Indispensabile il dialogo tra le religioni
A 20 ANNI DAL PRIMO INCONTRO, LO “SPIRITO DI ASSISI”
SOFFIA ANCORA
INDISPENSABILE IL DIALOGO
TRA LE RELIGIONI
Il Papa all’Angelus di domenica ha definitivamente chiarito il suo pensiero: la frase “incriminata” è dell’imperatore Manuele II Paleologo e Benedetto XVI se ne dissocia totalmente: «Sono vivamente rammaricato per le reazioni suscitate da un breve passo del mio discorso, ritenuto offensivo per la sensibilità dei credenti musulmani. Si trattava della citazione di un testo medievale che non esprime in nessun modo il mio pensiero personale».
Queste parole del Papa, ben più radicali di una scusa, vanno al cuore del problema e permettono di cogliere il senso vero del suo discorso. E direi che le reazioni che si sono avute mostrano ancor più l’urgenza di esso: ossia, che c’è un bisogno estremo della ragione o, se si vuole, di ragionare, di mettersi in dialogo e non di scontrarsi fino alla violenza. Il filo rosso che lega i vari discorsi di Benedetto XVI in Baviera (ma non solo) è il richiamo a Dio: «Senza Dio, i conti sull’uomo e sul mondo non tornano».
Il Papa riecheggia così il dramma dell’umanesimo ateo: dopo aver eliminato Dio, elimina anche l’uomo. E la storia dell’Europa ne è una triste conferma. Questo porta il Pontefice a dire agli europei che i popoli dell’Asia e dell’Africa non hanno paura della scienza dell’Occidente, ma della sua negazione di Dio. Questo è stato il cuore del discorso a Monaco: le società hanno bisogno di Dio. Nell’Università di Regensburg potremmo dire che lo prosegue fermando l’attenzione su quale Dio. E mette in guardia i credenti da un Dio potente ma lontano o, peggio, che spinge alla guerra. Il Dio a cui il Papa si riferisce è un Dio dal volto umano, che ama l’uomo e che l’uomo può ricambiare. Insomma, un Dio che entra nei confini della ragione. La conseguenza è logica: un Dio che spinge alla “guerra santa” – da chiunque essa sia proclamata – è contro la ragione. Questo è il cuore della lezione di Regensburg. Purtroppo, l’interpretazione di una frase del Paleologo, estrapolata dal contesto senza neppure leggere l’intero testo, ha portato a cortocircuiti che sono stati poi pericolosamente strumentalizzati.
Non è la prima volta che il Papa condanna la “guerra santa” fatta in nome di Dio. E non cessa di esortare le religioni a prendere le distanze da ogni violenza. Già nel messaggio inviato all’incontro promosso dalla Comunità di Sant’Egidio per i 20 anni di Assisi aveva scritto: «La guerra non è attribuibile alla religione, ma ai limiti culturali con cui la religione viene vissuta e con cui si sviluppa nel tempo». Erano presenti anche autorevoli leader religiosi islamici, e tutti assieme abbiamo applaudito a queste parole. Il Papa ci ha spronato semmai a capire «i limiti culturali» di ciascuna religione, e comunque a non lasciarsi mai strumentalizzare dalla violenza, che è sempre contro la ragione che contro la fede.
Per sostenere questo argomento si è servito della frase del Paleologo: «Non agire secondo ragione (con il logos) è contrario alla natura di Dio». Il passaggio, in effetti, è straordinario! Benedetto XVI, parlando di Dio, difende in maniera appassionata il valore della ragione. Perché? Perché è preoccupato che i credenti (anche i cristiani!) si affidino a una fede fatta di sentimentalismo, di volontarismo, di irrazionalità.
Una fede sgangiata dalla “critica” della ragione porta al fondamentalismo. E una ragione slegata dalla fede diviene totalitaria. Fondamentalismo e totalitarismo – entrambi sempre violenti! – derivano dal divorzio tra la fede e la ragione. Il Papa esorta a raccordarle e sostiene: «Dio non diventa più divino per il fatto che lo spingiamo lontano da noi in un volontarismo puro e impenetrabile, ma il Dio veramente divino è quel Dio che si è mostrato come logos e come logos ha agito e agisce pieno di amore in nostro favore».La ragione è una compagna necessaria della fede; il loro divorzio provoca danni irreparabili. È urgente ritrovare tra loro un’armonia: solo così, termina il Papa, «diventiamo capaci di un vero dialogo delle culture e delle religioni, un dialogo di cui abbiamo un così urgente bisogno». È ben lontana perciò da Benedetto XVI l’idea di uno scontro tra le religioni. Al contrario, il Papa ritiene che il dialogo tra le religioni è indispensabile, ma ha bisogno che fede e ragione tornino a incontrarsi. L’Europa, ove cristianesimo e umanesimo si incrociano, è abilitata più che altri a condurlo.