Gabriele dell’addolorata

Gabriele dell'addolorata

Care sorelle cari fratelli,


 


in questa prima domenica di quaresima siamo accompagnati dal ricordo di San Gabriele dell’Addolorata la cui famiglia è originaria di questa nostra terra. E’ un testimone singolare della sequela di Gesù in santità e letizia. Un giorno scrisse ai suoi familiari: “La mia vita è una continua gioia: Non cambierei un quarto d’ora di questa vita”. Certo agli occhi della gran parte della gente queste parole sembravano e sembrano assurde. Com’è possibile vivere felici seguendo il Vangelo alla lettera? Gabriele, nato ad Assisi, aveva certamente guardato ad un altro discepolo suo conterraneo, Francesco. Anche lui fu il santo della perfetta letizia. E la letizia, per Francesco, come anche per Gabriele, consisteva nel mettere in pratica il Vangelo alla lettera, senza aggiunte, o meglio, potremmo dire, senza togliere nulla. Il Vangelo noi lo mutiliamo, lo annacquiamo, lo mettiamo da parte.


E’ bene perciò che la memoria di Gabriele, di cui tanti a Terni portano il nome, ci sia di aiuto, in questo inizio di Quaresima, perché possiamo comprendere la bellezza e la gioia nel seguire Gesù. In questo tempo, penso in particolare all’Italia, ove tutti siamo scossi per la tragica vicenda di due giovani “normali” che si sono macchiati di crimini incredibili, in questo tempo credo sia più che necessario avere il coraggio di riproporre a tutti, particolarmente ai giovani, la santità come la via normale della vita. Il Papa, rivolgendosi ai giovani del mondo, con grande chiarezza disse loro: Abbiate il coraggio e la sapienza di essere i santi del nuovo millennio. Credo che queste parole debbano nuovamente risuonare in mezzo a noi, a tutti noi, giovani e meno giovani. Infatti, la cosiddetta normalità di questa nostra società, quella di cui noi tutti siamo figli e padri, è una normalità drammatica perché nasconde tristezza e violenza. La nostra società rischia di lasciarsi sconfiggere dalla normalità delle tentazioni. Le tentazioni, infatti, e oggi il Vangelo ce lo dice a chiare lettere, non sono anormali, sono normalissime. Semmai è anormale la risposta di Gesù.


Ma veniamo al Vangelo. Gesù si trova nel deserto, all’inizio della sua vita pubblica. E’ un momento decisivo per lui. Quanti pensieri si affollano alla sua mente! Egli sa bene che il cammino che lo attende non sarà facile. Cosa fare? Ma egli è venuto per fare non la sua volontà, bensì quella di Dio. E pensare che noi, care sorelle e cari fratelli, in genere vogliamo fare solo la nostra volontà, in genere vogliamo seguire solo le nostre voglie, e se qualcosa ci ostacola subito lo combattiamo, giungiamo persino a eliminare dal nostro cammino chi ci ostacola. Tutti vogliamo amare solo quel che  ci aggrada e seguire solo quel che ci fa piacere. Gesù ci viene a dire che questo modo di comportarci porta alla distruzione, talora anche alla eliminazione fisica. E’ una grande tentazione, questa. Anche Gesù ha avuto la tentazione di comportarsi come tutti noi. E l’ha avuta nel momento di maggiore debolezza, quando era stremato da quaranta giorni di digiuno e allo stremo delle forze. Scrive Luca che, “allora” (quando ebbe fame), il diavolo lo tentò. In effetti, la tentazione, ogni tentazione, si insinua nelle pieghe della nostra debolezza, della nostra fragilità, per apparire se non affascinante certamente ragionevole: cosa c’è di più giusto di mangiare per chi, dopo quaranta giorni, ne è stato privo? Ed è altrettanto normale prostrarsi pur di avere tutti i regni della terra. “Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni”, disse il tentatore a Gesù. A quante cose noi ci prostriamo, senza tanti scrupoli! Ed è comune anche il terzo assalto: “Buttati giù, perché gli angeli ti proteggeranno”. E’ la tentazione di mettere Dio al servizio nostro e non viceversa; oppure di prendersela con il Signore per quanto di male ci accade.


Sono tre tentazioni emblematiche, perché in certo modo riassumono tutte le tentazioni che ogni uomo subisce nel corso della propria vita. Lo stesso Gesù non è stato tentato solo in quel momento. Lo si intuisce da Luca quando nota che il Tentatore si ritirò da Gesù “per ritornare al tempo fissato”, ossia nell’orto degli ulivi e sulla croce. Ma le ha vinte. Come? Accogliendo ogni volta la Parola di Dio. Le tre risposte alle tre tentazioni sono anch’esse emblematiche: la Parola di Dio è la nostra forza. Chi ascolta il Vangelo è fortissimo, e sconfigge anche il peggiore dei nemici: il diavolo. In tal senso questo tempo quaresimale è tempo opportuno per riscoprire la forza della Parola di Dio nella nostra vita: davvero “non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Così ha vissuto Francesco d’Assisi, così ha vissuto Gabriele dell’Addolorata. Anche noi, in perciò in questo tempo quaresimale prendiamo sul serio il Vangelo tra le mani, leggiamolo, meditiamolo e mettiamolo in pratica. E anche noi, come Gabriele, diremo: “La mia vita è una continua gioia. Non cambierei un quarto d’ora di questa mia vita”. Sì, chi mette in pratica il Vangelo vivrà nella gioia e non cambierà neppure un minuto della sua vita.