Giornata mondiale per la pace

Giornata mondiale per la pace

“Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace” (Numeri 6, 24-25). Con questa antica benedizione biblica entriamo nel nuovo anno 2007, certi che il Signore veglierà su di noi, ci sarà vicino e ci accompagnerà giorno dopo giorno. “Su chi volgerò lo sguardo? Sull’umile e su chi ha lo spirito contrito, e su chi teme la mia parola”, si legge nel libro di Isaia(Is 66,2). Sì, lo sguardo del Signore si rivolge su chi si dispone ad ascoltare la parola del Vangelo e cerca di metterla in pratica. 


Ancora una volta quei pastori di Betlemme ci sono di esempio. Erano disprezzati e ritenuti impuri e peccatori, eppure lo sguardo di Dio si posò su di loro: la notte si riempì di luce e la loro vita trovò un senso, una direzione verso cui andare. Quegli umili pastori divennero “i primi cristiani”: ascoltarono le parole dell’angelo, lasciarono le loro greggi e si diressero verso il luogo loro indicato. Giunti alla grotta videro quel Bambino di cui gli angeli avevano loro parlato; un bambino, una creatura debole, fragile, senza forza. Eppure quel Bambino riempì il loro cuore e la loro mente, tanto che, nota l’evangelista, “dopo averlo visto, riferirono ciò che di lui era stato detto loro”. Si potrebbe dire che tutta la nostra vita di cristiani è racchiusa in questa semplice scena. E’ posta all’inizio di questo anno perché illumini tutti i giorni che verranno.


La scena che i pastori videro era quella di una madre che aveva tra le braccia un Bambino. Sono passati sette giorni dal Natale, da quando i nostri occhi si sono posati su questo piccolo bambino e su tutti i piccoli di questo mondo. Oggi la Chiesa sente il bisogno di guardare anche la Madre, e farle festa. Ma, è bene sottolinearlo, nel contemplarla non la troviamo sola: ha in braccio Gesù. I pastori, scrive il Vangelo, appena giunsero a Betlemme “trovarono Maria e Giuseppe e il bambino”. E’ bello immaginare Gesù non più nella mangiatoia ma tra le braccia di Maria: lei lo mostra a quegli umili pastori e continua a mostrarlo ancora ai discepoli di ogni tempo, anche a noi. Maria che tiene Gesù tra le braccia è tra le immagini più familiari e tenere del mistero dell’incarnazione. Nella tradizione della Chiesa d’Oriente è talmente forte il rapporto tra quella madre e quel figlio che non si trova mai un’immagine di Maria senza Gesù; lei esiste per quel Figlio, suo compito è generarlo e mostrarlo al mondo. E’ l’icona di Maria, Madre di Gesù, ma è anche l’immagine della Chiesa e di ogni credente: abbracciare con affetto il Signore e mostrarlo al mondo.


Come quei pastori che, una volta usciti dalla grotta, se ne tornarono glorificando e lodando Dio, anche noi, con lo stesso slancio, entriamo nel nuovo anno avendo Gesù tra le braccia per amarlo e mostrarlo al mondo. Sarebbe davvero una grande consolazione se qualcuno potesse continuare a scrivere: “tutti quelli che udirono, si stupivano delle cose che essi dicevano”. Purtroppo la gente delle nostre città si stupisce per ben altre cose! Ma forse dobbiamo anche chiederci se ci sono “pastori” (e non mi riferisco solo ai sacerdoti; ogni credente è, in certo modo, “pastore”) che sanno comunicare agli uomini e alle donne di oggi la gioia dell’incontro con quel Bambino.


E’ ormai consolidata tradizione che il primo giorno dell’anno la Chiesa si riunisca in preghiera per invocare la pace. E’ bene iniziare l’anno sulla via della pace. Vogliamo raccogliere il grido di tanti uomini, donne, bambini e anziani che soffrono per la guerra. Oggi ci sono nel mondo ben trentatrè guerre. E la guerra vuol dire condanna a morte per tanti, uomini e donne, bambini ed anziani. La guerra è il volto più mostruoso e violento della storia. E’ lascia il mondo peggiore di prima. Noi oggi preghiamo perché la pace che gli angeli hanno annunciato agli uomini la notte di Natale possa giungere su tutte le terre. Non possiamo rinunciare alla pace. Per questo, almeno con la nostra preghiera, vogliamo aiutare ogni uomo e ogni donna, chi ha responsabilità di governo, a camminare sulla via della pace.


Oggi, 1° gennaio 2007, iniziamo questo nuovo anno con il passo della pace. Sì, la pace non è impossibile. Essa dipende in primo luogo dall’atteggiamento del cuore. Il messaggio di Benedetto XVI ci ricorda che “La persona umana è il cuore della pace”. E’ a dire anche che pace inizia dal cuore di ogni uomo. Ciascuno è costruttore della pace se ha a cuore ogni uomo e ogni donna. Per questo dobbiamo impegnarci ogni giorno a compiere quei gesti di pace che sono necessari per difendere la dignità di ogni uomo, per rafforzare la convivenza umana, per ricomporre i rapporti lacerati. Insomma, non ci lasciamo vincere dal male, ma vinciamo il male con il bene.


La nostra preghiera all’alba del 2007 riprenderà l’antico inno del “Veni, creator Spiritus” perché venga nel cuore degli uomini e “rinnovi la faccia della terra”. Sì, venga lo Spirito del Signore e trasformi i cuori dei credenti, perché sciolgano la loro durezza s’inteneriscano davanti alla debolezza del Bambino; trasformi i cuori delle nostre città e dei nostri paesi perché l’odio, l’invidia, la maldicenza, la sopraffazione, il disinteresse siano allontanati e cresca la solidarietà; trasformi il cuore del nostro paese perché non sia più traversato dall’individualismo, dall’interesse di singoli gruppi e dal crimine e abbondino il perdono, la misericordia e il senso del bene comune; trasformi il cuore delle nazioni e dei popoli in guerra perché siano disarmati gli spiriti violenti e si rafforzino gli operatori di pace; trasformi il cuore dei popoli ricchi perché non siano ciechi di fronte ai bisogni dei popoli poveri e gareggino piuttosto nella generosità; trasformi il cuore delle nazioni e dei popoli poveri perché abbandonino le vie della violenza e intraprendano quelle dello sviluppo; trasformi il cuore di ogni uomo e di ogni donna perché riscoprano il volto dell’unico Dio, Padre di tutti.