Editoriale per Il Giornale dell’Umbria

San Valentino - editoriale per Il Giornale dell'Umbria

Anche quest’anno la festa di San Valentino cade in un momento particolarmente difficile per la città di Terni, e il rapporto che c’è tra le acciaierie e la città non può che toccare anche il rapporto stesso che la città ha con il suo patrono. La tradizione di avere un patrono affonda le radici nella profondità del cuore della vita di una comunità cittadina e indica il bisogno che non solo ogni persona, ma anche l’intera città ha di essere protetta. E il dramma che oggi vive Terni deve farci riscoprire il senso di una protezione che dia speranza per il futuro.


Per questo credo che la vicenda delle acciaierie tocchi il cuore stesso della città. San Valentino quest’anno fa sentire la robustezza della sua presenza. Essere il santo dell’amore significa essere il santo di una cultura di solidarietà, di una cultura di dedizione comune, di affetto, di rafforzamento dell’amicizia.


In questa vicenda si è manifestata una straordinaria solidarietà: potremmo anche dire che per certi versi la città ha come ritrovato un cuore che ha battuto all’unisono, ed è significativo che lo abbia fatto a partire dalla  parte ferita: ci siamo tutti stretti accanto a chi sta vedendo minacciato il proprio futuro e il proprio lavoro, e questo, a mio avviso, è una grande lezione di vita. La città ritrova sé stessa quando è capace di raccogliersi attorno a quella parte di sé che vive con maggiore debolezza, ma anche quando sa aprirsi, come ha fatto nella circostanza tragica del maremoto in sud est asiatico. Un’occasione in cui Terni ha dimostrato una straordinaria generosità e una capacità di allargare i confini del proprio cuore, fino ad arrivare all’altro capo del mondo, per dare un sostegno concreto con un gran numero di attività e iniziative.


D’altra parte, oggi più che mai sappiamo quanto il nostro destino sia strettamente legato a quello del resto del mondo, non dobbiamo e non possiamo lasciarci tentare dal chiuderci in noi stessi, né come individui né come città, né come regione.


D’altra parte sappiamo bene che anche questo momento difficile che l’industria ternana sta vivendo non è slegato dalla congiuntura internazionale, anzi, direi che nella vicenda delle acciaierie di Terni si declina uno dei problemi che coinvolgono l’intero assetto economico del pianeta: la tensione che può nascere tra la globalizzazione del mercato e la realtà locale dove è impiantata la fabbrica.


In questo senso possiamo anche collegare questa dimensione universale all’amore che san Valentino rappresenta, proprio perché la solidarietà non può essere declinata a livello solo cittadino, regionale o nazionale, ma va vissuta a cerchi concentrici: è locale, ma anche regionale, nazionale, europea e universale e san Valentino può esserci patrono anche in questo senso.


E’ significativo che questa crisi sia esplosa nel mese valentiniano del 2004, e si sia riacutizzata un anno dopo, ancora nel mese di San Valentino.


E non può essere un caso la consegna del Premio San Valentino agli operai lo scorso anno, e al Presidente della Banca Mondiale quest’anno. A chi rischia di restare schiacciato da un sistema che insegue solo il profitto, e a chi in qualche modo vigila e si adopera perché l’economia non perda l’etica: questi due premi, ad un anno di distanza, stanno ad indicare un collegamento che si iscrive in una prospettiva che parte da Terni e  raggiunge tutto il mondo.


Ma è anche una prospettiva che a mio parere deve aiutare ognuno di noi e l’intera città a pensarsi in una maniera nuova: mentre Terni difende con determinazione, dignità e grande sapienza l’occupazione, deve essere in grado di trovare nuove forme di sviluppo, nuove modalità di occupazione, nuove prospettive, nuova crescita sia industriale che culturale, perché il futuro di Terni se per un verso è legato alle acciaierie per l’altro non può essere schiacciato su di esse. Ecco perché quest’occasione che è stata drammatica e non è ancora finita, deve spingere tutti a un’attitudine più creativa, più generosa e più audace per pensare il futuro della città. Questo richiede certamente una classe dirigente rinnovata, un rinnovato slancio, ma richiede altresì una nuova cultura in tutti, a partire dalle scuole, per coinvolgere  le università e le altre forme culturali presenti nel nostro territorio. Credo che lo stesso san Valentino ci è maestro in questo: non si è fermato a Terni, pur vivendo qui e volendo bene alla sua città ha saputo andare nelle zone vicine perché ogni tensione creativa distrugge il muro della chiusura, del provincialismo, del proprio interesse individuale. Terni deve ritrovare la sua compattezza e assieme una sua creatività, una sua audacia nel pensare il proprio futuro.