Giornata per la pace – 1 gennaio 2010
“Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace”(Numeri 6, 24-25). Con questa antica benedizione biblica entriamo nel nuovo anno 2010, certi che il Signore veglierà su di noi, ci sarà vicino e ci accompagnerà giorno dopo giorno. “Su chi volgerò lo sguardo? Sull’umile e su chi ha lo spirito contrito, e su chi teme la mia parola”, si legge nel libro di Isaia(Is 66,2). Sì, lo sguardo del Signore si rivolge su chi si dispone ad ascoltare la parola del Vangelo. E questa mattina abbiamo ascoltato ancora una volta il Vangelo del Natale. E ci vengono presentati quei pastori che, a loro volta, ascoltarono l’angelo mentre di notte stavano vegliando le loro greggi. Erano disprezzati e ritenuti impuri e peccatori, eppure lo sguardo di Dio si posò su di loro: la notte si riempì di luce e la loro vita trovò un senso, una direzione verso cui andare. Quegli umili pastori divennero “i primi cristiani”, ossia i primi ascoltatori del Vangelo. Udite le parole dell’angelo si recarono subito verso la grotta e appena giunti videro quel Bambino di cui gli angeli avevano loro parlato. Era una creatura debole, fragile, senza forza, eppure gli riempì il cuore e la mente, tanto che, nota l’evangelista, “dopo averlo visto, riferirono ciò che di lui era stato detto loro”. Si potrebbe dire che tutta la vita cristiana è racchiusa in questa semplice scena. E non a caso viene posta davanti ai nostri occhi all’inizio del nuovo anno.
La Chiesa – dopo sette giorni dal Natale – sente il bisogno di guardare non solo quel Bambino ma anche la Madre, e farle festa. Ma, è bene sottolinearlo, nel contemplarla non la troviamo sola: ha con sé Gesù. I pastori vedono quel Bambino non da solo, è Maria che lo presenta e, possiamo immaginare, accenna loro il mistero che assieme stanno contemplando. Maria che tiene Gesù tra le braccia è tra le immagini più familiari e tenere del Natale. Quanti poeti, pittori, scultori hanno meditato e scritto e dipinto in maniera straordinaria questa scena! Maria con il Bambino, è l’icona di Maria, Madre di Gesù, ed è anche l’immagine della Chiesa e di ogni credente: abbracciare con affetto il Signore e mostrarlo al mondo.
Come quei pastori che, una volta usciti dalla grotta, se ne tornarono glorificando e lodando Dio, anche noi, con lo stesso slancio, dovremmo entrare nel nuovo anno stringendo Gesù tra le braccia e mostrarlo al mondo. Sarebbe davvero una grande consolazione per noi se qualcuno osservandoci potesse scrivere come l’evangelista scrive dei pastori: “tutti quelli che udirono, si stupivano delle cose che essi dicevano”. Riusciamo noi, con tutti i limiti che pure abbiamo, riusciamo noi a “stupire”, ossia a toccare il cuore, di coloro che incontriamo? Chiediamoci se se siamo come quei pastori che hanno saputo comunicare la gioia dell’incontro con Gesù. Forse è anche per questo che la gente delle nostre città si stupisce non per il Vangelo ma per ben altre cose! Eppure è possibile. Anche quest’anno, ad esempio, tanti hanno provato gioia e stupore al pranzo di Natale dei poveri in cattedrale, e anche ieri sera ho visto la gioia di tanti poveri e deboli raccolti in alcune parrocchie della diocesi per passare assieme momenti di festa. E ho visto lo stupore di papa Benedetto quando il 27 ha pranzato con i poveri nella mensa di Sant’Egidio. Davvero i suoi occhi erano come quello dei pastori che visitarono la grotta di Betlemme. La mia preghiera in questo giorno di inizio del 2010 sale al Signore perché ciascuno di noi possa imitare quei pastori: accogliere dalla Madre Chiesa quel Bambino e a sua volta mostrarlo al mondo. Vi ho consegnato il Vangelo della Messa di ogni giorno: è un modo concreto di accogliere il Bambino nel nostro cuore e di testimoniarlo con il nostro amore a coloro che incontriamo. Siate, siamo i pastori di amore e di pace di questo nuovo anno!
E’ ormai consolidata tradizione che il primo giorno dell’anno la Chiesa si riunisca in preghiera per invocare la pace. E’ bene iniziare l’anno sulla via della pace. Paolo VI, 43 anni fa, volle introdurre la giornata della pace il primo gennaio. E tutti i papi successivi hanno conservato questa tradizione inviando anche un messaggio. Quest’anno Benedetto XVI, con il suo messaggio “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”, richiama i cristiani alla responsabilità di non inquinare il mondo pena la perdita della stessa pace. Scrive il papa: “Sempre più si deve educare a costruire la pace a partire dalle scelte di ampio raggio a livello personale, familiare, comunitario e politico. Tutti siamo responsabili della protezione e della cura del creato. Tale responsabilità non conosce frontiere…. Non si può rimanere indifferenti a ciò che accade intorno a noi, perché il deterioramento di qualsiasi parte del pianeta ricadrebbe su tutti. Le relazioni tra persone, gruppi sociali e Stati, come quelle tra uomo e ambiente, sono chiamate ad assumere lo stile del rispetto e della ‘carità nella verità’».
Sono quasi passati i primi dieci anni di questo nuovo secolo e restano ancora almeno 23 paesi travagliati da guerre o da conflitti sanguinosi. Raccogliamo il grido di tanti uomini, donne, bambini e anziani che resta spesso inascoltato. Noi oggi preghiamo perché gli angeli che hanno annunciato agli uomini la notte di Natale possano percorrere i cieli del nostro pianeta e annunciare a tutti la pace. Sì, sia pace in tutte le terre, come gridò Giovanni XXIII con la sua enciclica del 1963 a poche settimane dalla sua morte. Pace su tutte le terre del mondo. Care sorelle e cari fratelli, allarghiamo il nostro cuore sino ai confini della terra e incamminiamoci sulla via della pace.
Oggi, 1 gennaio 2010, all’inizio di questo nuovo anno, vogliamo cominciare insieme con il passo della pace. La pace non è impossibile. Tante guerre possono essere pacificate. Siamo convinti che la pace dipende in primo luogo dall’atteggiamento del cuore. Per questo c’impegniamo a compiere ogni giorno quei gesti di pace necessari alla convivenza umana, capaci di ricomporre i rapporti umani laddove sono lacerati, senza cedere al pessimismo e allo scoraggiamento. Siamo tutti convinti, ragionevolmente convinti, che bisogna perseguire con decisione una via di pace: sì, che la pace sia pace in tutte le terre, come papa Giovanni gridò al mondo nel 1963 poche settimane prima della sua morte. Invochiamo lo Santo Spirito perché ispiri le menti e scaldi i cuori dei credenti, dei responsabili della terra e di ogni uomo e donna di buona volontà perché muoviamo tutti i nostri passi sulla via della pace. Il primo passo inizia dal cuore, dal mio cuore, dal cuore di ciascuno di voi. La via della pace è la stessa dei pastori: vedere quel Bambino che la Madre ci mostra e trasmettere anzi contagiare gli altri della gioia che abbiamo vissuto. La via della pace è quella stessa di quel bambino che per amore degli uomini è sceso dal cielo e ha camminato per le strade e le piazze del suo tempo perché gli uomini si amassero gli uni gli altri.