L’epifania 2005

Articolo per il "Corriere dell'Umbria"

L’Epifania di questo 2005 è segnata dalla tragedia abbattutasi nel Sud Est asiatico, sull’India e sulle coste dell’Africa orientale. Ieri a mezzogiorno l’intera Europa, Umbria compresa, si è fermata per tre minuti in memoria delle vittime, come in uno spirituale pellegrinaggio verso quelle terre. Questa volta è l’Occidente che va verso Oriente; il cammino inverso che fecero i Magi i quali – nota l’evangelista – venivano dall’Oriente ad adorare il Bambino che era nato. Per quei magi si trattava del viaggio della loro vita, quello che avrebbe dato senso al loro futuro. Infatti, dopo aver visto il Bambino e aver portato a lui i doni, non fu più come prima. Credo che anche l’umanità oggi, dopo tale drammatico evento, debba guardare il suo futuro in altro modo. Abbiamo visto la forza distruttrice che male dagli abissi e che non fa distinzione né di paese né di civiltà, né di età né di cultura: distrugge senza pietà alcuna tutto quel che ha davanti. È davvero l’immagine del diluvio universale abbattutosi sulla terra. C’è una forza cieca del male che non sappiamo spiegare e che comunque non possiamo affrontare da soli. Questa tragedia, forse in maniera più radicale di quella dell’11 settembre, chiede a tutti un urgente ripensamento del modo di vivere e di abitare la terra. Gli interrogativi di questi giorni sono molteplici, da quelli religiosi, a quelli politici, sociali, scientifici, e così oltre. Vorrei fermarmi solo su due brevi riflessioni.
La prima riguarda l’aspetto religioso. Di fronte a eventi di tale natura bisogna affermare con decisione che non si tratta di una punizione di Dio. Il Male è un mistero che esiste e che comunque non è generato da Dio: questa è la risposta della fede cristiana. Il Vangelo del Natale è chiaro in tale senso: Dio, per non abbandonarci alle forze cieche del male, è sceso lui stesso sulla terra. È venuto per starci ancor più vicino, se possibile, per combattere con noi e per noi contro il male. Anche su di lui il male ha scatenato la sua forza distruttrice fino a portarlo sulla croce. Ma Gesù lo ha vinto risorgendo. Questo nucleo centrale della fede cristiana è nascosto in quel Bambino di Betlemme che, non a caso, dalla sua nascita a diviso la storia in due, in prima e dopo Cristo.
La seconda riflessione riguarda gli uomini. Non c’è dubbio che da questo diluvio universale è nata una nuova colomba di pace: ossia la straordinaria solidarietà mondiale che sta unendo i paesi del mondo intero. È più chiaro per tutti che non si può più vivere isolati gli uni dagli altri. In questi ultimi anni è stato facile guardare al proprio particolare, pensare ai propri interessi, a quelli della propria area o della propria civiltà. Oggi ci accorgiamo che questo non è più possibile. Questa tragedia ci mostra che stiamo tutti sulla stessa “piccola” terra (una volta si diceva sulla stessa barca). Fino a ieri nessuno parlava dei 60 mila morti nello Sri Lanka. Oggi, la presenza di morti del mondo intero in quell’area, ci apre gli occhi, il cuore e anche la mente su queste terre. L’immensa sciagura avvenuta ci fa capire che l’uomo è chiamato ad un destino universale, che ogni situazione di ingiustizia, in qualsiasi parte del mondo avvenga, lo riguarda personalmente, gli appartiene direttamente.
 Oggi possiamo avere una nuova coscienza, quella di appartenere al mondo intero. È ovvio che se volgiamo unirci non solo di fronte ai morti, dobbiamo raccoglierci perché tutti possano vivere con una maggiore solidarietà. Questa coscienza sta nascendo. A tutti – l’Umbria, per quel che mi è dato conoscere, sta rispondendo con generosa intelligenza – il compito di farla crescere.