La Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia

Intervista sulla Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia

di Arnaldo Casali

E’ una Giornata mondiale della gioventù storica e di grande impatto simbolico, quella che si svolge in questi giorni a Colonia. La prima Gmg senza papa Wojtyla, quella del papa tedesco in terra tedesca, è anche il viaggio con cui il più intransigente assertore del primato romano si confronta con il paese meno cattolico del mondo. Una tragica coincidenza, poi, ha voluto che proprio mentre a Colonia si aprivano i festeggiamenti, a Taizé veniva ucciso frére Roger, il grande profeta dell’ecumenismo, fondatore di un monastero dove convivono protestanti, ortodossi e cattolici. Pastore protestante, frére Roger aveva partecipato a tante Giornate della gioventù e due giorni fa aveva scritto al Papa rammaricandosi di non poter essere presente a Colonia. E proprio da Colonia è partito per la Francia frate Alois, cattolico tedesco designato da frére Roger come suo successore.

Alla vigilia della sua partenza per la Germania, abbiamo parlato dell’evento di Colonia con il vescovo di Terni, monsignor Vincenzo Paglia, che sarà tra i 43 prelati italiani che terranno le catechesi ai giovani riuniti nella città tedesca.

In Germania per la prima volta un evento voluto da Giovanni Paolo II viene animato da un altro papa. Pensa che Colonia rappresenterà una svolta per la storia degli incontri internazionali dei giovani?

“Indubbiamente sarà una Gmg particolare: è una fiaccola accesa da Giovanni Paolo II a Toronto, tre anni fa, che oggi viene ripresa dal nuovo papa per portare a compimento questa straordinaria iniziativa; un’iniziativa che certamente ha dato un impulso non solo ai giovani, ma, attraverso di loro, anche all’intero mondo contemporaneo”.

Qualcuno pensa che papa Ratzinger, che ha un carisma ben diverso da Wojtyla, non porterà avanti questi incontri, o li diraderà.

“Anche nel 1985, quando Giovanni Paolo II organizzò il primo raduno dei giovani a Roma, una parte della stampa guardava con diffidenza quest’iniziativa. Oggi, però, tutti hanno cambiato giudizio. In questo senso la Gmg ha ridato speranza sia ai giovani che al mondo e certamente papa Ratzinger la continuerà”.

Questa edizione, poi, come quella di Czestochowa del 1991, ha un valore aggiunto: si tiene proprio nella patria del Papa…

“Sì, e questa volta inaspettatamente. Quindi c’è come una doppia forza in questa giornata di Colonia: per il fatto che si tiene in quel luogo, nel cuore dell’Europa, e per il Papa che la guida, originario di quella terra”.

Lei come a Roma e Toronto, terrà alcune delle catechesi. Di cosa parlerà ai giovani radunati a Colonia?

“La prima catechesi affronterà il tema del grande viaggio dei magi, di cui a Colonia si conservano le reliquie. Il pellegrinaggio dei magi rappresenta il simbolo della stessa vita, dell’itinerario che i giovani sono chiamati a vivere; a loro parlerò di come immagino il passaggio di questa stella, che ad un certo punto scomparve e al cui riapparire i magi gioirono; in questa scomparsa e ricomparsa vedo un po’ il passaggio del papato da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI. E poi sottolineerò il fatto che l’adorazione di Gesù da parte dei magi significa oggi adorare l’Eucarestia, facendo il parallelo tra quel bambino che mise paura ad Erode e che scomodò l’intera Gerusalemme e l’Eucarestia, questo pezzo di pane che scomoda le menti, disturba la tranquillità perché invita ciascuno di noi a vivere come Cristo ha vissuto: venuto per amare e non per odiare, per unire e non per dividere, per portare misericordia e non conflitti. Venuto per riappacificare anche i divisi e non per approfondire i fossati. Ecco, direi che ritrovarsi a Colonia vuol dire seminare amore”.

Che cos’altro dirà ai giovani italiani radunati a Colonia?

“Nella seconda catechesi sottolineerò l’importanza che deriva dall’incontro con Gesù. Si parla dei magi che per un’altra strada fecero ritorno al loro paese e così salvarono il bambino dall’uccisione di Erode. Anche a noi è chiesto di salvare i tanti bambini che sono sfruttati, violentati dagli uomini e salvare anche tanti poveri che vengono allontanati dalla vita, dal momento del concepimento fino alla vecchiaia. C’è quindi bisogno che tutti i giovani che sono andati a Colonia per un’altra strada tornino nei loro paesi, cioè percorrano la via dell’amore e non quella dell’egocentrismo”.

Quella di quest’anno è anche la prima volta che tutte le diocesi dell’Umbria partecipano insieme alla Gmg, in un’unica organizzazione.

“E’ uno dei frutti che questo movimento giovanile della Gmg ha provocato in tutta la Chiesa. Non c’è diocesi che in qualche modo non si senta coinvolta in questo grande movimento mondiale. E l’Umbria, con i suoi vescovi e con tanti giovani che hanno preparato l’evento, ci fa capire quanto è coinvolgente questo cammino. Dall’inizio di questo nuovo millennio, mentre i popoli rischiano di chiudersi  nei loro particolarismi, mentre cresce la paura del terrorismo, mentre i conflitti non cessano, vedendo questo popolo di giovani che si incammina non possiamo non notare il potenziale positivo che questo evento rappresenta, tanto più per l’Umbria, la terra di san Francesco e san Benedetto”.

Per la prima volta la Gmg viene organizzata in un paese protestante. Pensa che questo potrà avere un impatto positivo sul fronte dell’ecumenismo?

“Indubbiamente celebrare la Gmg nella terra dove si scatenò la divisione tra cattolici e protestanti comporta un’accelerazione dell’incontro tra le due tradizioni. Anche dal punto di vista ecumenico la Gmg avrà i suoi risvolti positivi e porterà frutti nel dialogo. Allo stesso modo è molto significativo che questo evento avvenga in uno dei luoghi drammatici della storia dell’ultimo secolo. Questo primo viaggio internazionale di Benedetto XVI, peraltro, assume valore anche per un altro evento: la visita del Papa in sinagoga, che a mio parere avrà lo stesso peso storico della visita di Wojtyla in quella di Roma. Nella terra che ha provocato il dramma della Shoah il papa tedesco visita il luogo sacro per il popolo ebraico”.

Dopo tante Gmg europee, americane e asiatiche, non pensa che sia arrivato il momento che questo evento venga organizzato in Africa?

“Sicuramente l’Africa ha bisogno di una nuova attenzione. E’ un continente dove la Chiesa e i giovani attendono con speranza dei segnali forti. Non dimentichiamo che la speranza di vita di tanti paesi africani è drammaticamente più bassa, a volte persino la metà rispetto all’Europa. Che i giovani del mondo possano convergere verso l’Africa significherebbe spingere i potenti in questo mondo a guardare con maggior passione e interesse a questo continente, che oggi è dimenticato da tutti, salvo da alcune multinazionali e da spregiudicati che cercano bassa manovalanza terroristica. Per questo credo che la prospettiva di una Gmg africana sarebbe da auspicare e non penso che le difficoltà di carattere logistico, che ci sono, siano insuperabili. Sarebbe un gesto di grande profezia”.

(da Il giornale dell’Umbria)