Matteo e Simona

Matteo e Simona

Ho voluto essere presente anch’io questa mattina mentre diamo il nostro ultimo saluto a Matteo; essergli vicino con la preghiera per consegnarlo al Signore, Padre grande e largo nell’amore. Desidero essere vicino anche a voi, cari genitori, che avete il cuore spezzato per la perdita di questo figlio; ed essere anche con tutti voi cari amici di Matteo, e di Simona, per piangere la loro perdita ma anche per raccogliere la domanda di amore che essi ci lasciano. Mi ha impressionato l’analogia tra la vicenda di Simona e di Matteo e quella che visse San Valentino tanti secoli fa proprio qui a Terni con i due giovani che aveva aiutato durante il loro fidanzamento e poi nella morte. Certo, è una storia diversa da quella di oggi, ma ambedue ci mostrano il bisogno che abbiamo di amare e di essere amati, e che senza l’amore davvero è difficile vivere. E la morte, qualunque morte, anche quella di Matteo, è sempre una sconfitta, appunto, la sconfitta dell’amore.


Noi oggi, mossi dall’amore siamo venuti qui per stringerci attorno a Matteo. Mi sono anche chiesto: e se in quel tragico martedì notte noi tutti fossimo stati accanto a Matteo come questa mattina gli stiamo attorno? Sì, senza l’amore, senza un amore ampio, grande, fatto di tanti volti, di tanti cuori, è difficile vivere. Ecco perché ritengo che la morte di Matteo sia per tutti noi, per tutta la nostra città di Terni, una grande domanda di amore. Non basta l’amore di uno per un altro, abbiamo bisogno di amarci tutti gli uni gli altri. L’amore è come l’aria che non è possibile sezionare per se stessi. Sì, l’amore è l’amore nella quale vivere. E se manca l’aria, se manca l’amore, è difficile per tutti vivere. Ed in effetti, spesso si sopravvive solo, con una vita scarica di passioni, scarica di senso, scarica di affetti. Ed è per questo che il demone della morte, questo demone terribile e crudele, nemico della vita, si abbatte oggi con più facilità su di noi. Ho in mente anche i due giovani morti l’altro giorno vicino allo stadio… Purtroppo, qui e altrove, il demone terribile della morte viene evocato con troppa facilità: a volte viene reclamata, altre volte viene comminata. Ma la morte è sempre una sconfitta. E la conseguenza è una sola: oggi è facile, troppo facile, restare soli. E non basta stare gli uni accanto agli altri per non essere soli. Lo sappiamo bene tutti, per esperienza. C’è bisogno del cuore, c’è bisogno di amore.


Gesù, con un amore che non conosceva limiti ha combattuto la morte: ha amato tutti, ha aiutato tutti. E ha raccolto anche Matteo, nella terribile notte di martedì scorso. Gesù gli stava accanto e non ha permesso che fosse inghiottito nel nulla; lo ha preso con sé ed ora lo porta nel cielo, accanto a Simona. Ma noi tutti, cari amici, siamo come chiamati da questa morte a impegnarci di più per creare un clima di amore più largo, più solidale, più ampio. La morte di Matteo – lo ripeto – è una grande domanda di amore, di un amore che si estenda a tutti. Sì, dobbiamo allargare le pareti del nostro cuore, dobbiamo aprire gli occhi sugli amici e sugli altri, dobbiamo essere attenti a chi è più debole e più bisognoso, dobbiamo smettere di camminare per le vie della vita preoccupati solo di noi stessi e delle nostre cose. L’amore apre gli occhi e il cuore sugli altri. E’ questa la via per vincere la solitudine e quindi la morte; l’unica via. Gesù l’ha percorsa fino in fondo e per questo ha vinto la morte, anche quella di Matteo. Gli occhi misericordiosi della fede ci fanno intravedere, anche nel buio di questa morte, che Matteo vedrà il volto del Signore e abbraccerà la sua Simona. Sì, cari amici, l’amore è più forte della morte. Matteo ci ha lasciato una grande domanda di amore, non lasciamola cadere. Egli, dal cielo ci aiuterà ad allargare il cuore e a vivere nell’amore.