Giornata della Vita Consacrata

Giornata della Vita Consacrata

“Care sorelle religiose,
cari fratelli religiosi,
e voi tutti che partecipate a questa Santa Liturgia,


ho voluto dare rilievo a questa festa della presentazione di Gesù al tempio radunandoci assieme qui in cattedrale. Per voi, care religiose e cari religiosi, è un invito a rinnovare la vostra consacrazione al Signore. Per noi è una occasione bella per ringraziare il Signore per la vostra presenza e per chiedere a Lui che vi ricolmi dell’abbondanza delle sue benedizioni. Lasciate allora che la nostra diocesi si unisca oggi idealmente a Maria e Giuseppe che si recano al tempio per offrirvi tutti al Signore. Ma ci uniamo anche a Simeone ed Anna, per accogliervi tra le nostra braccia e dirvi tutto il nostro affetto e la nostra riconoscenza. Sì, sento profondamente l’obbligo di dirvi grazie per tutto quello che fate in favore di questa chiesa di Terni-Narni-Amelia. Credo che sappiate e sentiate quanto sia grande il nostro amore per voi. Vi sentiamo tutti come fratelli e sorelle donatici da Dio. E il Signore, ben più di noi, saprà ricompensarvi per la dedizione apostolica e per la testimonianza evangelica che vivete in questa diocesi. Sappiamo bene che senza di voi sarebbe estremamente difficile se non impossibile la vita di questa diocesi. Voi, di questa famiglia diocesana, siete parte preziosissima, perché mostrate a tutti la ricchezza dell’azione dello Spirito di Dio il quale non manca di abbellire la sua casa. Noi abbiamo bisogno della vostra bellezza spirituale, che è la radicalità del Vangelo. Vorrei dirvi che il vescovo, anzi l’intera Chiesa locale, prima del vostro aiuto sul piano organizzativo, di cui ha urgenza, ha tuttavia estremo bisogno della radicalità della vostra testimonianza. I preti, i diaconi, i catechisti, i lettori, i ministri straordinari, i sacrestani, i responsabili dell’oratorio, tutto sommato alla fine li possiamo anche trovare. So bene che molti di voi siete esattamente questo. E ovviamente non posso non continuare a ringraziarvi. Eppure una Chiesa locale ha bisogno soprattutto di uomini e di donne che testimonino con gioia la bellezza del Vangelo vissuto senza aggiunte. Lasciate che esageri: più che di aiuti per riempire i quadri dell’organismo diocesano, più che di sostegno per le attività pastorali, più che azioni per attuare il piano pastorale, il vescovo ha anzitutto bisogno di santi, di uomini e di donne che manifestino con la loro vita il primato assoluto di Dio su tutto, sulla propria vita, sul proprio protagonismo, sul proprio attivismo, sulla cosiddetta propria realizzazione. In un mondo ripiegato su se stesso ove ciascuno cerca di prevalere sull’altro voi dovete mostrate questo primato assoluto di Dio e della sua parola. In un mondo ove la libertà è scambiata con l’amore per se stessi a qualsiasi costo, voi dovete mostrare la bellezza e la libertà dell’obbedienza. In un mondo ove la soddisfazione di se a qualsiasi costo e subito non importa quel che accada, voi dovete mostrare la larghezza dell’amore verginale. In un mondo ove l’egocentrismo rende ciechi e duri verso gli altri, voi dovete mostrare la dolcezza della vita comune. Voi religiosi, voi religiose, dovete essere già da questa terra uomini e donne del cielo. Certo, vi chiedo di aiutarci nella vita della diocesi, vi domando un aiuto nei modi più vari. Ma oggi sento la responsabilità di dirvi, non io ma il Signore, che questa chiesa ha bisogno di uomini e di donne santi, di uomini e di donne che affidano tutta la loro vita a Dio. Da questa vostra testimonianza, ancor più che dalle vostre opere, dipenderà anche la santità di questa diocesi. La vita religiosa è come quella finestra aperta sul cielo che permette a tutti di desiderare di raggiungerlo. Permettetemi allora di ricordare ancora una volta anzitutto a me stesso l’episodio del vescovo Rainero. Terni, all’inizio del secolo XIII, cercava la sua rinascita religiosa e civile. Il papa Onorio III mandò il vescovo Raniero perché riorganizzasse la diocesi nelle sue strutture e rianimasse la vita della città. Il giovane Francesco venne a Terni per predicava il Vangelo. La “Leggenda Perugina” racconta che “mentre Francesco predicava al popolo di Terni nella piazza davanti l’episcopio, il vescovo assisteva al sermone. Terminato che fu, il vescovo si alzò e rivolse al popolo questa esortazione: ‘Da quando cominciò a piantare e edificare la sua Chiesa, il Signore non ha mai cessato d’inviare uomini santi, i quali con la parola e con l’esempio l’hanno sostenuta. E in questi ultimi tempi egli ha voluto illuminarla per mezzo di questo uomo poverello”. Pronunciate queste parole, il vescovo si avvicinò a Francesco e entrò con lui in cattedrale. Quel vescovo intuì che quella chiesa locale sarebbe risorta se lui fosse entrato in cattedrale non da solo, o con il suo clero, ma in compagnia di quel discepolo che seguiva il Vangelo “sine glossa”. Care sorelle e cari fratelli religiosi vorrei che, all’inizio di questo millennio, mentre tutti cerchiamo di rendere più viva questa nostra Chiesa diocesana, potessimo continuare ad entrare in questa cattedrale avendo nel cuore, avendo accanto, fratelli e sorelle che come Francesco cercano di vivere il Vangelo sine glossa”.