andare verso Betlemme per andare a vedere il Bambino che è nato. Insomma, c’è un viaggio da fare. E’ stato così per quei pastori. Essi che erano intenti a vegliare le loro greggi, dopo aver ascoltato l’angelo, decisero di lasciare la notte e di incamminarsi, sulla sua parola, verso Betlemme. Così avviene anche per noi. Il Natale parte da Dio non da noi, Non nasce perché noi vogliamo interrompere la monotonia dei giorni. Il Natale non è una parentesi ingannatrice ce una chiusa riporta la vita al livellamento triste di sempre. No, il Natale è Dio che interviene. E’ Dio che scende dal cielo e viene ad abitare sulla terra. E la Parola di Dio che viene annunciata in questa terza Messa di Natale è particolarmente chiara nel mostrare la grandezza del Natale.


L’inizio della Lettera agli Ebrei è straordinario. Ci annuncia che Dio stesso, dopo aver parlato agli uomini in molti modi attraverso i tempi, ora, in questi ultimi tempi, ha deciso di parlare direttamente a noi attraverso il suo Figlio. Il Natale è la fine degli intermediari e la decisione di Dio di scendere direttamente in mezzo a noi. Per questo il cristianesimo è il culmine della manifestazione di Dio, è il compimento di ogni itinerario religioso, è la più alta delle religioni. Tutte le altre religioni cercano di portare l’uomo il più in alto possibile. Fino al cielo. Il cristianesimo è il contrario: porta Dio accanto a noi. E’ il creatore del cielo e della terra che sceglie di venire in mezzo a noi, accanto a noi, per parlarci direttamente, personalmente.


E’ quel che appare con chiarezza nel prologo del vangelo di Giovanni. Scrive l’evangelista che la Parola di Dio, il Verbo, si fa carne. Il Verbo, la Parola; perché? Appunto perché il Signore vuole parlare con noi, vuole intessere con noi un dialogo di amore, vuole farci capire che non sa stare senza di noi, che si è innamorato di noi. Insomma, il nostro Dio non è un Dio lontano e muto. Egli ci ha scelti, si è invaghito di noi. Per questo c’è in Natale. Sì, il Natale c’è perché Dio si innamorato.


Ma il vangelo nota subito il dramma che c’è a Natale, e che rischiamo di perpetuare. Il Verbo, la Parola si fa carne, viene in mezzo a noi, ma noi la rifiutiamo. “La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta”, che tristezza! “Venne tra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto!”.


 



Desidero donare a ciascuno di voi il Vangelo di Giovanni. E’ il messaggero di pace per ciascuno di voi. “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace!”. Come sono belle pagine di questo vangelo che vi annunciano la pace!