Cresime a Derventa

Cresime a Derventa

Caro don Miro, caro don Mario, cari sacerdoti, cari fratelli e sorelle di Derventa,


 


sono felice di stare qui con voi, e ringrazio il cardinale Pulic che mi ha invitato a celebrare le cresime. E, ovviamente, grazie anche a don Miro. Lo scorso anno, don Miro mi aveva già parlato di voi quando venne per una celebrazione nella Cattedrale di Terni, e mi aveva riferito del dramma della guerra e delle sofferenze subite. Venendo qui a Derventa ho visto con i miei occhi le distruzioni che la guerra ha provocato e ho compreso le vostre sofferenze. La guerra porta sempre distruzione; distruzione delle case e soprattutto distruzione dei cuori. Ma è giunto il tempo della ricostruzione, della ricostruzione delle case e soprattutto della ricostruzione. La Diocesi di Terni, e altri amici, vi stanno accanto per aiutarvi. Non vogliamo lasciarvi soli nel ricostruire le case e nel far crescere l’amore tra i popoli. So bene che è un’opera difficile e faticosa. Ma è l’unica via per il futuro sia vostro che nostro. Sì, perché la vostra pace è la nostra pace. Le vostre case sono le nostre case. Il vostro futuro è il nostro futuro.


Abbiamo ascoltato dal Vangelo che Gesù mandò i discepoli due a due avanti a sé. Perché? Non era più logico mandarli uno ad uno e raddoppiare i luoghi ove annunciare il Vangelo? Un grande papa, Gregorio Magno, scrisse che Gesù mandò i discepoli due a due perché la loro prima predica, non fosse fatta di sole parole ma fosse soprattutto l’amore tra loro. L’amore vicendevole, infatti, è la prima testimonianza. Sì il Vangelo si predica anzitutto amandoci l’un l’altro. Ebbene, permettete che io immagini Derventa e Terni un po’ come due di quei discepoli mandati dal Signore ad annunciare il Vangelo in questa terra. Sì l’amore tra noi è la prima predica che dobbiamo fare qui a Derventa. Noi, oggi, annunciamo alla Bosnia che l’unica via per la pace e per la felicità è amarsi, è aiutarsi, è sostenersi vicendevolmente. Noi siamo qui per annunciare il Vangelo dell’amore a questa terra perché, finalmente, possa rifiorire.


Gesù sa bene che non è facile. Infatti dice ai discepoli: “Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”. Non è facile per un “agnello” far cambiare vita al “lupo”; non è facile cioè sconfiggere l’egoismo; non è facile distruggere l’dio. Eppure solo questa è la via per la pace. Se non distruggiamo l’odio la pace è impossibile. Anche se tacciono le armi, senza l’amore, è come vivere  in guerra. Solo l’amore infatti sconfigge l’odio e l’inimicizia e crea la pace vera. E il Vangelo ci manda a predicare l’amore di casa in casa dicendo: “Pace a questa casa”. Sì, c’è un grande bisogno di pace. Gesù dice ai discepoli che “la messe è molta”, ossia: “il mondo ha un grande bisogno di pace e di felicità”. E, con tristezza, Gesù aggiunge: “Ma gli operai sono pochi”. Sì, sono pochi gli operatori di pace. Troppa gente pensa solo ai propri interessi. Anche noi, in genere, pensiamo solo a noi stessi, o al massimo ai nostri parenti, ai nostri amici, al nostro gruppo. No, il Signore ci chiede di aprire il cuore a tutti per sentirci fratelli e sorelle. Noi non siamo più estranei. Anzi, vi posso dire che prima di essere italiano, sono vostro fratello e voi prima di essere bosniaci siete miei fratelli e mie sorelle. Sì, voi non siete più estranei alla nostra vita e alla vita della diocesi di Terni, Narni e Amelia. E siamo felici per questa fraternità che si è allargata. Voi avete aumentato la nostra gioia e la nostra felicità.


Ecco il senso dei battesimi e delle cresime che ora amministro. Questi due bambini sono battezzati nell’amore di Gesù, un amore che non conosce confini. Essi entrano a far parte della grande famiglia di Dio che sta a Derventa e a Terni, in Africa e in America. E la Cresima significa che voi, cari ragazzi e ragazze, ricevete lo Spirito Santo. E lo Spirito Santo caccia dai vostri cuori gli spiriti cattivi: ossia l’odio, l’inimicizia, la menzogna, la violenza, l’indifferenza. E vi rende forti, capaci di combattere ogni odio e ogni violenza.


Apriamo tutti il cuore al Signore e saremo forti. Sì, sconfiggeremo il male e costruiremo la pace. Anche noi sentiremo Gesù che ci dice: “Vedevo satana cadere dal cielo come la folgore”, ossia vedevo arretrare l’dio, la violenza, l’ingiustizia e la cattiveria. Tutti saremo più felici. La Bosnia sarà più felice, Derventa e Terni saranno più belle. Sì, perché se accogliamo l’amore del Signore saremo tutti un’unica famiglia. Lo distanza geografica non ci separerà perché saremo uniti dall’unico cielo che è l’amore di Dio. Per questo, care sorelle e cari fratelli, Gesù può dire: “Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”, ossia: siate contenti perché i vostri nomi sono scritti nel cielo di Dio. L’amore di Dio ci copre tutti, siamo un unica famiglia, tutti chiamati a vivere tra noi il suo amore e a testimoniarlo al mondo.