Cresime a San Francesco

Cresime a San Francesco

Care sorelle e cari fratelli,


 


in questa celebrazione, durante la quale alcuni fratelli e sorelle più giovani riceveranno il sacramento della Cresima, il Signore torna a parlarci. E la sua parola, che abbiamo circondato con il canto dell’alleluia e con l’incenso, è davvero importante per la nostra vita. Dobbiamo perciò custodirla e meditarla con attenzione. E’ facile distrarsi e quindi non cogliere la ricchezza di questa parola. L’evangelista Luca, forse preoccupato della facilità con cui i suoi ascoltatori si distraevano, inizia il brano evangelico di oggi, con una premessa ben precisa: “Gesù disse questa parabola per alcuni che presumevano di essere giusti e disprezzavano gli altri”. E’ come se Gesù venisse oggi qui in questa chiesa di San Francesco e parlasse per quelli tra noi che presumono di essere giusti e disprezzano gli altri.


La prima riflessione che mi viene in mente è che, in verità, tutti noi pensiamo di essere a posto. Chi di noi, infatti, non ha una buona considerazione di sé? E chi di noi facilmente non disprezza gli altri? Credo che tutti ci sentiamo più o meno a posto con la coscienza; e se qualcosa ci angustia, facciamo presto a cacciarla via, o comunque cerchiamo subito una giustificazione. Quante volte, di fronte ad una evidente mancanza, per scusarci, diciamo: “ma non l’ho fatto apposta!…Non ci ho pensato!” Nella nostra vita, tutti siamo molto comprensivi con noi stessi e, di conseguenza, aggiunge Gesù, severissimi vero gli altri; pronti a puntare il dito per accusarli. Questa pagina evangelica davvero ci tocca da vicino, perché in tanti ci sentiamo a posto. Se il mondo fosse come quel tempio di cui parla la parabola, staremmo tutti davanti, in piedi, a sbrodolarci di lodi. Appunto come quel fariseo, il quale, peraltro, forse ben più di noi, può vantare una vita esemplare: andava al tempio, si metteva davanti e non indietro, stava attento e in silenzio, faceva l’elemosina e digiunava. Insomma sembrava a posto in tutto. Ma è talmente pieno di sé, che nel suo cuore non c’è posto per la pietà. A Dio presenta il conto delle sue pratiche per vantare diritti, e verso quel pubblicano ha solo parole di disprezzo. E’ un uomo senza pietà, che non sa stare né davanti a Dio né davanti agli altri. Il suo volto indurito svela peraltro un cuore triste, non felice. Se ne andò dal tempio, come quel giovane ricco del Vangelo, con il volto triste. Quel pubblicano, invece, che stava in fondo e chiedeva perdono, se ne uscì dal tempio perdonato, più leggero, più felice, riconciliato con Dio e con gli altri.


Care sorelle e cari fratelli, il Vangelo di oggi vuole insegnarci come stare davanti a Dio e quindi come vivere tra gli uomini. Non ce lo dice solo a parole, cerca anche di farcelo vivere concretamente. Guardate la liturgia della domenica, quella che stiamo celebrando. Ne abbiamo parlato al convegno diocesano e ne parlerete anche qui nella vostra parrocchia. Quali sono le parole che ci fa dire appena inizia? Sono quelle del fariseo o non piuttosto quelle del pubblicano? Non abbiamo forse cantato all’inizio: “Signore, pietà!” Sì, la Messa ci aiuta ad essere come quel pubblicano, ci fa chiedere il perdono, ci fa invocare l’amore, ci fa stendere la mano per ricevere tutto da Dio. Abbiamo bisogno del Signore. Senza di lui rendiamo triste la nostra vita e quella degli altri. Abbiamo bisogno del dono del suo amore, perché solo il Signore sa insegnare ad amare e a voler bene.


E il sacramento della Cresima che oggi voi ricevete, care sorelle e cari fratelli più giovani, vuol dire esattamente questo: voi oggi ricevete lo Spirito Santo. L’amore di Dio viene riversato su di voi, un po’ come quell’olio che vi viene sparso sulla fronte. Aprite perciò il vostro cuore, state attenti a al Signore che si avvicina a voi. Nella preghiera che diremo tra poco si parla dei sette santi doni che il Signore vi da: il dono della sapienza, dell’intelletto, del consiglio, della fortezza, della scienza, della pietà, del timore di Dio. Sono diversi nomi per dire una cosa sola, appunto, l’amore di Dio. E perché quasi possiate sentirlo fisicamente questo amore vi saranno poste le mani sul vostro capo, mentre voi vi inchinerete. E’ come dire che Dio vi tiene le mani sulla testa per proteggervi e accompagnarvi sempre, in tutti i giorni della vostra vita. Ricordatevelo!


Ecco perché è oggi è un giorno bello per voi, un giorno di festa. E noi tutti vi siamo vicini con la preghiera e con l’affetto. A voi è chiesto di vivere questo momento con attenzione. E’ un momento importante per la vostra vita. State attenti e fate spazio dentro il vostro cuore al Signore. Egli viene per stringere un patto d’amore con voi, un patto di amicizia. Con il “rinuncio” che tra poco direte, manifestate la distanza dal fariseo, rinunciando appunto allo spirito dell’egoismo, dell’orgoglio, dell’amore solo per voi stessi.  E con la professione della fede dite il vostro amore al Signore. Ricordatevi di lui, ascoltate il Vangelo, frequentatelo, fatevi aiutare. Egli vi starà vicino e vi aiuterà.