Lettorato

Lettorato

Care sorelle e cari fratelli,


in questa terza domenica di quaresima abbiamo la gioia di conferire il ministero del Lettorato a quattro nostri fratelli. Per loro che sono incamminati verso il diaconato è senza dubbio una tappa certamente significativa, ma è un momento importante per l’intera nostra diocesi. Voi, infatti, carissimi candidati al Lettorato, ricevete oggi una particolare benedizione di Dio perché possiate porvi al servizio della parola di Dio nella Chiesa. Non siete voi che prendete l’iniziativa. E’ il Signore che vi chiama. E vi chiama non a servire voi stessi, non a servire la vostra parola, ma la Parola di Dio.  Ed essa è talmente alta che non può essere pronunciata con pienezza senza ricevere la benedizione di Dio stesso. Quando poco fa siete stati chiamati per nome per essere ammessi tra i candidati, era come se il Signore stesso vi chiamasse. E allora vorrei somigliare questa santa liturgia alla scena che abbiamo ascoltato dal libro dell’Esodo, quando il Signore chiamò Mosè dal fuoco ardente. Mosé, pascolando il gregge del suocero, si spinse sino all’Oreb. Era fuggito dall’Egitto perché la sua vita era in pericolo (aveva ucciso un egiziano) e si era sistemato con la tribù di Ietro, sacerdote di Madian. E lì Mosé conduceva una vita normale, come quella di tanti. Ebbene, quel giorno, giunto alle pendici del monte Oreb, “gli apparve l’angelo del Signore in forma di fuoco in mezzo ad un roveto”: un fuoco che bruciava ma non consumava.


Quel fuoco è la Parola di Dio, come dice il Signore stesso nel libro del profeta Geremia: “La mia parola non è forse come il fuoco?” (Ger 23,29). Infatti, la Parola di Dio, come quel fuoco sull’Oreb, brucia la nostra vita ma non la distrugge; inquieta i nostri cuori ma non ci annienta. E’ da questo fuoco che Mosé si sentì chiamarsi per nome: “Mosé, Mosé!” Oggi, voi, da questo altare, siete stati chiamati per nome. Il Signore vi ha guardato mentre eravate intenti a pensare alle vostre greggi, ai vostri affari, alle vostre preoccupazioni. E anche a voi dice: “Non avvicinarti, togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è terra santa!” Come, non avvicinarti? Il Signore chiama e ci chiede di fermarci e di toglierci anzitutto i sandali. E’ una terra santa quella nella quale state per entrare. Imitate Mosé, il quale non solo si tolse i calzari; si velò anche il viso, “perché aveva paura di guardare verso Dio” (Es 3,4). Non si può stare davanti a Dio come stiamo davanti agli uomini. Non si può leggere la Parola di Dio come si leggono i testi di questo mondo. Ogni volta che apriamo le Scritture dovremmo velarci il volto, ossia allontanare da noi ogni distrazione, ogni pensiero che porta verso noi stessi; e dovremmo toglierci i calzari, ossia ogni trasandatezza, abitudine, sciatteria, indifferenza. La Bibbia è un roveto ardente: non si può tenere in mano senza lasciarsi scaldare e illuminare. Dio, infatti, non parla a caso. Egli parla perché, a differenza di noi che non ci accorgiamo di nulla se non di ciò che ci piace e ci sta a cuore, Egli parla perché ha visto la sofferenza dei suoi figli, ridotti in schiavitù dal male, dalla cattiveria, dall’odio, dall’inimicizia. Il Signore ha udito il loro grido e scende a liberarli. Ecco perché vi chiama. Vi chiama a proclamare la sua parola di liberazione, la sua parola di amore, la sua parola di perdono, la sua parola di conversione.


Non è la nostra parola che dobbiamo annunciare, ma la Parola di Dio. Ed essa va curata con lo stessa cura che poniamo per l’Eucarestia, il corpo di Gesù. Cesario di Arles scriveva: “Io vi chiedo miei fratelli e mie sorelle di dirmi ora: credete più importante la Parola di Dio o il Corpo di Crito? Se volete rispondere la verità, dovete certamente rispondermi che la Parola di Dio non è meno importante del Corpo di Cristo! Infati, come abbiamo cura, quando viene distribuito il Corpo di Cristo, doi non lasciar cadere nulla per terra, così dobbiamo avere la stessa cura per non lasciar sfuggire dal nostro cuore la Parola di Dio che ci è rivolta, parlando o pensando ad altro. Poiché chi ascolta la Parola di Dio con negligenza non sarà meno colpevole di colui che lascia cadere a terra, per negligenza, il Corpo del Signore” (Sermone 78,2). E Origene si rivolgeva così ai fedeli della domenica: “Voi che abitualmenete assistete ai divini misteri sapete anche quale rispettosa precauzione riservate al corpo del Signore quando vi viene offerto, per paura che cadano le briciole e che una parte del tesoro consacrato venga perso. Poiché voi vi sentireste colpevoli, e di questo avete ragione, se per vostra negligenza qualcosa andasse perso. Se dunque quando si tratta del suo corpo, voi avete giustamente una tale preoccupazione, perché dovrebbe la negligenzsa verso la parola di Dio meritarvi minor castigo di quello verso il suo corpo?”


 In questo tempo nel quale stiamo riflettendo sulla Liturgia della Domenica, questa celebrazione è una ulteriore grazia per comprendere la bellezza di essere servi della Parola di Dio. Con il Lettorato, voi diventate mediatori della parola di Dio verso il suo popolo. Questo ministero richiede un grande senso di responsabilità e una attenzione scrupolosissima per la Parola di Dio. Non può essere sprecata  proclamandola con disattenzione o superficialità, o in modo frettoloso, o con dizio­ne approssimativa o anche dialettale. Ne renderemo conto a Dio. Siate pertanto fedeli dispensatori della Parola di Dio. Mentre l’annunciate agli altri dovete accoglierla in voi stessi, meditandola ogni giorno per acquistarne una conoscenza sempre più viva e penetrante. Sappiate anche che una lettura puntuale e chiara esalta la Parola; una lettura sciatta o puerile la vanifica; testimoniarla con la vostra vita la rafforza; mentre una palese contraddizione con la vostra condotta la indebolisce.


Oggi vi viene consegnato il fuoco della parola di Dio. Se voi anzitutto vi lascerete toccare il cuore da questa Parola, essa senza dubbio brucerà anche nel cuore di coloro ai quali la proclamerete. E’ un compito alto che non può essere adempiuto senza la benedizione di Dio. Per questo tutti insieme invochiamo il Signore che volga il suo sguardo su questi nostri fratelli perché li renda degni di proclamare la sua Parola.