Intervista di “Liberazione” sulla crisi AST

Intervista di "Liberazione"

Il vescovo chiede “un ruolo attivo” della politica nell’economia


“Governo assente”


di Roberto Farneti

Monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di Terni Narni Amelia, lei ha espresso giudizi molto duri sulla decisione della Thyssen-Krupp…

C’è un problema sia di contenuto che di metodo. Io so bene
quali sono le problematiche mercato. Quanto Il connesse alla giobalizzazione e quanto le multinazionali debbano tenere conto delle componenti che influenzano la competizione sul mercato. Non voglio entrare nelle scelte di politica economica del management della Thyssen Krupp. Ma non si può prendere la decisione di chiudere una fabbrica comunicandola semplicemente agli operai senza avere neppure esaminato i costi sociali ed economici di questa scelta. In questo caso, contenuto e metodo si sovrappongono.
Obbedire solamente alle leggi del mercato senza neppure aprire un tavolo di discussione è difficilmente accettabile. Inoltre c’è da tener conto che lo stabilimento di Terni è particolarmente attivo  e il 60% di quanto produce viene venduto in Italia. Questa fabbrica ha una stoira più che decennale che ha portato non pochi utili alla multinazionale tedesca.


Non è il primo caso di imprese straniere che arrivano, incamerano profitti e vanno via lasciando macerie alle loro spalle. Non pensa che Il governo Italiano dovrebbe tutelare meglio la propria economia?


Sono d’accordo. Non a caso ho detto che la dichiarazione di
chiusura ferisce la città di Temi in modo gravissimo ma, a mio avviso, ferisce anche il nostro paese. Per questo ritengo necessario un intervento del governo, il che vuoi dire un ruolo attivo della politica nella gestione dell’economia. Nel caso particolare, è necessario che la crisi nella quale è caduta l’industria dell’acciaio di Terni venga posta a livello nazionale. Il governo deve da un lato affrontare la drammatica questione di 900 operai con rispettive famiglie che si vedono da un giorno all’altro troncato il loro futuro e, dall’altro, esaminare con il governo tedesco quali soluzioni alternative ci possano essere alla chiusura.


Quali sono i rischi di una globalizzazione priva di regole?


Non sono un esperto per parlare di questa materia con adeguata competenza. E tuttavia il mercato privo di regole, che soggiace alla cinica legge del guadagno, porta all’autodistruzione dello stesso mercato.
Quanto accadde negli Stati Uniti nel 1929 dovrebbe farci riflettere. In questo senso l’etica e la politica sono parti essenziali della stessa prospettiva economica. Wolfeson, presidente della Banca Mondiale, va ripetendo da tempo che non c’è economia stabile senza uno sviluppo anche dei paesi più poveri. Un’economia che non si ponga l’obiettivo di ridurre la forbice tra ricchezza e povertà è miope. Quanto meno rischia di sfociare in un conflitto planetario.
Non è un caso che Giovanni Paolo II esorti a incidere sulle cause del terrorismo che spesso allignano nelle terre della disperazione.

da LIBERAZIONE di sabato 31 gennaio 2004