Natale 2009 – Te Deum di fine anno

Care sorelle cari fratelli,
 
è una bella tradizione trovarsi assieme al termine dell’anno solare per ringraziare il Signore. Sappiamo bene che non si tratta di una data particolare dell’anno liturgico. In essa vediamo piuttosto un segno dello scorrere dei giorni. In ogni parte della terra, in questa notte, uomini e donne appartenenti ad ogni cultura e tradizione celebrano una sorta di molteplici riti di passaggio, come se si volesse allontanare il male passato e augurarsi fortuna per l’anno che viene. Ci auguriamo che sia una notte senza violenze.
Noi sentiamo il bisogno, proprio mentre il 31 dicembre simbolizza lo scorrere del tempo, di alzare lo sguardo al Signore. E lo facciamo a ragione della nostra fede. Tutto passa nella nostra vita e in quella degli uomini; ogni giorno lascia inesorabilmente dietro a sé il precedente e mai più torna. Triste sarebbe la corsa del tempo se non ci fosse la luce del Signore. Sì, tutto passa, eccetto l’amore di Dio. Il suo amore per noi resta saldo. E’ la roccia su cui fondare tutta la nostra vita. Se rivolgiamo a Lui il nostro sguardo e la nostra preghiera non è per dimenticare i nostri giorni, non è per fuggire dalla nostra vita quotidiana, al contrario, è per chiedere al Signore che continui ad illuminare la nostra mente e a scaldare i nostri cuori per vivere con maggior responsabilità e generosità la vocazione che ci ha donato.
Ma chiediamoci: dov’è il Signore? Dove lo incontreremo? Il Vangelo di Natale che la Santa Liturgia di oggi ci presenta ci indica ancora una volta chi è il Signore e dove lo incontriamo. L’evangelista Luca ci ripropone l’incontro dei pastori con il Bambino nella grotta di Betlemme: “I pastori andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe con il bambino adagiato nella mangiatoia”. Nella notte di Natale ricordai, seguendo l’esempio di Francesco di Assisi, che il Natale era per noi, come lo fu per lui, la celebrazione dell’Eucarestia. E Francesco aggiungeva che in ogni celebrazione il Signore scendeva sull’altare come sulla mangiatoia. Sì, l’altare è la mangiatoia su cui viene deposto il Signore. E’ pertanto nell’Eucarestia che si trova tutta la ragione della nostra vita. E non solo della nostra vita, ma dell’intera storia dell’umanità e della creazione.
Care, sorelle e cari fratelli, questa sera vorrei che il Te Deum che tra poco canteremo significasse il ringraziamento al Signore per la maggiore consapevolezza che cerchiamo di avere del grande mistero eucaristico. Sono ormai quasi dieci anni che lo abbiamo posto al centro delle nostre riflessioni. E chi si è lasciato aiutare ha potuto comprendere sempre la straordinarietà di questo mistero di amore. Certo è ancora lungo il cammino perché l’intera comunità diocesana possa ritrovarsi assieme su questa soglia. Ma come non ringraziare il Signore per il cammino di questo anno, per il passo che abbiamo avuto la grazia di compiere? In tanti è cresciuta almeno un poco la consapevolezza dell’amore che sgorga dall’Eucarestia, di quale forza di cambiamento che riceviamo da essa. L’Eucarestia infatti brucia il cuore di chi la riceve e lo coinvolge in un movimento di grazia. Sì, il credente è spinto dall’Eucarestia ad uscire da se stesso, da quell’egocentrismo che rende triste la nostra e l’altrui vita, perché spenda la vita al servizio del Signore e dei fratelli. La Lettera pastorale, Eucarestia e Città, descrive il senso di questo passo ulteriore che il Signore vuole che la nostra Chiesa diocesana compia, e lo compia nella maniera più ampia possibile. Sento pertanto l’urgenza che cresca in tutti tale consapevolezza. Ed è per questo che vogliamo spendere i giorni e i mesi dell’anno che viene perché si allarghi la conoscenza di questo dono e si irrobustisca il coinvolgimento nella via dell’amore. L’Eucarestia che celebriamo entra in profondità nella vita delle città di Terni, in quella delle nostre città, per accogliere le loro gioie e le loro speranze, e spingerle verso un nuovo futuro. Non possiamo dividere ciò che Dio unisce, care sorelle e cari fratelli. Eucarestia e Città sono indissociabili. Nella Messa di Natale celebrata nelle acciaierie dicevo che l’altare della domenica non è estraneo agli altari delle nostre fabbriche, delle nostre aziende, dei nostri uffici, delle nostre cattedre, delle nostre case. Nell’altare della Domenica ci sono tutti gli altri altari della vita. Sì, tutti gli altari della nostra vita partono da qui, dall’altare della cattedrale, e qui in certo modo tornano come trasformati tutti nell’Eucarestia che innalziamo al cielo. La celebrazione dell’Eucarestia ci ha spinti, care sorelle e cari fratelli, a entrare con responsabilità e audacia, dentro le nostre città, a scendere nelle pieghe della vita, a impegnarci con responsabilità per il loro cambiamento, e a inserirle in quell’Ostia che rappresenta il culmine della creazione.
Ringrazio il Sindaco di Terni e il Presidente della Provincia per la loro presenza a questa celebrazione e per il loro dono – una mitra – che fanno al vescovo per l’intera diocesi. E’ un segno dell’attenzione che queste due istituzioni hanno per l’opera della Chiesa. E’ un piccolo segno che sta divenendo una significativa tradizione. Da parte mia, da parte nostra, vogliamo ribadire l’impegno che riceviamo dalla stessa Eucarestia a sentirci responsabili per l’edificazione del bene comune della nostra città, di tutte le città e i paesi della diocesi. Non lo facciamo semplicemente per buona volontà. E’ l’Eucarestia della Domenica che ci spinge, è il Signore che ci coinvolge nel suo stesso mistero di trasformazione del mondo.
Sappiamo bene che le nostre città – non solo esse ma il mondo intero – stanno vivendo un momento difficile. Noi non ci siamo tirati indietro nell’offrire il contributo di riflessione per tracciare alcune linee per il loro futuro. Il Convegno del 14 giugno è stato un momento particolarmente significativo e vogliamo che continui quel’impegno. Tanto più a motivo delle difficoltà del momento presente. Non è questa la sede per dilungarci sulle questioni che pesano sulla vita delle nostre città. Ma non possiamo restare inerti. Sappiamo che seppure potrà esserci qualche ripresa – tutti ce l’auguriamo – il futuro prossimo porta comunque con sé notevoli difficoltà a tutti i livelli. Permettete questa sera che spenda una parola per coloro che forse sono maggiormente colpiti nell’occupazione. Sono tanti coloro che temono la perdita del lavoro. Come Conferenza Episcopale Umbra abbiamo cercato di offrire un piccola ma concreta risposta. Il Fondo di Solidarietà, creato quest’anno dalle otto diocesi dell’Umbria per venire in soccorso degli operai che perdono il lavoro senza avere ammortizzatori sociali, sta svolgendo un prezioso servizio. Sono stati raccolti nella colletta circa un milione e trecentomila euro sostenendo per ora circa 250 operai, che hanno perso il lavoro, con un aiuto di circa 400 euro al mese. Prevediamo di raggiungere la quota di 500 operai da sostenere. C’è ancora spazio per ulteriori interventi anche qui a Terni; e se venite a conoscenza di qualche operaio che ha perso il lavoro potete farlo presente. Cari amici, si è creato un piccolo movimento di solidarietà che dobbiamo aiutare a crescere. Abbiamo in animo di proporre una nuova raccolta nell’anno che viene.

Restando in questo orizzonte, vorrei ringraziare il Signore per la proclamazione da parte di Benedetto XVI delle virtù eroiche di Giunio Tinarelli: un operaio della nostra città è divenuto così “venerabile”. E’ senza dubbio un grande dono per la nostra Chiesa e per la nostra Città. Siamo invitati a far tesoro della sua esperienza, soprattutto di quella interiore, e trarre da essa insegnamenti per la vita nostra e di questa città. Nel mese di gennaio, accoglieremo la Madonna di Loreto a Terni per riflettere sulla testimonianza di questo nostro fratello che ha saputo dare testimonianza “eroica” delle virtù, della sequela al Vangelo. L’assenza del miracolo – che per ora ne impedisce la beatificazione da parte del Papa – deve diventare però una occasione per sottolineare che tutti siamo chiamati sulla via della santità; una via che non passa per l’impegno individuale in vista della propria perfezione, ma che si realizza dando la propria vita per il Signore e per i fratelli, per la comunità dei credenti e per la città. Tanto possiamo apprendere dal venerabile Tinarelli.  Steso sul suo letto di dolore ha speso quel poco che aveva di vita per radunare gli altri, per far comprendere loro che l’amore per il Signore e per gli altri è la via della felicità e della gioia. Sì, spendere il proprio tempo, il proprio cuore, la propria mente, le proprie energie per il bene di tutti, per una città  più umana, più serena, è quanto il Signore ci chiede.
Te Deum laudamus, ti lodiamo o Dio per l’amore con cui ci accompagni. I nostri occhi questa sera sono rivolti verso di Te. Mentre un anno sta passando e un altro si apre, ti preghiamo: i tuoi occhi siano su di noi, siano su questa nostra città e benedici. Accompagnaci con la tua parola. Tu che ci hai detto “il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”(Mt 24,35) concedi che imitiamo Maria che conservava e meditava le tue parole nel suo cuore.