Le cellule staminali adulte: la scienza e il futuro dell’uomo e della cultura

Intervento al convegno in Vaticano

È con emozione che introduco questa mia presentazione con quella che reputo essere una notizia molto positiva. Dopo tanto lavoro, il gruppo di scienziati che ho aiutato, supportato e coordinato per alcuni anni, ha finalmente ricevuto dagli organi competenti in materia, le autorizzazioni necessarie a iniziare una sperimentazione clinica di fase uno su pazienti affetti da quella gravissima malattia che è la sclerosi laterale amiotrofica (Sla), nota in Nord America come morbo di Lou Gehrig. Tale sperimentazione impiegherà cellule staminali del cervello umano, che verranno trapiantate nel midollo spinale di 18 pazienti Sla, la cui selezione e arruolamento dovrebbe cominciare il prossimo mese.

Credo che questa notizia rappresenti l’incipit ideale perché io possa discutere con voi alcuni degli aspetti peculiari della mia attività come vescovo della diocesi di Terni – Narni – Amelia. Tra le mie numerose attività, ho svolto un’opera di coordinatore di un progetto finalizzato ad aiutare i malati affetti da alcune delle peggiori malattie neurodegenerative, attraverso la messa punto di nuove terapie sperimentali basate sulle cellule staminali. Tale progetto implica l’utilizzo di cellule staminali cerebrali. Evita quindi, contrapponendosi, nei fatti, l’uso di quelle derivate da embrioni umani e la clonazione umana. Tutto si svolge nel pieno rispetto delle norme morali.
Permettetemi un breve excursus che ritrae gli aspetti salienti di questa iniziativa che è iniziata circa un decennio fa.

 Tutte le malattie neurologiche e neurodegenerative condividono alcuni importanti tratti comuni, principalmente l’alterazione funzionale o la distruzione di specifiche cellule cerebrali. Come ben sappiamo, il risultato è sempre drammatico, la malattia è lenta, progressiva e inarrestabile. Come tutti voi, ho sentito l’urgenza di fare qualcosa per alleviare la sofferenza dei malati e ridare loro speranza.
Nel 2001 incontrai Angelo Vescovi a Terni, il quale era appena rientrato dal Canada dove aveva lavorato con i colleghi canadesi alla scoperta delle cellule staminali che risiedono nel cervello. Il professore mi mostrò dei risultati che, immediatamente, compresi essere di enorme importanza per tutti coloro che soffrono di malattie neurodegenerative. Il suo team aveva trovato un modo di estrarre queste cellule staminali dal cervello umano e costringerle a moltiplicarsi in grande numero al di fuori dell’organismo, in modo da produrne milioni di miliardi.
Poiché queste cellule staminali cerebrali sono le madri di tutte le cellule nervose, grazie a questa tecnica, la grande quantità di materiale cellulare prodotto a partire da un microscopico frammento di cervello umano può essere utilizzato per sostituire le cellule danneggiate, virtualmente in qualunque tipo di malattia neurologica.

Vescovi e il suo gruppo condividono l’insegnamento della Chiesa in questo campo e, poiché sarebbe stato troppo pericoloso cercare di estrarre queste cellule dal cervello umano, misero a punto una tecnica sufficientemente potente da permettere il loro isolamento da aborti spontanei o morti naturali in utero. Grazie a questo metodo, è stato possibile applicare lo stesso principio di donazione spontanea d’organo o tessuto da esseri umani deceduti naturalmente o in seguito a un incidente, ma nei loro stadi di vita più precoci, iniziali. Vita che, con passione e fermezza, contendiamo e affermiamo iniziare con l’atto stesso della fertilizzazione, in modo tale per cui tutti gli stadi dello sviluppo umano, dal primo stadio di zigote attraverso tutta l’età adulta, rappresentano vita umana, sacra e inviolabile. Sebbene limitata al problema dello sfruttamento commerciale degli embrioni umani, anche la corte europea di giustizia condivide ora questo concetto, che per anni abbiamo strenuamente difeso.
Avendo a disposizione una sorgente cospicua, continua e rinnovabile, nonché eticamente e moralmente accettabile di cellule staminali cerebrali umane, si manifestava allora la necessità di sviluppare tutti quei passaggi necessari a trasformare questa scoperta in terapie sperimentali. Tale necessità emerse in modo ancor più pressante quando una parte della comunità scientifica presentò la tesi secondo la quale la sola e miglior via per sviluppare terapie per le malattie neurodegenerative passava attraverso l’uso delle cellule staminali derivate da embrioni umani, questi ultimi spesso creati appositamente e distrutti nel processo d’estrazione delle cellule.
Ancor peggio, s’ipotizzava che il sacrificio di tali embrioni fosse un evento inevitabile, poiché, teoricamente, non esistevano alternative di sorta. Avendo visto personalmente gli effetti terapeutici che le staminali cerebrali erano in grado di produrre in animali affetti da sclerosi multipla, la via da seguire mi fu chiara. Dovevamo tradurre questo potenziale in cure sperimentali e contrastare le tesi che l’uso di embrioni umani fosse un evento necessario. Iniziammo allora un difficile e tribolato percorso che ci portò al risultato di oggi. Era quello un tempo in cui il concetto di terapia basato sulla rigenerazione del tessuto nervoso era ancora allo stato embrionale, con lo scetticismo, approcci ideologici e interessi personali, di lobby e, perché no, economici, che si frapponevano come grossi ostacoli.
Negli anni abbiamo combattuto tutto ciò, abbiamo ignorato o scansato gli attacchi, e attraverso un inarrestabile processo di raccolta pubblica di finanziamenti, grazie al buon cuore delle persone, siamo riusciti a costruire una banca delle cellule staminali nervose umane di grado clinico, che è stata certificata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (come necessario per legge). Tali cellule sono ora prodotte di continuo nella Banca delle Cellule Staminali Cerebrali di Terni e possono ora essere utilizzate per trattamenti negli esseri umani.
A questo punto abbiamo proseguito supportando la ricerca scientifica che ha permesso al gruppo di Angelo Vescovi di inoltrare apposita domanda per poter iniziare la sperimentazione umana di fase uno su pazienti affetti da Sla. La richiesta è stata valutata positivamente dall’Istituto Superiore di Sanità e la notizia fu da noi ricevuta durante l’udienza del 25 marzo scorso con il Papa, un segno certamente meraviglioso.

È stata poi richiesta al comitato etico dell’Umbria l’autorizzazione formale a procedere con la sperimentazione nell’ospedale Santa Maria di Terni e abbiamo ora soddisfatto tutte le richieste del medesimo circa un’ulteriore autorizzazione all’utilizzo dello strumento neurochirurgico, che è stata infatti ottenuta due settimane fa. L’autorizzazione finale a procedere dovrebbe quindi arrivare entro fine mese.
Questa può essere l’alba di una nuova iniziativa che si ripromette di raggiungere nuovi traguardi. Infatti, stiamo per iniziare la sperimentazione di fase uno in casi gravi di sclerosi multipla e nelle malattie genetiche dei bambini, quali il morbo di Tay-Sachs o la Mucopolisaccaridosi.
 Come si può vedere la nostra iniziativa offre una nuova speranza ai pazienti senza ricorrere all’uso di embrioni umani per produrre cellule staminali, che rappresenta una violazione e sfruttamento della vita umana inaccettabile.

Non posso nascondere la personale soddisfazione nel mostrare quanto il raccordo tra insegnamento della Chiesa e ricerca scientifica siano fonte di significativi progressi umani. In questo caso una realtà ecclesiale ha effettivamente finanziato la ricerca scientifica per favorire la cura dei malati. Viene in mente quanto la guarigione dei malati sia sottolineata nelle narrazioni evangeliche.
Molto del mio lavoro è stato anche speso nel fornire un supporto psicologico e morale agli scienziati coinvolti in questo progetto, a volte stanchi e scoraggiati. Si sentivano soli e senza aiuto durante i duri attacchi che subivano in questo nostro Paese che fa così poco per aiutare i suoi figli più coraggiosi. E poi c’erano i pazienti. Abbiamo dato loro un barlume di speranza fondata, ma alcuni sono morti e altri moriranno nell’attesa. Questo deve finire. Abbiamo fatto tutto quello che potevamo e non abbiamo mai avuto il timore di essere umili e chiedere aiuto. A volte ci è stato dato, altre volte siamo stati ignorati. Ma ora non è più il tempo dell’inazione, di esitare, e dobbiamo procedere con rapidità ed allargare la nostra opera. Per questo motivo stiamo organizzandoci per dare accesso alle nostre cellule staminali cerebrali umane a tutti gli scienziati che cercano di sviluppare sperimentazione cliniche moralmente e scientificamente fondate. Tali sperimentazioni verranno valutate da un comitato etico e scientifico e se giudicate positivamente, le cellule verranno fornite al solo costo di produzione.
Vedete, sono orgoglioso di potervi dire che questa nostra sperimentazione per le malattie nervose è la prima al mondo che si basa su un modello no-profit. Tutte quelle similari, a oggi, originano e sono supportate da aziende di biotecnologia, anche a causa degli enormi costi.
Stiamo cercando di allargare il numero di sperimentazioni sull’uomo in modo significativo.
A questo scopo stiamo già forgiando un’alleanza di ospedali e istituzioni di matrice cattolica, una rete che coopera al fine di sviluppare le diverse fronde di quello che mi piacerebbe chiamare l’Albero Cattolico della Speranza. Vorrei citare l’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di san Pio di San Giovanni Rotondo, l’Ospedale Cattolico Gemelli di Roma e l’ospedale Cà Granda, Niguarda di Milano come i primi a unirsi in questa missione.