“Essere soli è un inferno. E’ crudele una società che non aiuta chi soffre”

Eutanasia, intervista del Corriere della sera


di Andrea Garibaldi


 


Monsignor Paglia ha visto sul Corriere di ieri la foto di Piergiorgio Welby a letto e  ha visto sulla parete della camera un crocifisso dorato. Monsignor Paglia è vescovo di Terni e presidente della Commissione dei vescovi per l’ecumenismo e il dialogo tra le religioni.


 


Monsignore, lei ha visto. Cosa ha pensato?



“C’è un legame tra quella crocee quel letto. Due sofferenze legate. Mi ha colpito la vicinanza. Per me, credente, Dio stesso è crocifisso su  quella croce. C’è un legame reale fra Dio e la sofferenza degli uomini”.


 


Non è stato Piergiorgio a mettere il crocifisso…


 


“Il dolore di Piergiorgio è stato accolto in questo mistero drammatico del male. Chi gli sta più vicino è proprio quel crocifisso che porta dentro di sé poche parole, le parole del Vangelo. E che comprende, in maniera diretta. Piergiorgio e Cristo non sono vicini per caso”.


 


Perché?


 


“E’il mistero della croce… La vicinanza della croce al letto di Piergiorgio è di una incredibile eloquenza. La mia tentazione forte è di non andare oltre, di tacere su questa vicenda”.


 


Tacere?


 


“Gesù sulla  croce pronuncia  parole drammatiche, si rivolge al Padre e chiede: “Perché mi hai abbandonato?”. Parole come queste escono dalla bocca di chi vive una situazione analoga e ciò mi fa crescere l’attenzione e il contatto silenzioso nei confronti di Piergiorgio”.


 


Ma secondo la Chiesa nulla  si può fare per i malati come Piergiorgio?


 


“Può e deve crescere l’amore e la vicinanza e si può – anzi si deve – alleviare il dolore. La scienza deve impegnarsi al massimo per questo”.


 


E l’accanimento terapeutico ha senso?


 


“L’accanimento terapeutico è lontano dal mistero della croce e dal mistero del dolore. Risponde aduna sorta di volontà di potenza,di dominio. Certo, è difficile stabilire dove cominci l’accanimento. Ma si deve evitare anche l’opposto dell’accanimento,cioè l’eutanasia, che è volere e potere sulla vita e sulla morte”.


 


E’ il Parlamento che deve occuparsi di queste materie?


 


“Non entro in questo problema. Penso però che la domanda di fondo, la domanda anche su cosa voglia dire la vera dignità di una persona, risieda tutta intera nella realtà dei legami d’amore, di compagnia, di affetto,di solidarietà profonda. Mai la dignità di qualcuno è slegata dall’amore per l’altro, mai una persona è concepibile senza le persone che la amano”.


 


Piergiorgio non sembra una persona sola.


 


“Non sto parlando di lui, ora. Dico che molti drammi accadono perché si viene lasciati soli. E nella solitudine si tocca l’inferno. La solitudine è l’abisso, il vuoto,l’amarezza, l’illogicità. Da ognuno di noi sale prepotente,e a volte anche male espressa, una domanda di aiuto. Essa va raccolta e compresa. E riempita di preghiera, per chi ci crede”.


 


L’antidoto all’eutanasia è l’amore?


 


“In una società di persone sempre più sole è più facile chiedere la morte. Anche una famiglia attorno a un letto può sentirsi sola. Talora si crede di dar voce alle scelte individuali libere, masi benedice una società che crea solitudine”.


 


Alcuni uomini di Chiesa hanno parlato di comprensione  evangelica per chi compie atti di eutanasia…


 


“La tradizione cristiana è molto chiara. L’unica ‘finestra’ nella quale l’amore per gli altri supera quello per sé stesso è  nella figura del credente che dà la propria vita per salvare quella degli altri.Mai viceversa. Attenzione a non investire di pietà ciò che in verità è solo amarezza e rassegnazione. Sarebbe invece importante comprendere la gravità e le crepe di una cultura che con incredibile facilità arriva a parlare di eutanasia. Perfino assimilandola al suicidio”.


 


Chi è laico dice: non vogliamo imporre l’eutanasia a nessuno…


 


“Dobbiamo recuperare, e velocemente, il valore anche politico dell’amore e della compassione.  Perché il rischio è scivolare lentamente, senza accorgersene, verso una società che non sapendo amare e lasciando gli uomini soli, diventa di fatto crudele”.


 


www.corriere.it