Corpus Domini

Corpus Domini

Care sorelle e cari fratelli,


 


anche noi questa sera, come i due discepoli di Emmaus, diciamo a Gesù: “Resta con noi, perché si fa sera…Resta con noi, poveri discepoli bisognosi di speranza; resta a Terni-Narni-Amelia, città bisognose di un futuro più sereno; resta accanto ai deboli bisognosi di forza; resta vicino ai soli bisognosi di amore; resta con dentro questo nostro mondo su cui grava ancora il buio della violenza e della guerra, dell’egoismo e della sopraffazione”. E il Signore, amico buono, non cammina oltre, non abbandona quelli che il Padre gli ha affidato, e continua a dire anche: “Ecco il mio corpo…Eccomi, sono qui, accanto a voi, accanto ad ogni uomo e ad ogni donna, con il mio corpo, con il mio stesso sangue…Non sono lontano”. Al termine della sua vita, mentre saliva al cielo, disse ai discepoli: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo”.


Davvero è un mistero della fede, come diciamo subito dopo la consacrazione. Ed è un mistero grande. Ma non perché sia una realtà incomprensibile con la ragione, bensì nel senso che è incomprensibile un amore così grande e così straordinario. La ragione umana non riesce a inventarsi una presenza così straordinaria. Gesù, con l’Eucarestia, non solo ci sta accanto, ci viene dentro, scende nel nostro cuore, diviene carne della nostra carne. E noi possiamo dirci con verità quasi fisica: “Siamo il corpo di Cristo”. Paolo lo dice espressamente: “Voi siete le membra di Cristo”. E’ un mistero d’amore che, seppure girassimo il mondo intero, o scrutassimo tutta la sapienza umana, non riusciremmo a trovarne uno analogo. Come allora non  commuoversi? Come non restare affascinati e colpiti da un amore così grande per noi? E quel che appare ancor più incomprensibile è che Gesù non ci chiede nulla in cambio. Egli neppure condiziona la sua presenza alla nostra accoglienza. Lo sappiamo bene, ci viene insegnato fin da bambini: ogni volta che nella santa liturgia il pane e il vino vengono consacrati, Gesù viene in mezzo a noi. E non importa se noi ci siamo o no (e tante volte non ci siamo, preferendo i nostri comodi all’incontro con un uomo che non cessa di amarci sino a morire!). Pensate, a Terni solo 15 persone su cento vanno a Messa la domenica. E Gesù viene ugualmente anche se queste 15 persone sono distratte, e si accorgono poco di quel che sta accadendo durante la Messa (quante volte siamo distratti e svagati!). Gesù viene ugualmente in mezzo a noi. Quale amore!


E lasciate che paragoni il miracolo della moltiplicazione dei pani alla domenica della nostra diocesi. In questo tempo siamo tutti impegnati a riflettere sulla Messa; non tanto per renderla un rito più scorrevole, ma perché sia sempre più l’esperienza sconvolgente dell’incontro con Gesù. Appunto, come dice il Vangelo a proposito di quella folla: “In quel tempo – scrive Luca – Gesù prese a parlare  alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure”. Anche in questo tempo, in questi nostri giorni, abbiamo bisogno di radunarci attorno al Signore, per incontrarlo, per sentirlo parlare. Ed egli dopo aver parlato ci fa sedere a gruppi. Non potremmo vedere in questi gruppi le tante nostre assemblee della domenica? Non potremmo somigliare questi gruppi alle nostre parrocchie? Ebbene, ogni domenica Gesù prende il pane, alza gli occhi al cielo, lo benedice e lo dà ai discepoli perché lo distribuiscano. Sì, ogni domenica si ripete il miracolo anche qui a Terni, Narni, Amelia. E tutti noi possiamo saziarci dell’amore di Dio e riprendere il cammino della settimana.


Oggi, con la processione del Corpus Domini, vogliamo come imparare da lui a camminare per le strade della nostra città. Sì, vivere come lui viveva, camminare come lui camminava, amare come lui amava, guardare come lui guardava, soccorrere come lui soccorreva, consolare come lui consolava. Penso che questo possano significare quelle “dodici ceste” piene di pani avanzati. Sì, dopo la celebrazione della Santa Messa noi usciamo non a mani vuote, ma piene d’amore per tutti.


 


 


 


 


Care sorelle e cari fratelli, mentre sostiamo in questa piazza, tornano ancora una volta le parole semplici dei due discepoli di Emmaus: “Resta con noi, perché si fa sera”. Sì, resta con noi Signore, perché questo giorno è ormai terminato, e noi, la nostra città di Terni, abbiamo bisogno di te. Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna. “Resta con noi, Signore”. Ed egli resta. Resta la notte cala sulla nostra città. E tante sono le notti a Terni, Narni e Amelia. Sono le notti degli anziani lasciati soli: quei sei che in un mese hanno scelto di togliersi la vita; sono le notti delle ragazze sfruttate sulla strada, una piaga che tristemente segna il nostro territorio; sono le notti dei giovani e anche dei giovanissimi venduti come merce alla droga; sono le notti di chi non ha più speranza per il proprio futuro; sono le notti delle famiglie senza più amore. “Resta con noi, Signore. Resta, perché, con te, queste notti possono essere trasformate in aurora. Tu sei la luce che può vincere il buio. Tu che non hai risparmiato nulla di te stesso per metterti al servizio di tutti; tu che ancora oggi non hai dove posare il capo pur di starci dietro. Signore, tu solo hai per noi parole di vita”.


Questa sera Gesù traversa le nostre strade. E gli facciamo festa. Abbiamo bisogno di una persona così. Ne ha bisogno Terni e tutte le città e i paesi della nostra diocesi. C’è bisogno che egli continui a visitare le nostre piazze come faceva negli anni della sua vita terrena. Egli è l’unico capace di parlare alle persone tristi; l’unico in grado di accompagnare i giovani verso un nuovo futuro; l’unico che sa commuoversi sugli anziani abbandonati; l’unico che sa prendersi cura di noi uomini e donne adulti spesso abbrutiti dal lavoro; l’unico capace di consolare e confortare; l’unico che si fa carico del rischio di correggerci e che ci sprona alla creatività dell’amore.


Quest’Ostia, questo pane “spezzato”, non ha bisogno di moltiplicare le parole. Parla da sé. Quest’ostia contesta il nostro egoismo, il nostro modo gretto e avaro di vivere; contesta le attenzioni meticolose per il nostro corpo; contesta il nostro istinto a risparmiarci in tutto. Gesù non si risparmia. Ama senza porsi alcun limite.


Care sorelle e cari fratelli, questa sera Gesù ci insegna come camminare per le nostre strade, come guardarci intorno, come amare la gente che incontriamo. Ed egli ci aiuta ad accorgerci di un’altra processione: quella fatta di poveri, di deboli, di malati. Tutti costoro, sia che camminino nelle nostre strade o anche nascosti nelle pieghe della città, sono anch’essi il “corpus Domini”, il corpo di Cristo. Certo è processione troppo spesso misconosciuta quando non ostacolata. Ma per noi anch’essi sono il “corpo di Cristo”. Dal primo giugno abbiamo aperto la mensa per poveri. E’ un piccolo segno di questo amore del Signore che non conosce limiti. Questa mensa, come anche tutti i luoghi della carità, è altrettanto importante che le chiese. Sì, perché nei poveri è presente lo stesso corpo di Cristo che sta nei tabernacoli: in ambedue è realmente presente Gesù. Un grande vescovo, Giovanni Crisostomo, predicava così: “Se volete onorare il corpo di Cristo, non disdegnatelo quando è ignudo. Non onorate il Cristo eucaristico con paramenti di seta, mentre fuori del tempio trascurate quest’altro Cristo che è afflitto dal freddo e dalla nudità”. Questo santo vescovo di Costantinopoli, esiliato dalla sua città per la strenua difesa dei poveri, non teme di “identificare” poveri ed eucarestia. Sa bene che il Cristo non è diviso. E noi non vogliamo dividerlo. E per significare questa inseparabilità del corpo del Signore ho voluto che la mensa dei poveri sorgesse accanto alla cattedrale, quest’ultima luogo della preghiera e l’altra luogo della carità. Non possiamo pregare il Signore senza amare i più poveri.


Stringiamoci allora attorno all’unico “corpo di Cristo” e amiamolo. E anche noi ci sentiremo dire da Gesù stesso: “Avevo fame e mi hai dato da mangiare, avevo sete e mi hai dato da bere, ero nudo e mi hai vestito… entra nella gioia del tuo Signore”. Amen.