Festa di San Giovanni Bosco

Festa di San Giovanni Bosco

Cari padri salesiani, care sorelle e cari fratelli,


 


le parole dell’apostolo Paolo che abbiamo ascoltato: “Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto, rallegratevi”, sottolineano bene la festa di oggi e dei giorni prossimi, con la quale vogliamo ricordare San Giovanni Bosco. E’ stato certamente un grande dono del Signore alla Chiesa. E questa nostra città di Terni si inserisce nella lunghissima catena di città che in ogni parte del mondo cercano di vivere quella tensione spirituale ed educativa che fecero di don Bosco uno dei più singolari testimoni del Vangelo della fine del secondo millennio. Non è questo il momento per ricordare i tempi nei quali è vissuto don Bosco e le difficoltà che ha dovuto affrontare. Ma la sua passione evangelica lo spingeva ad affrontare con audacia e coraggio i problemi che emergevano dalla società del suo tempo. Tra tutti si imponeva la tragedia dell’abbandono dei ragazzi e dei giovani. Essi venivano barbaramente sfruttati nelle officine e nelle fabbriche. Il lavoro minorile era una delle tragedie della società europea dell’epoca che avanzava sulla via dell’industrializzazione. E scarsa era la coscienza della società civile di fronte a questo drammatico sfruttamento. E fiacca era la tensione verso i giovani della stessa comunità ecclesiale presa, in quegli anni, dai problemi politici e culturali relativi al rapporto tra Chiesa e Stato. Don Bosco, in questo contesto, prese una nuova strada, non restò impigliato nelle polemiche e nei dibattiti. Fin da giovane sacerdote, anzi già da ragazzo, si impegnò immediatamente sulla frontiera disattesa dell’educazione e della salvezza dei giovani. Non aspettò indicazioni dal parroco, non fece corsi particolari di aggiornamento pedagogico e neppure attese che gli fossero date istruzioni dai vari responsabili. Fu il Vangelo stesso a suggerirgli l’amore per i più piccoli e per i più poveri. Era ancora ragazzo quando iniziò a radunare i suoi coetanei facendoli giocare e pregare. Sì, fu il Vangelo il suo primo e più autorevole maestro. E’ dal Vangelo, possiamo dire, che don Bosco capì la centralità dei giovani nella pastorale della Chiesa. Basta infatti aprire le pagine di questo piccolo libro per comprendere il fuoco deposto nel cuore di chi lo ascolta. Abbiamo ascoltato la pagina evangelica di Matteo. Gli apostoli stanno discutendo tra loro su chi sia il più grande. Non ci meravigliamo, care sorelle e cari fratelli, di questa scena. Anche noi la conosciamo bene. Quante volte ci accade di discutere per rivendicare posti e attenzioni, interessi e posizioni! E quante volte ci inquietiamo tra noi per affermare noi stessi, le nostre opinioni, le nostre tradizioni! Mentre accade questo, Gesù prende un bambino e lo pone in mezzo e dice ai discepoli: “Se non vi convertirete e non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli”. Sì, al centro della nostra attenzione non deve essere la preoccupazione per noi stessi, ma i piccoli, i deboli, i poveri. Essi debbono stare al centro della nostra vita e anche della nostra comunità cristiana. Sia perché dobbiamo amarli, aiutarli, sostenerli, farli crescere alla scuola del Vangelo ,  sia perché ci insegnano come essere davanti a Dio, appunto, come figli, come bambini.


Davvero potremmo dire che in lui soffiò forte lo Spirito di Dio.  Egli accolse lo spirito del profeta…


Quanti qui a Terni hanno pregato in questa chiesa di San Francesco, aiutati dai padri salesiani! E quanti ragazzi e giovani hanno partecipato alle diverse attività dell’oratorio! Davvero dobbiamo ringraziare il Signore. E lo facciamo di cuore, ricordando anche i numerosi sacerdoti che hanno servito questa parrocchia.