Corpus Domini – messa a San Francesco

Corpus Domini - messa a San Francesco

Care sorelle e cari fratelli,


il Vangelo ci riporta nel cenacolo e tra poco anche su questo altare si ripeterà quella stessa cena di Gesù. Non è che si fa un ricordo. No, si riattua quella stessa, identica, cena. Il grande vescovo, san Giovanni Crisostomo, diceva ai suoi fedeli: “Noi offriamo sempre il medesimo Agnello, e non uno oggi e domani un altro, ma sempre lo stesso. Per questa ragione il sacrificio è sempre uno solo”. Questo vuol dire che Gesù continua ad essere presente realmente in mezzo a noi, come quella sera con gli apostoli. Quando dice: “Questo è il mio corpo…Questo è il mio sangue”, vuol dire: “Questo sono io stesso”. Gesù è davvero presente nel pane e nel vino consacrati.
Care sorelle e cari fratelli, in un mondo in cui è difficile essere presenti davvero gli uni accanto agli altri – capita infatti che pur essendo vicini di fatto, spesso stiamo lontani mille miglia – questo mistero di Gesù presente realmente accanto a noi è più che salutare. E neppure potevamo immaginarcelo. L’Eucarestia è un atto d’amore inimmaginabile. Dio si è inventato di tutto pur di starci realmente vicino. Ecco perché la Chiesa da sempre conserva con cura le sconvolgenti parole della consacrazione sul pane e sul vino.
Giovanni Paolo II, con l’enciclica sull’Eucarestia, ha voluto riproporre la centralità dell’Eucarestia nella vita della Chiesa. Fin dalle prime parole scrive che la Chiesa vive dell’Eucarestia. E’ come dire che senza di essa, la Chiesa muore. In questi ultimi due anni molte volte anche noi abbiamo meditato questo mistero. L’ho detto spesso: “L’Eucarestia fa la Chiesa”. E’ l’Eucarestia che ci raduna assieme, che fa la parrocchia. Noi non stiamo insieme perché siamo i migliori di Terni; no, noi siamo peccatori come tutti, ma abbiamo ci raccogliamo attorno all’Eucarestia, siamo macinati e impastati fino a deventare anche noi un solo pane e un solo calice. Insomma, nell’assemblea accade quel che si realizza sull’altare. C’è l’ostia. Prima c’erano però i grani; sono stati raccolti e poi macinati assieme. Ne è venuta l’ostia; portata poi sull’altare viene resa “Corpus Domini” dallo Spirito Santo. E così con il vino. Prima erano tanti acini d’uva, poi sono stati vendemmiati, pigiati assieme e diventati vino; lo Spirito Santo lo fa diventare “Sanguis Domini”.
Ebbene, la stessa cosa accade a noi. Anche noi siamo come quei grani di frumento e quei chicchi d’uva sparsi nella città ciascuno per proprio conto. Veniamo però raccolti in chiesa e qui la Parola di Dio ci macina, ci corregge, ci vedemmia, sino a renderci appunto come una farina o come un vino. Eppoi ci mette dentro il forno e il fuoco dello Spirito ci cuoce. Ovviamente questo accade se noi ci lasciamo macinare assieme. Ma se qualcuno non ascolta il Vangelo, se qualcuno non si scambia la pace, se qualcuno non si lascia toccare il cuore, restiamo come i chicchi e i grani, tutti sparsi ciascuno per proprio conto. Ma se ci lasciamo macinare assieme e poi accogliamo nel nostro cuore il corpo e il sangue di Gesù noi diventiamo quel che mangiamo e beviamo, ossia corpo e sangue di Cristo. Sì, noi diventiamo  il “Corpus Domini”. La Chiesa infatti diviene Corpo di Cristo perché si nutre del pane e del calice.
Ecco perché ho voluto che nella nostra diocesi tutti facessimo la comunione sotto le due specie. Certo ci sono problemi e qualcuno a ragione li sottolinea: c’è chi si accosta distrattamente, c’è chi fa cadere le gocce del vino consacrato, c’è chi si affolla urtando gli altri pur di arrivare primo, e tante altri problemi. Ma ditemi! Possiamo, per pigrizia o per sbadataggine di alcuni, privarci di questo inestimabile dono della comunione con il pane della vita e il calice della salvezza? No! Io desidero che in questa chiesa diocesana tutti possiamo nutrirci con la ricchezza che il Signore ci dona. Non ha forse detto Gesù: prendete e mangiate, prendete e bevete? Ebbene, in questa Chiesa diocesana che il Signore mi ha affidato e che amo con tutto il cuore e con tutte le mie forze fino all’esagerazione, desidero che il Vangelo sia applicato alla lettera. Qualcuno vi chiede perché fate la comunione sotto le due specie? Rispondete: perché il vescovo vuole che obbediamo alla lettera alle parole di Gesù. Sono certo, infatti, che più obbediremo a Gesù più saremo come lui. Più ci nutriremo del pane e del vino e più diveteremo “Corpus Domini”. Ecco perché oggi il “Corpus Domini”, per noi di Terni-Narni-Amelia, acquista un tono più festoso e un impegno più alto: l’Eucarestia ci chiede di diventare a noi tutti il “Corpo di Cristo”, il “Corpus Domini”.