“Terni deve pensarsi in modo nuovo”

"Terni deve pensarsi in modo nuovo"

di Arnaldo Casali

Quest’anno la festa di San Valentino cade in un momento molto particolare per la città, la crisi delle acciaierie.

“Non c’è dubbio che il rapporto che c’è tra le acciaierie e la città non può che toccare anche il rapporto stesso che la città ha con il suo patrono. In questo senso la memoria del martire parla anche a questa alla città di questa crisi. La tradizione di avere un patrono affonda le radici nelle profondità del cuore della vita di una comunità cittadina e indica il bisogno che non solo ogni persona, ma anche l’intera città ha di essere protetta. Questo è sempre stato vero, anche di fronte ai drammi che in passato potevano venire dalle epidemie o dagli eventi naturali che sconvolgevano la vita di un popolo. Oggi il dramma che si stava abbattendo su Terni ha come fatto riscoprire e deve far riscoprire il senso di una protezione che dia speranza per il futuro. Ecco perché credo che al di là dei problemi di ordine tecnico questa vicenda tocca il cuore stesso di una città e se mi è permesso di dirlo il punto alto di questo bisogno di protezione si è manifestato nel pellegrinaggio di quel gruppo di operai dal Papa, che non sono andati da chi aveva le leve amministrative o politiche, sono andati dal vescovo di Roma, dal papa della Chiesa che aveva visitato questa acciaieria vent’anni fa, perché in qualche modo facesse sentire la sua vicinanza e la sua voce, e devo dire che sono stati esauditi”.

Un miracolo di san Valentino?

“Certamente è un miracolo spirituale che ha dato i suoi frutti anche sul piano concreto, ecco perché ho voluto che nel giorno di San Valentino qualche rappresentante di questi operai desse la sua testimonianza di questo viaggio, perché è stato un pellegrinaggio fondamentalmente spirituale, pieno di bisogno di protezione di giovani che vedevano precipitato il loro avvenire. Ecco perché san Valentino quest’anno in un certo modo fa sentire la robustezza della sua presenza. Essere il santo dell’amore significa essere il santo di una cultura di solidarietà, di una cultura di dedizione comune, di affetto, di rafforzamento dell’amicizia.

Quindi il dramma non è cancellato, ma certamente si è manifestata in questa vicenda una straordinaria solidarietà: potremmo anche dire che per certi versi la città ha come ritrovato un cuore che ha battuto all’unisono, ed è singolare che abbia battuto all’unisono a partire dalla parte ferita, e questo indica la verità di questa solidarietà. Ci siamo tutti stretti accanto a chi stava vedendo minacciato il proprio futuro e il proprio lavoro. E questo, a mio avviso, è una grande lezione di vita. La città ritrova sé stessa quando è capace di raccogliersi attorno a quella parte di sé stessa che vive con maggiore debolezza.

San Valentino è il santo ternano e santo universale, in questo periodo anche la città sta vivendo un problema che è locale ma anche universale, vista la crisi che sta colpendo anche altre acciaierie e i lavoratori di altre multinazionali e Terni ha ricevuto una solidarietà universale. Può anche essere per la città  un’occasione per aprirsi al mondo?

“Questo momento difficile che Terni sta vivendo non è slegato dalla congiuntura internazionale, anzi, direi che nella vicenda delle acciaierie di Terni si declina uno dei problemi che coinvolgono l’intero assetto economico del pianeta, appunto questa tensione che può nascere tra la globalizzazione del mercato e la realtà locale dove è impiantata la fabbrica. Terni ha avuto la capacità, fatto estremamente positivo, di alzare il livello del problema: in questo senso voglio dire che potremmo anche collegare questa dimensione universale dell’amore che san Valentino rappresenta proprio perché la solidarietà non può essere declinata a livello solo cittadino, regionale o nazionale: questa solidarietà va vissuta a cerchi concentrici, quindi è impossibile da settorializzare”

Una solidarietà locale, regionale, nazionale ed europea?

“Sì, e per questo penso che la vicenda che stiamo vivendo ci obblighi a ripensare anche la stessa strategia cittadina, e san Valentino può esserci patrono anche in questo senso. Non può essere un caso che questa crisi sia accaduta nel mese valentiniano e la stessa consegna del premio san Valentino agli operai del Magnetico sta ad indicare un collegamento che si iscrive in una prospettiva che a mio parere deve aiutare ognuno di noi e l’intera città a pensarsi in una maniera nuova”.

Che significa pensarsi in una maniera nuova?

“Significa che mentre Terni difende il sito industriale dell’acciaio, con determinazione, dignità e grande sapienza, e anche – bisogna dire – con successo nello stesso tempo la difesa di questo sito deve spingere tutti a trovare nuove forme di sviluppo, nuove modalità di occupazione, nuove prospettive, nuova crescita sia industriale che culturale perché il futuro di Terni se per un verso è legato alle acciaierie per l’altro non può essere schiacciato su di esse. Ecco perché quest’occasione che è stata drammatica e non è ancora finita, deve spingere tutti a un’attitudine più creativa, più generosa e più audace per pensare il futuro della città. Questo richiede certamente una classe dirigente rinnovata, adeguata e mi riferisco all’intero arco manageriale sia politico sia industriale sia imprenditoriale. Abbiamo bisogno di un rinnovato slancio ma anche di una nuova cultura in tutti, a partire dalle scuole per coinvolgere  le università e le altre forme culturali presenti nel nostro territorio. Credo che lo stesso san Valentino ci è maestro in questo: non si è mai fermato a Terni, pur vivendo qui e volendo bene alla sua città ha saputo andare per le zone vicine, perché ogni tensione creativa distrugge il muro della chiusura, del provincialismo, del proprio interesse individuale. Terni deve ritrovare la sua compattezza e assieme una sua creatività, una sua audacia nel pensare il proprio futuro”.
Intervista realizzata per il programma Notes Diocesi di Radio TNA – febbraio 2004