Il Giorno di Natale – Amelia

Il Giorno di Natale - Amelia

Abbiamo ascoltato il profeta Isaia che già indicava l’avvento di Gesù su questa terra. Parla di lui quando canta: “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annuncia la pace, messaggero di bene che annuncia la salvezza”. Sì, sono belli i piedi Gesù che inizia il suo cammino proprio oggi. E vorrei che tutti noi potessimo essere come quelle sentinelle di cui parla il profeta: “Le sentinelle alzano la voce, insieme gridano di gioia, perché vedono con i loro occhi il ritorno del Signore in Sion”. Sì, oggi è festa: il Signore nasce in mezzo a noi.

Cantando il “Gloria” ci siamo uniti alla moltitudine degli angeli del cielo i quali, squarciando la notte, hanno inondato di luce la terra. Abbiamo bisogno di sentire, anzi di cantare assieme questo canto in questo Natale. E’ vero, lo cantiamo tante volte. Ma questa sera è ancor più necessario. Intorno a noi sta scendendo il buio. Non è tanto quello del tempo; è quello della violenza e della guerra, della solitudine e dell’insicurezza. La pace sembra farsi sempre più rara sulla terra; e appare pericolosamente minacciata ovunque. Basti pensare a quanto sangue viene ancora versato nella terra stessa di Gesù! E invece della pace e della concordia si vede crescere il muro della divisione. Lì, a Betlemme, il Natale è davvero difficile. E se il Natale torna, torna anzitutto perché in quel cielo gli angeli continuino a cantare, anche contro le armi e la violenza che sembrano occupare tutto, “Pace in terra agli uomini che egli ama”. La pace nasce solo dall’amore di Dio. Lui solo può donarla. E la dona con abbondanza. Ma gli uomini sembrano fare di tutto per non accoglierla. E non solo in Terra Santa. Pensiamo alle tante guerre che ancora insanguinano il mondo, alla fame che continua a mietere milioni e milioni di vittime, pensiamo ai milioni di rifugiati che vagano per il mondo senza che nessuno apra loro le porte. E’ un’esperienza che Gesù conosce direttamente fin dall’inizio della sua esistenza, fin dal Natale, appunto. Egli venne in mezzo agli uomini, ma gli uomini non l’accolsero. Egli era la luce che veniva per sciogliere il buio, ma gli uomini preferirono le tenebre. Quanta tristezza c’è in quella notazione di Luca: “Non c’era posto per oro nell’albergo”! Ed è una storia che continua ancora oggi.
Eppure Dio non cessa di rivolgersi agli uomini. Abbiamo ascoltato la Lettera agli Ebrei: “Dio che aveva parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi… ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del suo figlio”. Sì, il Signore ha lasciato il cielo ed è venuto a porre la sua tenda in mezzo a noi, come abbiamo ascoltato dal Vangelo di Giovanni. Il Natale, infatti, è Dio che viene a stare accanto a noi, anzi dentro il cuore di ciascuno di noi perché tutti rinasciamo ad una nuova vita. Il Natale ci fa rinascere. Ciascuno di noi, deve ri-iniziare da Gesù, deve ripartire da Gesù, deve rinascere con lui. E come? E’ la stessa domanda di Nicodemo. Anche lui chiese a Gesù: “come può un uomo rinascere quando è vecchio?” Accade anche che neppure ce la poniamo, tanto siamo rassegnati. Quanti di noi continuano a dire: ormai sono così, che ci si può fare? Il mondo è andato sempre in questo modo, non si può fare nulla. E poi che posso fare io di fronte al male che c’è nel mondo? Insomma, al buio della violenza si aggiunge anche quello della rassegnazione. E quindi non solo non cambiamo, ma vogliamo restare sempre uguali a noi stessi. Natale invece è un invito a rinascere. E sapete come si rinasce? La risposta è semplice: riaprendo il Vangelo. Sì, il Vangelo è come quel bambino avvolto in fasce che giace nella mangiatoia. Qualcuno potrebbe dire: com’è possibile che da quel bambino venga la salvezza? Com’è possibile che da quel piccolo libro vengano parole che cambiano il mondo? Il mistero del Natale è nascosto in questa debolezza. Il Vangelo è la luce che può cambiare i giorni, gli anni, i secoli che verranno.

Oggi abbiamo ascoltato la prima pagina del Vangelo, quella della nascita. Ebbene, da questa prima pagina possiamo iniziare a scrivere di nuovo la nostra vita. E se sfoglieremo pagina dopo pagina il piccolo libro del Vangelo, cresceremo come cresceva il bambino Gesù. Il Vangelo di Natale ci ha detto che “la Parola si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi”, ossia è entrata nel nostro cuore che è divenuto come una mangiatoia. Non importa che sia una mangiatoia anche un po’ maleodorante. Insomma, non importa come siamo, non contano le nostre condizioni. Questa sera quel che conta è che Dio ha scelto il nostro cuore, anche se è un po’ maleodorante cole la mangiatoia, come sua abitazione. Quel che conta è che ci viene donato il Vangelo. Io stesso consegnerò a ciascuno di voi il Vangelo di Matteo. Sia la vostra mente come quella mangiatoia di Betlemme che accoglie la parola del Signore. Questa parola deve diventare vita, deve diventare vostra carne, così come le parole dell’angelo presero la carne di Maria. Accogliamo con gioia questo dono. Chi accoglie il Vangelo, accoglie le parole di Gesù. E nella Messa ci viene dato, dopo la Parola, anche il Corpo e Sangue del Signore. San Francesco amava dire che ogni Messa è Natale, perché ogni volta che si celebra l’Eucaristia Gesù nasce sull’altare e si affida alle nostre mani. Sono tre anni che riflettiamo sull’Eucarestia come centro di tutta la nostra vita. E, con la comunione sotto le due specie eucaristiche, abbiamo voluto sottolineare la centralità di Gesù. Sì, accogliamo nel nostro cuore Gesù eucaristico: è il Natale di Gesù nel nostro cuore.
 Non abbiate paura, perciò! Se ci avviciniamo a Betlemme e prenderemo con il Bambino gusteremo la gioia che gustò Maria e che sentirono i pastori.