La Chiesa e la città

Intervista a Cronache Umbre

di Gianni Colasanti

Monsignor Paglia, penso che ricordi le parole che disse in piazza del popolo il giorno della sua venuta a Terni. Disse alla città che portava con sé il desiderio che la Chiesa di Terni Narni Amelia fosse e venisse percepita come la Chiesa di tutta la città e di tutta la gente. In questi anni del suo servizio episcopale questo progetto iniziale come si è andato sviluppando?

“Ho la convinzione profonda che la Chiesa non vive per sé stessa ma per la città, intesa quest’ultima come cifra riassuntiva della società umana. Ed è quello che dissi il giorno del mio ingresso nella Diocesi. Questa convinzione non è solo intrinseca alla dinamica del Vangelo, che è come un lievito che deve fermentare la pasta, ma risponde anche alla situazione nella quale ci troviamo all’inizio di questo terzo millennio. Una cultura individualista che spinge a ripiegarsi su sé stessi mina alle basi la dimensione umana stessa della città, come se mancasse alla convivenza umana quell’energia di solidarietà comune che la rende possibile. Ecco perché la Chiesa, nel presentarsi come serva, di fatto tocca la domanda profonda, anche se non sempre compresa, che è nel cuore della nostra città”.

Quali sono stati i passaggi più interessanti nello sviluppo di questo progetto?

“Se la Chiesa, per riprendere l’immagine di Giovanni XXIII, è come la fontana del villaggio a cui tutti possono accorrere per dissetarsi, ho pensato che il primo compito del vescovo fosse proprio quello di offrire a tutti i cittadini il Vangelo e la Bibbia come acqua, appunto, che disseta quotidianamente. I riscontri di questa iniziativa sono stati assolutamente straordinari. Davvero il Vangelo ha nutrito tante persone e ha collegato i cuori in una crescita di solidarietà. L’altra faccia di questa medaglia possiamo immaginarla nell’aver ridato vigore, bellezza, centralità alla Cattedrale di Terni, alla quale ho voluto aggiungere l’altro luogo significativo: la mensa per i poveri e il centro di accoglienza, come i tre grandi poli che sono a fondamento di questo servizio: il Vangelo, la liturgia, la carità”.

Cosa intende fare la Chiesa per dialogare con tutte le componenti della città e non essere sentita come controparte da nessuno?

“Continuare a lavorare per l’interesse comune, come abbiamo fatto fino ad oggi. La chiesa ternana, in questi anni, ha cercato di dare un contributo alla città. Non ha voluto difendere interessi di parte, ma si è sforzata di stare a fianco dei cittadini ogni volta che è stato in gioco il futuro stesso della città; basti pensare alle grandi vertenze come quelle dell’Ast e della Tic, in cui non ci siamo limitati ad un sostegno morale, ma ci siamo impegnati in prima persona per difendere il diritto al lavoro; e ancora, il sostegno alla ricerca sulle cellule staminali insieme alle istituzioni e alle realtà economiche della città,  e poi il lavoro a fianco ai poveri, agli anziani e agli immigrati portato avanti da realtà come la Caritas diocesana, la San Vincenzo de’Paoli, la Comunità di Sant’Egidio e tanti altri volontari. Non è mancato il contributo alla vita culturale della città con i tanti convegni di studi e manifestazioni artistiche promosse dalla Diocesi, e in particolare dalle attività dell’Istess e dell’Ufficio per i beni culturali. Questa è la strada su cui la Diocesi intende continuare a lavorare, in uno spirito di incontro e collaborazione con la società civile e non certo di contrapposizione”.

A suo giudizio, il pluralismo culturale ed etico attuali metteranno la Chiesa in condizione di sentirsi e di essere sentita come una parte tra le altre di tutto il popolo o la Chiesa sarà sentita ancora come Chiesa di tutto il popolo? E come?

“E’ mia considerazione che la Chiesa debba essere un punto di riferimento per la città, anche al di là dell’appartenenza religiosa, o delle convinzioni politiche o ideologiche. La chiesa non deve essere “di parte”, ma deve stare dalla parte di tutti, e soprattutto dei più deboli. Sono lieto se oggi la Chiesa ternana è percepita come “propria” non solo dai cattolici praticanti, ma da tutte le persone che lavorano per una crescita e un rinnovamento del territorio, tanto laici quanto religiosi. Sono state significative, da questo punto di vista, le tante manifestazioni culturali, il Museo diocesano, il filmfestival popoli e religioni, la mensa San Valentino, l’ambulatorio San Giovenale, la Fondazione per la ricerca sulle cellule staminali, l’Istituto Leonino, gli Eventi valentiani: sono tutte testimonianze di una Chiesa che è pienamente inserita, e con un ruolo da protagonista, nella vita sociale e culturale della città”.

 Di cosa ha bisogno la nostra città e il suo popolo, a suo giudizio?

“Come ho ripetuto quest’anno a San Valentino, questa città non manca di creatività, di intelligenze, di slanci autentici di amore e di solidarietà. Ma proprio in ragione di questa ricchezza, una delle priorità che vedo più urgenti è quella di avere gruppi dirigenti più pronti a percorrere le nuove frontiere della cultura, della ricerca, dell’economia e della politica. E’ urgente puntare su un profondo rinnovamento culturale e generazionale se vogliamo costruire un futuro nuovo. Tutti quelli che hanno responsabilità pubbliche devono esaminare sé stessi e vedere se e come si collocano in questa auspicata prospettiva di apertura, di sguardo rivolto al futuro, di necessario ricambio. Dobbiamo mettere da parte quegli ambigui segnali di un cammino a ritroso, quelle persistenti attenzioni agli interessi esclusivi di gruppo anziché a quelli più larghi dell’intera comunità. Senza gruppi dirigenti aperti, pluralisti, autonomi e in costante rinnovamento è difficile rispondere alle sfide che pone il conseguimento di un benessere per tutti. Insomma Terni ha bisogno di una prospettiva più ampia, capace di sapersi allontanare dal grigiore quotidiano, di saper andare oltre gli interessi personali o di categoria. C’è bisogno che la città ritrovi tutta intera un soggetto che sappia battere all’unisono per una prospettiva che le apra i confini. Ha bisogno di un grande sogno e ha tutte le energie per realizzarlo”.

da Cronache Umbre – giugno 2007