Il Vangelo, il digiuno, la carità per ritrovare il cuore

Lettera per la Quaresima 2004


La quaresima di questo anno cade in un momento particolarmente delicato per la nostra terra. Mi riferisco a ciò che è accaduto (e continua ad accadere) attorno alle acciaierie di Terni. Si tratta di problemi che interessano sia i lavoratori sia l’intero territorio. Tutti ci siamo sentiti coinvolti, mobilitandoci in una gara di solidarietà per “difendere il lavoro e la sua dignità”, come ha detto Giovanni Paolo II. Potremmo dire che nelle scorse settimane tutti eravamo in fabbrica. Questa compatta solidarietà ci ha permesso di superare quella drammatica decisione che prevedeva la chiusura del “magnetico”. L’amore – dicevo nell’omelia per San Valentino – ha piegato la dura e irragionevole decisione. E abbiamo visto riaprirsi quei cieli che erano stati freddamente chiusi. Mentre gioiamo di questa conquista – che richiede peraltro ancora impegno – dobbiamo però guardare in avanti, verso il futuro. Non possiamo più semplicemente difendere il passato. C’è bisogno di una maggiore intelligenza nell’anticipare i problemi e di un’attenzione più perspicace nell’aprirsi a nuove prospettive. Senza questo sforzo la giusta e legittima difesa dell’identità e della storia della nostra terra rischia di trasformarsi in una nuova occasione perduta.
 
Un rinnovamento spirituale
 
Per avviarsi verso questo futuro è necessaria una nuova linfa spirituale. Si richiede da parte di tutti un vero e proprio risveglio spirituale; e non è né scontato né facile. C’è bisogno di attenzione, di fatica, di intelligenza, di disciplina, di generosità, di audacia. Senza tale risveglio spirituale è facile ricadere nella pigrizia interiore che porta a pensare solo a se stessi e a farci ricadere nel passato; è facile lasciarsi riprendere da un conservatorismo rassegnato che fa vedere e difendere solo i propri piccoli e gretti privilegi. E questo può accadere nel cuore di ciascuno; e avvenire sia nella comunità cristiana che nella comunità civile, sia nelle istituzioni pubbliche che nelle altre.
Il rinnovamento deve partire da uno spirito nuovo. E’ a dire che a tutti è chiesto di avere un cuore nuovo. La società nella quale viviamo esige che i nostri cuori non siano più di pietra ma di carne. In verità, il mondo ha bisogno di cuori che battano di amore per gli altri, per tutti. L’intero pianeta sembra essere sempre più senza cuore. Del resto non era una decisione senza cuore chiudere d’improvviso il magnetico? E non è un comportamento senza cuore guardare solo al proprio profitto senza badare agli altri? E non è un mondo senza cuore sopportare guerre infinite e permettere passivamente che decine di milioni di persone al giorno muoiano di fame? E quanti altri interrogativi potremmo elencare ancora! Tutti comunque portano alla triste constatazione di un mondo che diviene sempre più duro e crudele particolarmente con i più deboli. E noi rischiamo di divenire complici di questo mondo senza cuore. Sappiamo bene infatti che anche noi rischiamo di vivere senza cuore le nostre giornate a casa, in ufficio, al lavoro, a scuola, per strada. E’ urgente per tutti ritrovare il cuore. E credo che, come ci siamo mobilitati per difendere il lavoro, dobbiamo ora mobilitarci per ritrovare il nostro cuore e quello della nostra terra.

Un tempo per ritrovare il cuore

Il tempo della quaresima è un tempo opportuno per questo. Esso chiede a tutti di mobilitarsi interiormente, ossia di fermarsi un poco per ritrovare il senso delle proprie giornate e il senso stesso della vita. Sono quaranta giorni, al termine dei quali celebreremo la Pasqua, la vittoria della vita sulla morte. Non possiamo, non dobbiamo sprecarli. Li iniziamo mercoledì delle ceneri. Questo antico e austero segno delle ceneri poste sul capo vuol dire, sì, penitenza e richiesta di perdono, ma soprattutto significa una cosa molto semplice: siamo polvere, siamo persone deboli e fragili. Noi che ci innalziamo, noi che magari ci sentiamo potenti, domani non siamo più nulla. E’ una dimensione da cui spesso fuggiamo. Eppure è molto concreta! Questo non significa tornare a una religione della paura. Tutt’altro.
C’è anzi un senso di liberazione nel non dover sempre far finta di essere forti e senza contraddizioni, visto che viviamo in un mondo che non sa né chiedere né offrire perdono, e in cui ogni debolezza è colpita e bandita. La quaresima parte da questa memoria non per spaventare ma per aiutare a ritrovare il cuore, per farci tornare all’essenziale, al senso profondo della vita. Ma come ritrovare il senso della vita mentre siamo veniamo travolti dal lavoro, dalle faccende, dagli impegni, dai ritmi convulsi della vita di ogni giorno? Sì, è difficile fermarsi e riflettere, è difficile trovare momenti in cui raccogliersi e rientrare in se stessi. La ricca e sapiente tradizione della Chiesa ci offre tre suggerimenti in questo tempo di quaresima e ci dice:  se vuoi ritrovare il cuore leggi il Vangelo, pratica il digiuno e vivi la carità.

Leggere un brano del Vangelo ogni giorno

E’ nota la risposta di Gesù al tentatore, dopo quaranta giorni di deserto e di digiuno: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. In questa frase è racchiuso tutto il senso della quaresima e del digiuno. Si tratta di un tempo in cui è necessario dare un po’ del proprio tempo per ascoltare la Parola di Dio: essa va diretta al cuore. La quaresima raccorda il Vangelo con il cuore, la Parola di Dio con la vita. Non è semplicemente questione di qualche pratica ascetica in più, di un’opera in più, di una fatica in più. La quaresima ci fa scoprire il cuore. Gesù dice: “Dov’è il tuo tesoro, là sarà il tuo cuore”(Lc 12,34). E il nostro tesoro è il Vangelo; e nel Vangelo ritroveremo il cuore.
Se con fedeltà e perseveranza, ogni giorno, apriamo una pagina del Vangelo e la leggiamo con attenzione, vedremo crescere nel nostro cuore sentimenti nuovi, sentiremo sprigionarsi energie insospettate. Si tratta di prendere un poco di familiarità in più con il Vangelo. Ma il segreto è farlo ogni giorno. Non è necessario prendere molto tempo. Basta poco, ma ogni giorno. E vedremo man mano crescere in noi un cuore nuovo, un cuore capace di amare, pronto a commuoversi su chiunque ha bisogno. Il Vangelo è la luce che illumina le giornate e il sale che porta sapore alle nostre giornate.

Vi ho consegnato il Vangelo secondo Matteo con un piccolo commento: leggiamolo durante questa quaresima! Possiamo trovare un momento per leggerlo da soli oppure – ed è ancora meglio – tutti insieme in famiglia. E’ bello, ad esempio, che alcuni giovani abbiano deciso in questo tempo di quaresima di raccogliersi assieme ogni mattino prima di entrare a scuola per pregare. Il nostro cuore, mentre riceve la Parola del Vangelo, diventa il luogo ove Dio scende ad abitare. Sì, il cuore diventa il “tabernacolo” in cui incontrare il Signore. E vedrete: tutta la giornata ne sarà illuminata.

Il digiuno del venerdì

La pratica del digiuno è presente nella comunità cristiana fin dalle origini. La si trova in ogni tradizione religiosa. Con il digiuno infatti si esprime la volontà di pentirsi per il male commesso e quindi di purificarsi il cuore con il distacco dalle ricchezze e dal cibo. Si potrebbe dire che il digiuno, come rende il corpo più agile e più snello, così rende il cuore più agile e i sentimenti più delicati. In tutta la tradizione cristiana, in effetti, il distacco dal cibo fa scoprire al credente una carità più pronta e generosa con i più poveri, con gli affamati, con i malati e con i bisognosi. Gesù stesso digiunava, pur essendo accusato dai suoi avversari di non essere un uomo severo con i suoi discepoli. All’inizio della sua vita pubblica digiunò per quaranta giorni. Ebbene, in compagnia di Gesù vogliamo vivere questi quaranta giorni che ci separano dalla Pasqua.
Per noi sembra davvero difficile rompere le abitudini e privarci di qualcosa, soprattutto del cibo. Tutti siamo come costretti a consumare e consumare tutto senza mai fermarsi. E’ salutare mettere qualche freno. Il digiuno aiuta a sottrarci al potere delle cose, alla schiavitù del consumo ad ogni costo. Se lo pratichiamo vedremo liberarsi dal nostro cuore energie belle, utili a noi, alla famiglia e all’intera società. Ecco perché è bene riprendere la tradizione del digiuno il venerdì. Non è questione di quale e quanto cibo si debba prendere. Ciascuno può praticare il digiuno nel modo che crede opportuno. Quel che è importante è che ci sia almeno la limitazione in un pasto. E digiunare il venerdì ricorda a tutti noi il giorno della morte del Signore.

La carità per i bambini abbandonati

Il digiuno, in tutta la tradizione biblica, richiama sempre l’elemosina. Non si tratta di fare semplicemente un’opera di sacrificio. No, si digiuna per dare quel che si risparmia a i poveri. Ecco perché in questo tempo di quaresima vorrei che tutti riscoprissimo la generosità verso i poveri e i deboli. Chi ascolta il Vangelo e chi digiuna del proprio egocentrismo vedrà crescere nel proprio cuore l’amore. E sentirà il bisogno di pensare ai poveri, di  fare qualcosa per aiutarli, di dare l’elemosina quando li incontra, anche negli angoli delle strade o ai semafori. Sì, in questo modo ridaremo a noi e alla nostra terra un cuore. Così si edifica una città meno crudele e più compassionevole.
Il Papa, nel suo messaggio per la quaresima, ci ha ricordato il dramma dei bambini poveri. Sono decine di milioni nelle diverse parti del mondo i bambini abbandonati. In questa quaresima sentiamo anche noi la responsabilità verso di loro. Lo so, non possiamo risolvere questo problema dalle dimensioni planetarie. Tuttavia, possiamo offrire un contributo significativo per i bambini di quelle aree del mondo nelle quali la nostra diocesi già opera: mi riferisco ai bambini di Ntambue, dell’Albania, del Kossovo, del Perù, del Guatemala e di Betlemme. Sì, aiutiamo questi bambini! Mentre destiniamo loro quel che risparmiamo con il digiuno del venerdì ci impegniamo a trovare altri fondi e altri modi per poter alleviare la durezza della loro vita e sperare e operare per un futuro migliore per loro.


Verso la Pasqua

Ci incamminiamo così verso la Pasqua. E’ un tempo per ritornare al Signore, un tempo in cui chiedere perdono per i nostri peccati. Il sacramento della Confessione ci aiuterà a gioire del perdono di Dio. E sfogliando ogni giorno una pagina del Vangelo, dimagrendo il cuore digiunando dalla sazietà, essendo più generosi con i poveri, ritroveremo il nostro cuore e il senso stesso della vita. Un sapiente russo diceva: “Ognuno è ciò che è il suo cuore… ognuno è là dov’è il suo cuore”. In questo tempo vogliamo far crescere in noi un cuore nuovo, un cuore che sappia amare, un cuore che si commuova e che renda questa terra più bella e più solidale. La Pasqua ci annuncia che Dio è forte e vince la morte. Mettiamoci in cammino per accogliere nel nostro cuore l’amore di Dio ch’è più forte del male e della morte.

Terni, 25 febbraio 2004
mercoledì delle ceneri