Giornata della Pace

Giornata della Pace

Care sorelle e cari fratelli,


 


il Vangelo che abbiamo ascoltato ci riporta alla grotta di Betlemme per rivivere il mistero del Natale del Signore, un evento che ha cambiato il corso stesso della storia. Vari secoli fa i cristiani e con essi la società hanno iniziato a contare gli anni a partire proprio da quell’evento; e la nascita di Gesù ha diviso la storia degli uomini in “prima” e “dopo Cristo”. E se oggi inizia il nuovo anno 2005, il computo avviene appunto a partire da questo evento. Ebbene, se il Natale segna in questo modo la storia quanto più dovrebbe segnare la nostra vita e i nostri cuori? Senza alcun dubbio, per i pastori di Betlemme quella notte fu una svolta: essi ascoltarono l’annuncio dell’angelo si diressero verso la grotta e videro quel bambino adagiato sulla mangiatoia; e dopo se ne tornarono glorificando e lodando Dio. Finalmente avevano visto che non erano più abbandonati: Dio aveva scelto loro per primi come destinatari del suo messaggio di salvezza. Il Natale, anche per noi è un annuncio di salvezza. È a dire che anche noi dobbiamo ripartire da quel Bambino per entrare con una nuova speranza in questo nuovo anno.


Abbiamo davanti agli occhi le drammatiche immagini della tragedia abbattutasi in Sud Esta asiatico. Non è che abbiamo tante parole da dire. Ci troviamo di fronte all’insondabile mistero del Male che fa parte della nostra vita. È un mistero che ci sovrasta e di cui non conosciamo le mosse. Una cosa chiara però ci è stata rivelata: Dio è Padre buono che non permette al Male di inghiottirci nel nulla. Questo noi crediamo e questo dobbiamo annunciare al mondo. E lo annunciamo nel primo giorno del nuovo anno. Nessuno ci rapirà dalle mani di Dio. A meno che noi stessi non ce ne allontaniamo. C’è nella storia umana una lotta condotta da Dio stesso contro il Male, e fin dalla creazione, ossia fin da quando l’uomo sui è allontanato da Dio per allearsi con il serpente, con il principe del male. È una lotta che si svolge dentro i cuori degli uomini e che coinvolge la stessa creazione. Ieri sera ho voluto chiarire subito che i  terremoti e i disastri naturali non sono una punizione di Dio per le popolazioni colpite. No, non sono una punizione di Dio; e tanto meno per i colpiti. Siamo forse noi meno peccatori di loro? I disastri anche naturali sono semmai il risultato di un impasto terribile del male con la storia dell’uomo e del creato. E semmai siamo chiamati a ricercare anche le responsabilità che gli uomini hanno per i disastri naturali che avvengono. Nell’area colpita, ad esempio, non vi erano quegli strumenti tecnici che potevano preavvertire quel che stava accadendo. Certamente molte riflessioni potrebbero farsi. E ieri sera ho accennato alla nuova coscienza che sta nascendo di fronte a tale situazione, ossia l’indispensabile coscienza universale che ciascuno di noi è chiamato a vivere. In questi ultimi anni è stato facile guardare al proprio particolare, è stato normale pensare ai propri interessi, a quelli della propria area, o a quelli del proprio gruppo o della propria civiltà. Oggi ci accorgiamo che questo non è più possibile. Questa tragedia ci mostra che stiamo tutti sulla stessa piccola terra, che ogni situazione di ingiustizia, in qualsiasi parte del mondo avvenga, ci riguarda personalmente, ci appartiene. Sì, fino a ieri avevamo la vista corta. Oggi possiamo avere una nuova coscienza, quella di appartenere al mondo intero. E questa coscienza sta nascendo. E la si vede in quella straordinaria solidarietà universale che sta traversando i cuori di tutti, nessuno escluso. Nel dramma del diluvio emerge questo arcobaleno della fraternità universale. È davvero la speranza di un mondo nuovo.


Il primo gennaio è un giorno che la Chiesa dedica alla preghiera per la pace. Vogliamo iniziare a muovere i primi passi di questo anno sulla via della pace. Giovanni Paolo II, che non cessa di esortare i popoli alla pace, nel suo messaggio per questo giorno, ci ricorda di non lasciarci vincere dal male, e di vincere il male con il bene. E’ urgente avviare un processo nel quale tutti ci coinvolgiamo. Per costruire la pace c’è bisogno di disarmare i cuori dall’odio e dalla violenza, e far crescere la giustizia, l’incontro, il perdono, l’amore. Non si sconfiggono le guerre nel mondo se continuiamo le nostre piccole guerre quotidiane. Non si allontanano i conflitti se noi continuiamo le nostre piccole ma non meno feroci battaglie di ogni giorno per eliminarci a vicenda. C’è bisogno di sradicare dal terreno dei cuori quel notevole tasso di violenza che sta distruggendo la vita. Ecco perché la pace, pur richiedendo l’impegno tenace degli uomini, è un dono che dobbiamo implorare dall’alto. La pace è un frutto dello Spirito di amore che opera nel cuore degli uomini. Per questo la preghiera d’inizio di questo nuovo tempo ricalca l’antica affermazione degli angeli ai pastori: “Pace in terra agli uomini che Dio ama”.

Il canto del “Veni, creator Spiritus” faccia scendere lo Spirito del Signore nel cuore degli uomini e “rinnovi la faccia della terra”. Sì, venga lo Spirito del Signore e trasformi i cuori dei credenti, perché sciolgano la loro durezza e s’inteneriscano davanti alla debolezza del Bambino. Venga lo Spirito del Signore e trasformi i cuori delle nostre città e dei nostri paesi perché l’odio, l’invidia, la maldicenza, la sopraffazione, il disinteresse siano allontanati. Venga lo Spirito del Signore perché i cuori non siano più traversati dalla violenza e dall’individualismo e crescano il perdono, la misericordia e il senso del bene comune. Venga lo Spirito del Signore e trasformi il cuore delle nazioni e dei popoli in guerra perché siano disarmati gli spiriti violenti e si rafforzino gli operatori di pace. Venga lo Spirito del Signore e trasformi il cuore dei popoli ricchi perché non siano ciechi di fronte ai bisogni dei popoli poveri e gareggino piuttosto nella generosità. Venga lo Spirito del Signore e trasformi il cuore delle nazioni e dei popoli poveri perché abbandonino le vie della corruzione e intraprendano quelle dello sviluppo. Venga lo Spirito del Signore e trasformi il cuore di ogni uomo e di ogni donna perché tutti riscopriamo il volto dell’unico Dio, Padre di tutti.