Festività del battesimo di Gesù

Festività del battesimo di Gesù

Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci porta sulle rive del Giordano quando Gesù ricevette il battesimo da Giovanni. In quel momento, scrive Matteo, si aprirono i cieli e una voce rivolta verso Gesù disse: “Questi è il mio figlio diletto”. Care sorelle e cari fratelli, vorrei dire che noi in certo modo siamo partecipi di questa scena, anche per noi si sono aperti i cieli nel giorno del nostro Battesimo e una voce ha detto per noi, per me, per te: “Questi è il mio figlio diletto”. Sì, ciascuno di noi è un figlio diletto del Signore. E lo siamo non per i nostri meriti, ma perché il Signore ci ama in modo del tutto gratuito. Sì, nessuno di noi ha meritato il battesimo. Credo che quasi tutti tra noi l’abbiamo ricevuto da bambini, quando non eravamo ancora capaci né di parlare né di capire. E’ vero che nella prima Chiesa veniva amministrato solo agli adulti; ma poi prevalse l’usanza di battezzare i bambini. Si continua ancora a discutere se non sia più opportuno tornare a ricevere il Battesimo in età adulta, in modo da essere consapevoli della scelta che si sta facendo. Credo che conti poco, in verità, la questione dell’età. Il Battesimo infatti è anzitutto un dono che ci vien dato e che precede la nostra scelta. Quindi, essere adulti o bambini, poco importa, perché non dipende anzitutto da noi; è una grazia dataci da Dio. E’ il Signore che rende partecipi della sua famiglia. La famiglia non si sceglie; siamo anzitutto accolti. Ecco perché non è possibile autobattezzarsi. Il Battesimo lo si riceve sempre da un altro. E’ stato così persino per Gesù. Egli ha avuto bisogno di Giovanni per essere battezzato. E quando il Battista si scherniva dicendo: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?”, ha dovuto ugualmente amministrarlo. Quando perciò si amministra il battesimo ad un bambino, appare con chiarezza che si tratta di una grazia, di un dono, che non dipende minimamente da noi. E’ il Signore che sceglie noi, prima che noi scegliamo Lui. Egli ci ama non per i nostri meriti, non per le nostre opere, non per le piccole o grandi realizzazioni che possiamo presentare e di cui possiamo gloriarci. No, la famiglia di Dio non è meritocratica, non segue le leggi di questo mondo ove si vale per le opere che si fanno, per quel che si produce, per quello che si realizza. Nella famiglia del Signore si vale solo perché Dio ci ama. Quando da bambini siamo stati portati al fonte battesimale non avevamo nulla, forse solo un pò di pianto. Ma Dio ci aveva già scelti e amati, molto tempo prima di quanto ce ne siamo resi conto. E l’amore di Dio per noi non termina mai. E’ eterno. Ecco perché il Battesimo non si può ripetere; è una parola d’amore eterno di Dio su di noi. Il Battesimo perciò è il dono di libertà: siamo liberati dalla schiavitù di essere necessariamente bravi, di dover per forza presentare delle opere, di dover mostrare qualità particolari, di dover esibire realizzazioni. Il Battesimo ci libera da tutto per donarci la libertà di essere figli. E quando uno è figlio lo è per sempre. Dio non lo dimentica: noi siamo suoi per sempre; unti con l’olio, abbiamo ricevuto il sigillo di Dio sulla fronte e nell’anima. “Se anche tuo padre e tua madre ti dimenticheranno; Io, dice il Signore, non mi dimenticherò mai di te”. Siamo noi ad aver dimenticato questa fondamentale verità della vita cristiana. Ebbene. oggi, la santa liturgia, ce la ricorda, perché possiamo gioire di questo gratuito amore di Dio. Dobbiamo tornare al nostro Battesimo, ricordare questo primo passo della nostra vita, e ringraziare il Signore di averci amati e accolti. Sì, ringraziare anzitutto. Stare qui, in questa cattedrale, è un dono. E se è un dono, il primo nostro sentimento non può essere che quello della riconoscenza e del ringraziamento. Questa Messa è il ringraziamento al Signore per averci scelti e amati. Purtroppo la mentalità di questo mondo, di cui siamo e ci sentiamo figli forse più di quanto ci sentiamo figli di Dio, ci spinge a dimenticare la riconoscenza verso il Signore. Questa dimenticanza ci rende più tristi, perché non ci fa gioire della libertà che ci è data; siamo liberi dalla schiavitù di noi stessi e di questo mondo; siamo liberi di restare bambini nel cuore, ossia dipendenti dal Vangelo e dall’amore; siamo liberi di essere finalmente generosi; liberi di non sentirci mai orfani; liberi dall’arroganza, dall’odio. Durante i giorni del Natale ci è stato chiesto di rinascere, di tornare bambini, di sentirci figli di Dio. Oggi, i cieli che si aprirono ancora sulle sponde del Nera, su di noi, sui figli di questa città, e sentiamo dirci: “Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”. Sì, il Signore si compiace di noi; nonostante la nostra miseria e il nostro peccato. Oggi, a tutti noi tornati come bambini in questa cattedrale, non vengono chieste anzitutto le nostre opere o le nostre realizzazioni; ci viene chiesto il cuore, un cuore che sa dire al Signore: “Ti voglio bene”.