Festa della promessa 2001

Festa della promessa

Care sorelle e cari fratelli, carissimi fidanzati che siete venuti in questo santuario di San Valentino per presentare al Signore la promessa del vostro amore,


è una gioia ed una grazia poter essere raccolti in questo santo giorno attorno al Signore, accompagnati dalla testimonianza di questo antico vescovo e martire. Non conosciamo molto della sua vita e delle sue opere, eppure quel poco che è giunto sino a noi è pieno di essenzialità. Certo, stiamo correndo il rischio che una mentalità troppo facilona scolori la memoria di San Valentino e affoghi la sua testimonianza in un mare di consumismo. E così ne perdiamo il valore, con un danno per tutti. Noi abbiamo bisogno di un Valentino forte, appassionato, non sdolcinato e caramelloso, e quindi inutile.


Care sorelle e cari fratelli, Valentino, anche dalle poche testimonianze che abbiamo, appare come un uomo di grande statura e di altissimi ideali. Sì, l’amore sta al centro della sua vita e del suo messaggio. E possiamo perciò venerarlo come il protettore di chi si innamora, di chi si lascia prendere dal cuore, di chi va dove il cuore lo guida. Valentino è stato un uomo che ha amato molto. Potremmo dire che si è a tal punto innamorato, da dare la sua vita per gli amici. Sì, l’amore di Valentino è di quella specie di cui parla il Vangelo: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Valentino non ha messo se stesso al centro della sua vita, come in genere facciamo noi. Non ha preteso cioè che tutto girasse attorno a lui, come è normale che accada in casa e fuori. Egli ha considerato l’amore per il Signore e l’amore per gli altri al di sopra dell’amore per se stesso. Per questo la sua testimonianza parla ancora oggi. E noi non vogliamo svilirla, non volgiamo scolorire l’amore che Valentino ha vissuto. Il suo messaggio, ancora dopo tanti secoli, viene a fronteggiare e a far arretrare la cultura dell’amore per se stessi. La gran parte della gente, compresi noi, spesso pensiamo solo a noi stessi, amiamo solo noi stessi. E  questa legge appare sempre più la prima e fondamentale legge di questo mondo.


Ebbene, Valentino, seguendo l’esempio del suo Signore, si oppose a questa logica dell’amore solo per sé. Egli fu un vescovo appassionato del Vangelo e un cristiano che fece dell’amore per i poveri e per i malati la prima legge della sua vita. Metteva così in pratica quanto abbiamo ascoltato dal profeta Isaia: il vero amore e il vero digiuno consiste nel “dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri senza tetto e nel vestire chi è nudo”. E potremmo continuare con l’immagine del profeta: tu sarai come un giardino, voi sarete come un giardino. Quel giardino che Valentino curava e da cui coglieva le rose per donarle. Ebbene, fu proprio questo amore per gli altri che il Signore gli aveva donato a spingerlo ad aiutare due giovani a sposarsi. Si narra che un cavaliere pagano e una ragazza cristiana di Terni si erano innamorati e volevano sposarsi. Ma le difficoltà che si frapponevano tra loro, anche perché erano di religione diversa, erano enormi. Ebbene Valentino li aiutò a superarle e finalmente si sposarono. La leggenda aggiunge che il marito si battezzò, ma la donna cadde malata. Il marito chiese di non separarsi da lei. E si trovarono uniti anche nella morte. E’ una vicenda che ci fa riflettere sulla forza dell’amore. Una forza che fa superare ogni ostacolo. Per questo l’amore è anche bello. L’amore avvolge, sostiene, consola, conforta, guarisce. L’amore è tenerezza per chi è vicino e per chi è lontano. L’amore è passione per tutti e particolarmente per i più deboli. L’amore è alleanza per un mondo più umano e più felice per tutti. L’amore, care sorelle e cari fratelli fidanzati, è così prezioso che voi oggi, a ragione, volete metterlo sotto la protezione di Dio. Anzi, voi, venendo qui e mettendovi alla presenza di Dio aprite il vostro cuore perché egli li riempia ancor più abbondantemente del suo amore. Abbiamo ascoltato l’apostolo Paolo: “Fratelli, poiché siete figli di Dio, amati da lui, camminate nell’amore, prendendo esempio da Cristo, il quale vi ha amati fino a dare la vita per noi”. Cari amici ecco di quale amore abbiamo bisogno noi, di quale amore ha bisogno il mondo.


Oggi, voi chiedete la benedizione di Dio sulla vostra promessa di amore. Cosa vuol dire? Che volete camminare sulla via dell’amore, ossia che volete continuare a volervi bene. Ve l’ho detto già ieri sera nel nostro incontro: la felicità sta solo nell’amore. Nella solitudine e nell’egoismo c’è sempre tristezza. E ricordiamoci bene che la via vera dell’amore è quella di Gesù. Egli ha amato fino in fondo, e ha amato tutti, piccoli e grandi, uomini e donne, giovani e anziani. Ha gioito e ha pianto con i suoi amici, con coloro che amava. Se aveva una preferenza nell’amore, questa era per i malati e per i deboli. Ma questa preferenza è la prova del nove dell’amore vero. Per questo ascoltiamo Paolo che ci ripete: “Prendete esempio da lui”. Sì, Gesù è l’esempio di come si ama e di come dobbiamo amarci.


Per questo oggi voglio darvi come dono il Vangelo. E’ un libro piccolo, ma è la cosa più preziosa che la Chiesa ha. E’ la cosa più preziosa che un vescovo può consegnare, e che può dare a voi che siete in cammino verso il matrimonio. Vorrei dirvi ancor più: questo libro è la lettera d’amore di Dio per voi. Sì, il Signore Iddio si è innamorato di voi. Per questo può dirci: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”. Il Vangelo insegna ad innamorarsi, a non vivere stancamente, a non vivere solo per se stessi. Il Vangelo apre il cuore, insegna l’amore, spinge al rispetto, educa al perdono, porta guarigione, suscita speranza. E il Vangelo protegge tutta la vita. Consegnandovi questo piccolo libro, metto sotto la protezione del Vangelo il vostro amore e la vostra vita. Lasciatevi guidare. Leggetelo, da soli e assieme. Vi assicuro: mentre lo leggete immetterete nel vostro cuore una grande riserva d’amore. Anzi, diventerete sorgente d’amore. Da queste pagine, infatti, sentirete sempre dirvi: “Amatevi gli uni gli altri”. Mai da esse sgorgherà una parola di odio o di tristezza. Permettetemi di immaginare il Vangelo come una sorta di “Cascata delle Marmore”, una continua “cascata d’amore”. Il Vangelo sia la fonte inesauribile del vostro amore.